Sentenza

Aggravio di pena per le molestie al figlio adolescente

Padre condannato in Appello a ventisette mesi, in parte sospesi, per atti sessuali con fanciulli e violazione del dovere d'educazione - Sarà anche espulso dalla Svizzera
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Federico Storni
12.02.2025 19:12

Il giudizio di secondo grado ha portato a un aggravio di pena per un 49.enne kosovaro, e i venti mesi sospesi comminatigli in prima istanza sono diventati 27, di cui 6 da scontare. E all’aggravio di pena è corrisposto un aggravio dei reati: se nell’estate del 2023 l’uomo era stato prosciolto dall’accusa di ripetuti atti sessuali con fanciulli in quanto la Corte di primo grado non aveva ritenuto di avere abbastanza elementi per procedere in tal senso, di diverso avviso è stata la Corte d’appello e di revisione penale (CARP) presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will. Corte che, con sentenza intimata alle parti negli scorsi giorni, ha ritenuto l’uomo colpevole di aver masturbato il figlio 14.enne e di aver tentato di farsi masturbare a sua volta. Confermato il reato di ripetuta violazione del dovere d’educazione per aver alzato in più occasioni («per ogni sciocchezza», per citare l’atto d’accusa) le mani sui propri figli e confermata anche l’espulsione dal territorio elvetico, per una durata di cinque anni. Quest’ultima era sembrata la misura più temuta dall’uomo nel corso dei procedimenti e la sua legale, avvocata Anna Grümann ha provato a scongiurarla anche citando le sue precarie condizioni fisiche e psicologiche, tali per cui era difficile immaginare una presa a carico nel suo paese.

Un’inchiesta complicata

La vicenda era nata in un contesto di grave degrado sociale, con l’imputato che da quando ha raggiunto la Svizzera in fuga dalla guerra nel suo paese soffre di gravi patologie. Prima era a beneficio dell’assistenza, ora dell’invalidità. In pratica ha vissuto per anni nel salotto di casa, spostandosi raramente e comportandosi da «padre padrone» instaurando «un clima di terrore». Clima a cui il figlio 14.enne, costituitosi accusatore privato e difeso dall’avvocato Christopher Jackson, ha poi trovato la forza di ribellarsi, raccontando dei toccamenti agli inquirenti, anche per paura che lo stesso potesse succedere alla sorella più piccola.

A questo punto è accaduto però un fatto increscioso e dalla denuncia sono passati inspiegabilmente cinque mesi prima che la stessa sia finita sul tavolo dell’allora procuratice pubblica Pamela Pedretti (ora l’incarto è passato a Luca Losa). Cinque mesi in cui il giovane ha dovuto convivere con il padre e con il segreto di aver allertato le forze dell’ordine.

Creduto il figlio

Tutto ciò, per la Corte di prime cure, presieduta dall’ex giudice Mauro Ermani, aveva portato il ragazzo, senza necessariamente che ci fosse volontà di accanirsi contro il genitore, a esagerare quanto vissuto. Questo il motivo addotto per il proscioglimento dall’accusa di atti sessuali con fanciulli. Per contro, la versione dei fatti data dal figlio è giocoforza stata giudicata sufficientemente fededegna dalla CARP per arrivare a una decisione di condanna anche su questo punto, come peraltro chiesto dalla pubblica accusa e dal figlio. L’imputato, da parte sua, si è battuto invano per il proscioglimento anche dall’accusa di violazione del dovere d’educazione e, soprattutto, per la non pronuncia dell’espulsione dal territorio elvetico. Federico Storni

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