Anche i docenti incrociano le braccia, e lo sciopero fa già discutere

Ancora non è iniziata, ma fa già discutere. Parliamo della prevista mobilitazione cantonale indetta il prossimo 10 maggio dall’associazione Erredipi (la rete per la difesa delle pensioni) per protestare contro il taglio delle rendite degli affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT). Alla giornata di sciopero parteciperanno infatti anche alcune scuole del Cantone, i cui docenti si asterranno dal lavoro. Gli istituti interessati (tra questi figurano le scuole medie di Losone, Camignolo e Canobbio) hanno quindi informato i genitori proprio in questi giorni, invitandoli «caldamente», laddove possibile, a non mandare i figli a scuola. Motivo per cui sulla questione è giunta un’interpellanza parlamentare all’indirizzo del Governo. Due deputati dell’UDC, il capogruppo Sergio Morisoli e il granconsigliere Andrea Giudici hanno infatti posto una serie di domande all’Esecutivo. Sul fronte opposto, invece, il sindacato VPOD ha chiesto al Governo di eliminare una disparità di trattamento tra i docenti (la cui assenza verrà considerata astensione dal lavoro) e i funzionari (la cui assenza dovrebbe invece essere considerata come una vacanza o un «affare privato», e quindi non verrebbe effettivamente conteggiata come un vero e proprio sciopero).
La lettera ai genitori
«Gentili genitori, come sicuramente saprete, da diversi mesi le lavoratrici e i lavoratori assicurati all’IPCT sono mobilitati per impedire che le loro rendite pensionistiche vengano ridotte di quasi il 40%; un taglio massiccio, indiscriminato, insostenibile e ingiusto, che va a toccare in maniera pesante 17.000 impiegati del Cantone», si può leggere in una delle lettere – citate e allegate nell’atto parlamentare dell’UDC – che una scuola media del Cantone ha mandato alle famiglie in questi giorni. «Il potere politico, destinatario delle nostre proteste, ha espresso finora una disponibilità insufficiente per eventuali misure di accompagnamento», viene aggiunto nella missiva. «Per questo motivo, la maggioranza del collegio dei docenti (...) ha deciso a larga maggioranza di aderire alla mobilitazione a difesa delle pensioni». Ricordando poi che «lo sciopero è un diritto costituzionale dei lavoratori», nella lettera viene pure precisato che «nel settore pubblico devono essere garantiti i servizi minimi all’utenza» e quindi «la scuola garantirà un servizio minimo di presa a carico degli allievi le cui famiglie dovessero trovarsi in difficoltà a gestire i figli durante la mattina del 10 maggio». Ad ogni modo, «per evidenti motivi logistici e di adeguata gestione degli allievi in un momento privo di insegnamento», la scuola invita «caldamente tutte le famiglie che possono garantire la cura dei loro figli nella mattinata del 10 maggio a non mandare gli allievi a scuola».
Una richiesta che, come detto, ha fatto storcere il naso all’UDC, che nell’interpellanza ha chiesto al Governo che cosa ne pensa dello sciopero, ma anche «come valuta l’invito alle famiglie di non mandare i figli a scuola», «in che modo intende adoperarsi per garantire il regolare svolgimento delle lezioni» e se «non crede che le opinioni politico/sindacali dei docenti debbano rimanere fuori dal contesto scolastico».
Una differenza da correggere
Sul fronte opposto, e per motivi diversi, a storcere il naso è la VPOD. Citando una lettera inviata il 3 maggio dal Consiglio di Stato a tutti i collaboratori e docenti del Cantone, il sindacato chiede di eliminare una disparità di trattamento e permettere anche ai funzionari (e non solo ai docenti) di poter effettivamente segnalare la propria adesione allo sciopero. Il Governo spiega infatti nella missiva che «la partecipazione alla mobilitazione dovrà essere giustificata, per i funzionari, con gli appositi codici di timbratura (scalo ore, affari privati, vacanza) mentre per i docenti con una comunicazione alle direzioni scolastiche». Inoltre, «per la durata dell’eventuale astensione dal lavoro da parte dei docenti (...) il salario non verrà versato». Ciò significa, in soldoni, che i docenti potranno concretamente segnalare la propria adesione allo sciopero, mentre i funzionari risulterebbero in vacanza, oppure a casa per «affari privati». Una disparità di trattamento che il sindacato VPOD ha chiesto al Governo di eliminare, consentendo, come fatto nel 2012, una timbratura apposita che permetta anche ai funzionari di conteggiare l’assenza come sciopero.