Processo

«Abbiamo utilizzato le tecniche che ci vengono insegnate»

I due agenti della Polizia comunale di Locarno respingono l’accusa di aver ecceduto con la forza durante il fermo di un anziano che nel marzo del 2020, oltre ad aver violato le norme anti-COVID, aveva sputato in faccia ad uno di loro
© CdT/Chiara Zocchetti
Spartaco De Bernardi
16.05.2023 11:25

«Abbiamo utilizzato le tecniche che ci vengono insegnate alla scuola di polizia, e che esercitiamo durante i corsi di formazione continua, per immobilizzare una persona non collaborativa». Respingono le accuse formulate nei loro confronti dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, il capo gruppo e l’agente della Polizia comunale di Locarno a processo di fronte alla Corte delle Assise correzionali presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti. Abuso d’autorità e lesioni semplici sono i capi d’imputazione dei quali devono rispondere e che i due, come detto, contestano al pari della pena di sei mesi sospesi proposta nei loro confronti dalla pp Borelli nei decreti d’accusa impugnati.

Capi d’imputazione che si riferiscono al fermo di un anziano avvenuto il 24 marzo 2020. Allora si era in piena emergenza COVID-19 e il capogruppo e l’agente intervennero poiché l’anziano – all’epoca dei fatti aveva 78 anni - era entrato in un supermercato di Locarno malgrado il divieto imposto agli over 65 di recarsi personalmente ad effettuare acquisti appena entrato in vigore. Una volta intercettato in via Luini, il 78.enne sputò in faccia all’agente. Quest’ultimo – «con una spinta vigorosa, ma controllata», ha affermato rispondendo alle domande della giudice – mise spalle al muro di un edificio l’anziano che poi venne atterrato dal capogruppo ed in seguito ammanettato.

«Non abbiamo fatto altro che mettere in pratica quanto appreso», hanno ribadito i due poliziotti. Sta di fatto che il 78.enne riportò la rottura di una costola. Da qui l’accusa di lesioni semplici ed abuso d’autorità formulata nei confronti del capogruppo, patrocinato dall’avvocato Danilo Margaroli, e dell’agente, difeso dall’avvocato Carlo Borradori. «Ci spiace per quanto capitato, ma se lui si fosse mostrato collaborativo tutto si sarebbe potuto svolgere nella calma. Non era evidentemente nostra intenzione procurargli delle lesioni», hanno ripetuto in aula i due poliziotti. Ora la parola passa alla procuratrice pubblica Chiara Borelli per la requisitoria.

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