La scuola di Verscio

Accademia Teatro Dimitri, cinquant'anni vissuti in crescendo

Il clown, nel 1975: «Ci sono tanti giovani che vorrebbero salire sul palcoscenico ma non sanno dove andare a sbattere la testa per imparare l'arte teatrale» – Al suo fianco, allora, la moglie Gunda – Poi l'affiliazione alla SUPSI e la trasformazione in Accademia
© KEYSTONE/Str
Paolo Galli
25.01.2025 06:00

«Lo sguardo acceso e la voce appassionata». Così il nostro Paul Guidicelli, appena arrivato al Corriere del Ticino - di cui avrebbe poi condotto la redazione di Bellinzona -, descriveva Dimitri quel 14 maggio del 1975, nel momento di presentare la sua scuola. D’altronde Dimitri andava parlandone da tempo, perlomeno «agli amici e a chi lo vuol stare a sentire». Era un’idea che gli frullava nella testa, come tante altre che sarebbero entrate nei suoi spettacoli, nella sua vita. Lo stesso Guidicelli presentava così la «Scuola Teatro Dimitri», come «unica nel suo genere nell’Europa occidentale», con «pochissimi altri punti di riferimento al mondo per quanto attiene alla serietà e allo scrupolo professionale che sono stati alla base della sua realizzazione». Dopo cinquant’anni, l’Accademia Teatro Dimitri - ha cambiato nome nel 2014 - è ancora qui, sempre a Verscio, con lo stesso spirito di allora. Già, con quale spirito nacque la Scuola? «Qualcuno può considerarla un’idea pazza. Io invece la ritengo una necessità». Così disse Dimitri quel giorno di maggio. «Prima di tutto perché ci sono tanti giovani che vorrebbero calcare il palcoscenico e che non sanno dove andare a sbattere la testa per imparare le diverse arti teatrali: pantomima, acrobazia, giochi di destrezza, danza classica e moderna, educazione al movimento, improvvisazione, canto popolare, storia del teatro. E in secondo luogo perché ritengo maturi i tempi per dar vita a un’iniziativa culturale unica non solo nel nostro cantone, ma forse in tutta la Svizzera. Una scuola in senso moderno, senza eccessivi nozionismi, adeguata alla realtà attuale dell’arte comica e teatrale in senso lato».

La libertà artistica

Dimitri, all’epoca, era già una giovane istituzione, in Ticino. Il suo teatro, a Verscio, era nato da pochi anni. In un’intervista allo stesso Paul Guidicelli, nel 1971, spiegava: «Quello che non cambierà, nel tempo, è l’impronta personale che ho dato, che do e che continuerò a dare al mio teatro: farò sempre solo quello che mi piace e mi pare valido, non permetterò che il mio teatro diventi un millegusti. Voglio mantenere la mia libertà artistica, pur senza accampare pretese, ma anche senza cedere. Ho preferito fare da solo, con pochi amici e pochissime sovvenzioni, per rimanere libero». La libertà di cui parlava è quella che ha caratterizzato l’intera sua opera artistica. In quella stessa intervista, alla domanda relativa al suo futuro, concludeva: «Studierò qualche cosa espressamente per le scolaresche, continuerò con le esposizioni, vorrei intensificare i colloqui, eventualmente introdurre una piccola scuola per acrobati, giocolieri, mimi. Come può constatare le idee non mancano. Non manca l’entusiasmo. E ho fiducia nel pubblico. Come vede sono ottimista: ho fatto esperienze bellissime con il mio teatro, e spero di continuarle».

Docenti da tutto il mondo

Accanto a lui, nel 1975, come ci ricorda la pagina web dell’Accademia, naturalmente vi era la moglie Gunda. Guidicelli la descrisse come «entusiasta e tenace». E poi: «Sarà lei a dirigere la scuola, mentre Dimitri si riserva la direzione artistica». Oltre a Dimitri e Gunda, venne presentato il team di insegnanti, «quanto di meglio e di più autorevole fosse possibile trovare». Per le lezioni di pantomima e di educazione al movimento venne schierato Richard Weber, artista ceco, mentre le lezioni di acrobazia vennero assegnate al cinese Fredy Chy. Per la danza ecco l’inglese Denis Carey - «coreografo attivo in tutto il mondo» -, per costumi e trucco invece Peter Bissegger, per la musica Daisy Lumini e infine, per la storia del teatro, Beppe Chierici. Dimitri tenne per sé le lezioni di improvvisazione. D’altronde, chi meglio di lui? «Non sarà una scuola di clown», precisò con veemenza proprio Dimitri. L’idea era di offrire una formazione più ampia, che potesse aiutare i giovani in vari ambiti culturali. Giovani ticinesi ma non solo. La scuola suscitò subito grande interesse in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti. Nel 1975 una ventina sulle quaranta richieste pervenute arrivarono proprio da oltreoceano.

Il riconoscimento universitario

Nessuno - Dimitri e Gunda a parte, forse -, allora, poteva immaginarsi che, trent’anni dopo, quella scuola potesse ottenere addirittura un riconoscimento universitario. L’affiliazione alla SUPSI risale al 2006. Qualcuno provò a osteggiarla. Lorenzo Quadri, allora granconsigliere, pur riconoscendo il valore della scuola, si rese portavoce di alcune perplessità e disse: «C’è davvero bisogno di formare degli ingegneri in pagliacceria? Non vorrei che domani si possa creare un Dipartimento SUPSI di veline e letterine». Il Gran Consiglio diede comunque il suo via libera (con 62 voti contro 7). Da lì alla trasformazione in Accademia, un passo piuttosto naturale. «La sostanza di ciò che siamo e di ciò che facciamo non cambia: il passaggio da Scuola Teatro Dimitri ad Accademia Teatro Dimitri riflette un mutamento profondo che, a livello di istituto, si è sviluppato nel corso degli anni. Questo nuovo titolo, di respiro più ampio, rispecchia al meglio la nostra realtà attuale». Usò queste parole, l’allora decana Ruth Hungerbühler. Era il 2014. «La definizione di scuola clown ci è sempre stata un po’ stretta, perché siamo sempre stati molto di più. E questo vale oggi più che mai», aggiunse, seguendo in fondo i dettami del giorno uno dello stesso Dimitri. «Il nome di Accademia è decisamente più appropriato per definire il nostro mondo». E Dimitri? «Per quanto mi riguarda, ciò che conta è quello che facciamo. È la qualità dell’insegnamento, è il rispetto della filosofia della scuola. Se tutto ciò non viene intaccato, non sono per nulla contrario al cambio di nome. Anzi! Accademia è una parola bellissima, comprensibile ovunque. Non avremmo potuto scegliere di meglio».

In questo articolo:
Correlati