Territorio

Alla fonte del problema: acque agitate ad Arogno

Dopo il progetto, naufragato, di Collina d’Oro, anche il Comune del Basso Ceresio vuole cedere la gestione dell’acquedotto alle Aziende industriali di Lugano – La proposta, però, non fa l’unanimità e non si esclude il referendum
©Chiara Zocchetti
Nico Nonella
04.11.2022 06:00

Dopo Collina d’Oro, le acque si… agitano anche ad Arogno. Il pomo della discordia, ancora una volta, è il passaggio della gestione alle Aziende industriali di Lugano (AIL): domenica il comune della cintura luganese aveva detto «no» in votazione popolare a questo scenario, sostenuto dal Municipio e dalla maggioranza del Consiglio comunale, lunedì toccherà invece al Legislativo di Arogno esprimersi su una proposta analoga già approvata dal Municipio. E all’orizzonte aleggia anche lo spettro della raccolta delle firme.

Il messaggio municipale

Lo scorso settembre, l’Esecutivo di Arogno aveva licenziato un messaggio in cui chiedeva al Consiglio Comunale di dare luce verde al passaggio della gestione dell’acquedotto alle AIL per un periodo di tre anni. Questo perché, si legge, «viste le sempre più restrittive disposizioni in materia di sicurezza e igiene», in futuro «sarà necessario disporre di una struttura ancora più professionale e specializzata» (attualmente l’acquedotto è gestito dagli operai comunali in collaborazione con l’Ufficio tecnico, ndr.). La nuova direttiva W12, che raccoglie una serie di linee guida per le aziende dell’acqua potabile, pone paletti ancora più stretti e Arogno, che non l’ha ancora attuata, «non dispone delle conoscenze necessarie». Al contrario delle AIL – sottolinea il Municipio - , ed è proprio per questo che negli scorsi anni i Comuni soi stanno orientando a stipulare con esse dei mandati di prestazione».

Un piano C

La proposta dell’Esecutivo è stata sostenuta dalla maggioranza della Commissione della gestione, ma non dal consigliere comunale Joy Cometta (Gruppo indipendenti), relatore di un rapporto di minoranza che propone al Consiglio comunale di non entrare in materia, rimandando così il messaggio in Municipio. «Non si tratta di escludere a prescindere le AIL», afferma Cometta al Corriere del Ticino. «A mio avviso la soluzione più naturale sarebbe quella di unire le forze con Val Mara, in modo da scongiurare la perdita di capacità sul territorio». E proprio il vicino Comune fresco di aggregazione – prosegue il nostro interlocutore – ha tre acquedotti e si trova confrontato con la necessità di assumere un fontaniere. Perché non unirci e dar vita a un progetto sul lungo periodo? Ho parlato con il sindaco e la disponibilità c’è». Insomma, per il relatore di minoranza la cosa migliore sarebbe rinviare tutto al Municipio, il quale dovrebbe «proporre un’alternativa al passaggio di consegne nelle mani delle Aziende industriali di Lugano». Senza dimenticare «la necessità di una serata informativa pubblica, in modo che i cittadini possano avere un’idea dei diversi scenari sul tavolo». E il referendum, conclude Cometta, è un’opzione che di certo non è... naufragata.

«Non ha senso»

«L’opzione Val Mara? Non ha senso», taglia corto il sindaco Emanuele Stauffer. «Il loro sistema di acquedotto è completamente diverso dal nostro e non dispongono di figure specialistiche o di personale più formato di quello di Arogno». Le opzioni valutate, ribadisce, sono due: gestire in casa l’acquedotto – «idea scartata» – oppure affidare la conduzione alle AIL: «Non stiamo inventando l’acqua calda: le Aziende industriali di Lugano stanno già gestendo una mezza dozzina di acquedotti, con risultati molto soddisfacenti». A pesare, sulla scelta del Municipio, sono dunque i paletti più stretti posti dalla nuova direttiva sulla gestione degli acquedotti: «Per un comune come Arogno, nel 2022 non ha più senso tentare una gestione in proprio. È troppo complesso e, soprattutto, andare all’esterno significa garantire qualità del servizio per la popolazione e economicità nello sfruttante delle risorse interne». Non solo, ma «l’acquedotto di Arogno è di nuova generazione, molto complesso da gestire, la qual cosa necessità di una professionalità e di competenze accresciute». «Per una conduzione totalmente comunale dovremmo assumere personale dedicato e una figura ancora più specializzata come il fontaniere», prosegue Stauffer. Il che, in soldoni, sarebbe troppo ed inutilmente impegnativo dal punto di vista finanziario. «La cessione della gestione alle AIL ha invece un impatto neutro: come concordato con le stesse Aziende industriali, l’esborso sarà pari al costo di gestione che sosteniamo attualmente»

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