Accordo fiscale, c'è l'ok definitivo della Camera

Slittato a causa dell'intesa siglata dalla direttrice del Dipartimento federale delle Finanze, Karin Keller-Sutter, con il suo omologo italiano Giancarlo Giorgietti su telelavoro e black list, l'atteso voto finale sull'accordo fiscale relativo alla doppia imposizione dei frontalieri ha superato, finalmente, lo scoglio della Camera. Ne ha dato notizia, fra gli altri, Toni Ricciardi, deputato del PD eletto nella circoscrizione Europa e cittadino svizzero, intervenuto in dichiarazione di voto nell’Aula della Camera sul ddl di ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica Italiana e la Confederazione. Il testo è stato definitivamente approvati con 239 voti a favore e nessun contrario. «Finalmente, dopo anni di lavoro, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la ratifica dell'accordo fiscale Italia-Svizzera a cui è stata abbinata la proposta a firma mia e della collega Quartapelle. Un accordo che riguarda le sorti di 100 mila persone che ogni giorno attraversano la frontiera per lavorare in Svizzera: oltre 80 mila nel vicino Ticino, i restanti nei Grigioni e nel Vallese. I frontalieri italiani rappresentano sulla carta un quarto dell’intero contingente, 380 mila, ma in realtà sono molti di più, visto che negli ultimi anni molti italiani si trasferiscono direttamente in Francia o Germania per lavorare a Ginevra o Basilea».
Com’è noto, Svizzera e Italia hanno deciso di normalizzare i propri rapporti in tema fiscale. Così, oltre all’intesa che modifica il trattato del 1974 sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, Roma e Berna si sono accordati per risolvere altre questioni rimaste in sospeso. Stiamo parlando dell’imposizione del telelavoro per i frontalieri valida fino al 30 giugno 2023 (fino a un massimo del 40% del totale del tempo d’impiego) e dell’eliminazione della Confederazione dalla lista nera delle persone fisiche, risalente al 1999. Per formalizzare questa intesa raggiunta, l’Italia ha scelto di modificare con tre emendamenti la legge di ratifica dell’accordo fiscale sui frontalieri. Così il 26 aprile, in commissione Finanze alla Camera dei Deputati, maggioranza e opposizione hanno votato i testi emendativi presentati dal Governo. Subito dopo, l’aula ha iniziato la discussione generale sul provvedimento, il cui voto finale è slittato al 27 aprile.
Il punto è che la modifica della legge di ratifica ha costretto a un ulteriore passaggio parlamentare. In Italia, il sistema del bicameralismo perfetto prevede, infatti, che le norme siano votate nell’identico testo sia dalla Camera sia dal Senato.
«Per gli attuali lavoratori frontalieri – ha proseguito Ricciardi – non cambierà nulla, l'accordo consente a chi oggi è un lavoratore frontaliere di mantenere l'attuale regime fiscale fino al raggiungimento della pensione. Per i lavoratori che verranno assunti a partire dalla data di entrata in vigore del nuovo accordo, è prevista una tassazione dell'80% dell'imponibile in Svizzera che verrà portata in detrazione in Italia e dopo l'applicazione della franchigia si pagheranno le imposte in Italia con le aliquote vigenti. Inoltre, è stata vietata la doppia imposizione; in tal senso, credo sia giunto il momento di applicarla, anche sulle prime case degli emigranti, che pagano la loro prima casa in Italia come seconda casa, e allo stesso tempo la debbono dichiarare al fisco svizzero il quale in molti casi applica una imposta indiretta, nel senso che produce lo scatto ad una soglia di tassazione superiore a quella effettiva, in altre parole, fa cumulo con il reddito prodotto».
«Questo provvedimento – ha aggiunto il deputato del PD – non riguarda solo lavoratrici e lavoratori, ma tanti piccoli comuni ubicati nel raggio di 20 km dalla frontiera svizzera che da anni vivono difficoltà di varia natura: dumping finanziario e fiscale nei confronti della vicina Confederazione, forza lavoro oggetto di attacchi strumentali da parte di una fetta di opinione pubblica ticinese che vede nel frontaliere il male assoluto, l’oggetto o meglio il soggetto sul quale riversare le proprie angosce e difficoltà economiche. Abbiamo previsto, a partire dal 2025 e fino al 2045, lo stanziamento di oltre 2,5 miliardi di euro per colmare il disagio socioeconomico dei comuni di frontiera. Inaugurando una prassi che dovrebbe fare scuola per tutte le aree del margine del Paese«.
Quindi, in conclusione: «Dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare la cooperazione. Le relazioni tra Italia e Svizzera sono buone, con l'eccezione di alcuni dossier critici che riguardano la parte italofona del Ticino, e che creano alcune tensioni e offrono grandi potenzialità per entrambi i Paesi. La Svizzera è un importante interlocutore per la nostra economia come noi lo siamo per loro. Dobbiamo lavorare per rafforzare e allargare il quadro di cooperazione».
La palla, ora, passerà al Senato.