Il caso

Alla fine il processo è rinviato

Fallimento dell'Airlight di Biasca: il giudice opta per far slittare il dibattimento di un mese - In aula si sono presentati solo due imputati su cinque
© CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
13.02.2023 15:15

Non si può continuare con soli due imputati. Così l'atteso processo per il «crac» da 25 milioni di franchi dell'Airlight Energy Manufacturing SA di Biasca è rinviato di un mese. Aggiornato al 20 marzo. Il presidente della Corte delle Assise criminali Siro Quadri ha preso atto della presenza solo del già amministratore unico (rappresentato dall'avvocato Stelio Pesciallo) e di un ex membro del Consiglio di amministrazione (patrocinato dal legale Emanuele Verda) e delle eccezioni sollevate dalle difese stamattina e, dopo una Camera di consiglio durata tre ore, ha optato per far slittare il procedimento penale per il fallimento della società attiva nel campo delle energie rinnovabili.

Gli accusatori privati

Alla sbarra avrebbero dovuto comparire anche il direttore della SA che ha cessato l'attività nell'agosto 2016, un altro membro del CdA e un membro del CdA della holding che deteneva l'Airlight, rispettivamente rappresentati dagli avvocati Pierluigi Pasi, Mario Postizzi e Paolo Bernasconi. Ma o per motivi di salute o in virtù dell'età avanzata non hanno potuto prendere parte al dibattimento che si è aperto oggi. Durante il quale le difese hanno chiesto di stralciare gli accusatori privati (fra i quali figurano anche il Comune di Biasca e la Fondazione aiuto alla cooperazione e allo sviluppo) e di sentire dei testimoni che erano stati ascoltati durante l'inchiesta condotta inizialmente dalla procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi e poi dal collega Daniele Galliano, subentrato nella conduzione delle indagini.

Le ipotesi di reato

Tutto ciò per avere un quadro ancora più chiaro e nitido della fattispecie. Gli imputati, ricordiamo, negano ogni responsabilità; le difese si batteranno per il loro proscioglimento. L'accusa li ritiene per contro prevenuti colpevoli, a vario titolo, di amministrazione infedele aggravata, diminuzione dell'attivo in danno dei creditori, favori concessi ai creditori e cattiva gestione. In caso di condanna rischiano una pena fino a 5 anni.

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