Addio Officine, benvenuto futuro
Come in una rete di fili che si intrecciano, non deve meravigliare il fatto che il destino abbia voluto che la decisione cadesse proprio in questi giorni. Sono passati esattamente 15 anni da quando gli operai delle Officine FFS di Bellinzona posero fine allo sciopero durato poco più di un mese. Un’agitazione che ha permesso di evitare lo smantellamento del pluricentenario sito produttivo spostando in un secondo tempo l’attenzione sulle sue prospettive di sviluppo. Ebbene, il futuro stabilimento verrà messo in esercizio a fine 2026 a Castione grazie ad un investimento di 580,5 milioni, mentre cosa ne sarà dell’area di 102.000 metri quadrati lo hanno stabilito di comune accordo Città, Cantone e Ferrovie.
Stasera il Legislativo della capitale – con 42 voti favorevoli, 9 contrari e 1 astenuto – ha legittimato dopo due ore e mezzo di dibattito la scelta di puntare su un quartiere innovativo con contenuti misti (sui quali ci siamo ripetutamente soffermati nelle ultime settimane), approvando la variante di Piano regolatore ed il relativo credito di 250.000 franchi per gli approfondimenti e l’allestimento della documentazione finale. Presenti in sala anche dei rappresentanti delle Ferrovie. Ora, dopo che il via libera del plenum sarà cresciuto in giudicato, l’incarto verrà messo in pubblicazione con possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato. In base alla tabella di marcia l’insidioso iter (delle censure saranno inevitabili alla luce della posta in gioco) dovrebbe concludersi entro tre anni.
Un’altra data storica
Il 4 aprile 2023 è un giorno che entrerà nella storia della Turrita. Fa il pari con un’altra data significativa (il 22 ottobre 2018), quando il Consiglio comunale stanziò 20 milioni quale contributo della Città alla realizzazione del moderno impianto che darà lavoro ad almeno 400 collaboratori e ad un’ottantina di apprendisti. Se Bellinzona è quella che è oggi lo deve in gran parte proprio all’Officina, che in un secolo e mezzo scarso l’ha trasformata a livello urbanistico, economico e sociale. Attenzione: nessuno vuole fare tabula rasa del simbolico passato industriale, tant’è che degli elementi fondanti quali la «Cattedrale» (dove dal 1919 viene eseguita la manutenzione delle locomotive), la forgia e la salderia saranno tutelati e valorizzati. Adesso tuttavia è tempo di guardare al domani, dando vita ad un comparto destinato a fare scuola in Svizzera e forse anche fuori dai confini nazionali.
La qualità delle edificazioni
A tesserne le lodi ci ha pensato dapprima Tiziano Zanetti (PLR), relatore del rapporto di maggioranza della Commissione della gestione: «Si tratta di un messaggio che non sarebbe mai giunto sui nostri banchi senza l’aggregazione. È un progetto determinante per la Città. Nel comparto avremo ben 30.000 metri quadrati di verde. Non è proprio un orticello: qualcuno dovrebbe essere contento… Verranno altresì creati dei posti di lavoro. La ‘Cattedrale’, fulcro dell’area, dovrà far vivere il quartiere. La qualità delle edificazioni è un altro aspetto importante, alla pari di quello energetico. Un punto molto discusso al nostro interno è stato quello dei posteggi (fra i 488 e i 520; n.d.r.). Riteniamo che il numero sia sensato. Sarà infine indispensabile rispettare le tempistiche, per far avanzare il cantiere di pari passo con quello dell’edificazione delle future Officine».
La botte di ferro
La parola è poi passata ai colleghi della Commissione del Piano regolatore, ambiente ed energia. Stando a Claudio Buletti (Unità di sinistra) il quartiere consentirà alla capitale di «crescere in tutti i sensi. Il Municipio si è messo in una botte di ferro, dato che controllerà passo dopo passo lo sviluppo dell'area. Personalmente sono tranquillo. Man mano vi sarà infatti la possibilità di intervenire qualora qualcosa non funzionasse». Gli ha fatto eco l’altro relatore di maggioranza Davide Pedrioli (il Centro): «È davvero un comparto modello. Non c’è da preoccuparsi, condivido: non saranno le nuove unità insediative previste a richiedere il sacrificio di superfici nel resto della Turrita. Dando questa prospettiva ai giovani, lasciatemelo dire, potremmo altresì evitare la fuga di cervelli nel resto della Svizzera».
C'è chi dice no
La voce dei contrari è stata portata in primo luogo da Giuseppe Sergi (Verdi-FA-MPS-POP), il quale ha sottolineato che «fin da subito è parsa evidente, in seno alle commissioni, la volontà di procedere in fretta nella trattazione del messaggio. Spesso vi sono progetti, come in questo caso, in cui non vi è l’equa commisurazione fra gli interessi ambientali (come l’impatto sul territorio) e quelli economici, ossia gli obiettivi di sviluppo. Fino a prova contraria, ad oggi, i posti di lavoro alle Officine li hanno salvati le maestranze con lo sciopero. Aspettiamo a trarre conclusioni, dato che vi sono questioni che restano aperte. La soluzione di Castione non è certo la migliore: dei terreni agricoli SAC verranno sacrificati. Il quartiere dev’essere destinato a degli insediamenti di carattere formativo e produttivo e non di natura residenziale e commerciale. C’è inoltre da considerare il calcolo della contenibilità delle zone edificabili, non più in linea con la rivalutazione dei criteri fatta dal Consiglio federale. Prima di densificare l’area va quindi posta una questione di fondo: che tipo di riordino territoriale si vuole eseguire?».
La scelta di campo
Per Brenno Martignoni Polti (Lega-UDC), per contro, «stiamo facendo una scelta di campo irreversibile. Ma non dimentichiamo le criticità insormontabili del progetto. È una variante lacunosa, priva delle informazioni determinanti. Ha ragione il collega Sergi: non vi è traccia del calcolo della contenibilità. I cittadini devono sapere se il loro terreno, che oggi è edificabile, passerà ad altra destinazione perché servirà per la compensazione per questo nuovo quartiere. Pure sui parcheggi ci stiamo muovendo senza una linea chiara: poiché non pensare ad un comparto senz’auto come suggerisce l’Associazione traffico e ambiente? C'è terreno fertile per degli eventuali ricorsi...». Lorenza Röhrenbach (Verdi-FA-MPS-POP) ha posto l’attenzione sul fatto che «Bellinzona non ha bisogno di nuovi appartamenti che verranno abitati da cittadini con una buona disponibilità economica. Bisogna uscire dalla logica che la vita di un quartiere dipende solo dalle residenze. Serve altro per farlo vivere».
Il cantiere per antonomasia
L’avanguardistico quartiere è uno dei progetti strategici (anzi, «il» cantiere per antonomasia, alla pari del rafforzamento del polo biomedico) che il Municipio ha individuato per assicurare l’indispensabile sviluppo socioeconomico di Bellinzona nei prossimi 3-4 decenni. Non a caso fu il sindaco in persona, Mario Branda, nel febbraio 2017, ad affermare che il trasferimento delle Officine non doveva (più) essere ritenuto un tabù. A sei anni da quella dichiarazione è ancora toccato al timoniere socialista difendere quell’idea che da più parti, allora, aveva suscitato un vespaio di polemiche: «Senza lo sciopero del personale delle Officine non saremmo qui. Verissimo. Il progetto di una moderna struttura a Castione è stato in seguito definitivamente avallato in votazione popolare il 19 maggio 2019. E di conseguenza occorre definire il volto dell’area che si libererà a Bellinzona. Un’operazione che necessita ancora di alcuni affinamenti, in particolare per quanto riguarda le parti di utilizzo comune. Seguiremo con attenzione ogni tappa».
In conclusione il capodicastero Territorio e mobilità Simone Gianini ha sviscerato i dettagli tecnici e ripercorso le fasi che hanno portato alla presentazione del messaggio. Da notare che stasera è tornato a sedersi sui banchi del Legislativo il presidente dell'Associazione calcio Bellinzona Paolo Righetti, rappresentante del PLR, assente da molto tempo a causa dei noti problemi di salute.
I contenuti in pillole
Il nascituro comparto alle Officine si può suddividere in tre fasce longitudinali. In quella centrale ecco l’Almenda: il polmone verde di 30.000 metri quadrati si troverà di fronte alla «Cattedrale», con contenuti di carattere culturale, sociale e commerciale. Dietro il complesso spazio a scuole e ad altre attività a scopo pubblico, mentre sul lato sud verrà rivalorizzato il «Padiglione» del 1906. Verso viale Officina troveranno casa contenuti formativi, residenziali, amministrativi, alberghieri e commerciali nonché le cooperative di abitazione intergenerazionali. Lungo la ferrovia si insedieranno invece il Parco dell’innovazione (minimo 25.000 metri quadri), la SUPSI, attività formative superiori e degli uffici incentrati su promozione economica e ricerca. C'è poi un sogno. Ovvero di poter accogliere pure i laboratori del Politecnico federale di Zurigo.