Accoglienza dopo la burocrazia: arriva il sì da Berna agli orfani

Due righe, in cui la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) conferma l’invio delle decisioni positive sulla concessione del permesso S per protezione provvisoria. Due righe stringate, ma che per gli orfani ucraini ospiti ad Astano significano molto. A circa tre mesi dal loro arrivo nel nostro cantone, la famiglia affidataria alloggiata all’hotel Astano ha finalmente concluso la trafila burocratica che permetterà ai ragazzi di essere attribuiti al Ticino e di frequentare le scuole. Insomma, per la madre, i suoi due figli minorenni e altri otto bambini in affidamento, in fuga da Mariupol, è arrivato l’atteso lieto fine. La lettera della SEM, inviata giovedì da Berna, è l’ultimo capitolo di una vicenda che, come detto, ha richiesto diversi mesi e che si è sbloccata solo qualche giorno fa, sabato 25, con il Consiglio di Stato che ha formulato un preavviso positivo all’attribuzione del nucleo famigliare al Ticino. E lo ha fatto – particolare non indifferente – anche dopo una sollecitazione in tal senso da parte dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Un caso eccezionale
A questo punto è utile riavvolgere il nastro per tornare al 20 dicembre 2023, quando la famiglia affidataria – rifugiatasi in Ticino grazie all’aiuto dell’Associazione Casa Astano, che ha ristrutturato l’omonimo albergo malcantonese – si annuncia alla SEM, a Chiasso. Per concludere l’iter e ricevere l’attestazione di essere ammessi allo statuto di protezione S, è però necessario il via libera del Cantone. Già, perché il Ticino, da subito tra i più generosi nell’accoglienza, ha ormai superato la sua quota di attribuzione di rifugiati. In ogni caso, il nucleo che alloggia ad Astano ci è arrivato grazie a un’iniziativa privata, non nell’ambito del piano di accoglienza cantonale. Per questo, stando a quanto abbiamo appurato, il Governo prende tempo nell’attesa di trovare una soluzione. «Teniamo a sottolineare che, trattandosi di un caso particolare che non ha seguito l’iter ordinario previsto dal Piano cantonale di accoglienza, la questione ha necessitato di approfondimenti e verifiche», ci fa sapere Servizio dell’informazione e della comunicazione del Consiglio di Stato (SIC). L’attribuzione al Ticino della famiglia avverrebbe infatti in via eccezionale, ma nel frattempo il limbo in cui si ritrova impedisce ai ragazzi, per circa tre mesi, di andare a scuola.
E tra le preoccupazioni del Cantone vi è proprio l’impatto finanziario per i Comuni del Malcantone che dovrebbero scolarizzare i ragazzi (tre alle Elementari e altrettanti alle Medie). L’Associazione accetta la richiesta di non accogliere altri rifugiati con lo statuto S in età di scolarizzazione e di iscrivere i ragazzi a scuole private. Di qui, come detto, il nulla osta del Cantone. «Dopo diverse verifiche e approfondimenti necessari con i responsabili dell’Associazione Casa Astano, la signora a capo di questo nucleo famigliare, la SEM e i Comuni interessati, il Consiglio di Stato ha dato il proprio preavviso favorevole alla SEM per l’attribuzione del nucleo famigliare al Cantone Ticino», ci ha confermato giovedì il SIC.
L’appello dell’ONU
Un aspetto molto controverso è legato proprio alla lunga tempistica burocratica, che ha impedito ai ragazzi di frequentare le lezioni per una decina di settimane. Un aspetto, questo, che ha preoccupato anche il vicepresidente del Comitato per i diritti del fanciullo dell’ONU, Philip Jaffè, il quale lo scorso 22 febbraio ha inviato una lettera al direttore del DECS Manuele Bertoli. Nella missiva, il funzionario dell’organizzazione internazionale ricorda l’obbligo di scolarizzazione per tutti i ragazzi tra i 4 e i 18 anni e, in sostanza, invita il Cantone ad attivarsi in tal senso.
Le risposte del Cantone
La domanda resta sul tavolo: non è stata una situazione in contrasto con l’obbligo di scolarizzazione? Il SIC, giovedì, ci ha fatto sapere che il diritto e l’obbligo alla scolarizzazione nel nostro Cantone sono rispettati: «Trattandosi di un caso particolare, che non ha seguito l’iter ordinario previsto dal Piano cantonale di accoglienza, la scolarizzazione nelle scuole pubbliche non è avvenuta immediatamente alla ripresa scolastica dopo le vacanze natalizie, in quanto vi era una concreta possibilità che la Segreteria di Stato per la migrazione attribuisse in tempi brevi questo nucleo famigliare a un altro Cantone, essendo il Ticino già oltre la propria quota parte intercantonale di profughi con statuto S».
Tenuto conto di ciò, «nell’interesse ultimo di questi minori, della loro stabilità a lungo termine e della loro salute psichica, avendo avuto rassicurazioni dall’Associazione Casa Astano che per loro era già approntato un dispositivo di accompagnamento in loco garantito da professionisti, si è deciso di attendere temporaneamente la decisione della SEM in merito alla loro attribuzione formale prima di avviare la scolarizzazione ordinaria. Ciò, per valutarne la fattibilità ed evitare a questi bambini e giovani un probabile inserimento scolastico parziale e temporaneo, seguito da un repentino e potenzialmente difficile ulteriore cambiamento radicale. Ora che è pressoché certo che il nucleo famigliare verrà attribuito dalla SEM al Cantone Ticino, l’inserimento scolastico è stato avviato». E infatti, sei ragazzi hanno iniziato a frequentare Elementari e Medie in istituti privati, mentre i rimanenti quattro dovrebbero presto iniziare un pretirocinio.