Anticipare il tedesco a scuola? In politica qualcosa si muove
Qualcosa potrebbe presto muoversi, a livello parlamentare, sulle varie proposte riguardanti l’anticipo dell’insegnamento del tedesco nelle scuole ticinesi. Da tempo, infatti, la politica discute della possibilità di far iniziare qualche anno prima gli studenti l’apprendimento della lingua più parlata nel nostro Paese. Tuttavia, da parte del Governo negli ultimi anni sono giunte risposte negative. Nonostante ciò, in Commissione formazione e cultura, nei prossimi mesi qualcosa potrebbe cambiare.
Un tema ricorrente
Alle nostre latitudini, anticipare di qualche anno la materia “Tedesco” è un tema ricorrente. In ordine di tempo, l’ultima richiesta di questo tipo è giunta qualche giorno fa dal Consiglio cantonale dei giovani (CCG). Nella sua risoluzione annuale indirizzata al Governo ha infatti messo nero su bianco una proposta precisa: introdurre il tedesco in terza elementare, posticipando l’insegnamento del francese. «Tenendo in considerazione che il tedesco (...) risulta più complicato da apprendere per gli allievi rispetto al francese» e «considerando l’importanza che ricopre all’interno dei confini nazionali», il CCG «propone di introdurre l’apprendimento basico della lingua tedesca già a partire dal terzo anno di scuola elementare, posticipando l’insegnamento del francese al primo anno di scuola media», si legge nella risoluzione.
Quella del Consiglio cantonale dei giovani, però, come detto è solo l’ultima di diverse richieste. Qualche mese prima, infatti, una proposta simile è stata fatta pure dall’Associazione industrie ticinesi (AITI) che, nel suo «Piano strategico per lo sviluppo economico del Ticino», ha proposto di anticipare il tedesco alla prima media. Ora, anche in questo caso, il direttore del DECS Manuele Bertoli, da noi interpellato, aveva sottolineato le criticità di una simile proposta: «Aggiungere ore di lezione in una disciplina (...) implica necessariamente la rinuncia a ore di lezione in altre discipline, perché la griglia oraria di 33 ore settimanali è già sufficientemente carica. Questo soprattutto per considerazioni inerenti alla sopportabilità del carico scolastico da parte degli allievi», aveva spiegato al CdT, aggiungendo che «considerati la difficoltà a imporre riduzioni ad altre discipline e i dubbi sull’efficacia della misura proposta, per migliorare il tedesco» sono preferibili «investimenti negli scambi e nella mobilità più avanti nel percorso formativo».
A questo punto, va ricordato, sul tavolo del Parlamento restano comunque ancora due proposte concrete: una mozione del PLR, che chiede in generale di anticipare il tedesco e di potenziarlo, e un’iniziativa parlamentare dell’UDC, che chiede di rendere il tedesco la “prima lingua straniera” al posto del francese. Due proposte a cui, tramite due distinti messaggi, nel settembre del 2017 e nell’ottobre del 2019 il Governo aveva sostanzialmente risposto picche.
In particolare, anche in questo caso il Governo metteva in luce diverse criticità. In primis, il carico di lavoro eccessivo: «Uno dei capisaldi di questa impostazione (ndr, quella introdotta con la Riforma 3 della scuola media nel 2004) era quello di non offrire mai in modo obbligatorio più di due “lingue seconde” in contemporanea, questo per non sovraccaricare gli allievi, soprattutto quelli con qualche difficoltà». Anticipare il tedesco, invece, «implicherebbe di ridisegnare interamente la struttura dell’insegnamento delle “lingue seconde” rinunciando alla situazione di equilibrio attualmente raggiunta». Insomma, visto che in Ticino, a differenza del resto del Paese, siamo “costretti” a imparare tre lingue, anticipare il tedesco per il Governo risulta difficile senza stravolgere l’equilibrio attuale.
Malgrado ciò, come detto, PLR, UDC e Lega non intendono tirarsi indietro e cercheranno una soluzione a livello parlamentare. E anche in Commissione formazione e cultura qualcosa si sta muovendo. Michele Guerra (Lega), primo tra i relatori che stanno lavorando alla tematica, conferma al CdT che è sua intenzione cercare di trovare una soluzione in tempi ragionevoli: «Diverso tempo fa – ricorda Guerra – la Commissione formazione e cultura aveva deciso di costituire un pacchetto raggruppante tutti gli atti (parlamentari e non) proponenti l’anticipo dell’insegnamento della lingua tedesca. Su questo pacchetto ero stato dapprima nominato “incaricato” e poi “relatore”, peraltro mai facendo mistero del mio parere (come pure del mio Gruppo parlamentare) francamente favorevole a queste proposte. Le analisi sono poi proseguite e, su volontà della Commissione (che voleva coinvolgere un po’ tutte le ideologie su di un tema di questo peso), sono stato affiancato da altri tre co-relatori. Si erano quindi poi fatte varie discussioni e valutazioni, ma sempre con opinioni divergenti. Nel frattempo si è inserito il tema dei livelli e dei laboratori che con la pandemia ha condizionato di molto le agende. Oggi, quindi, senza violare alcun segreto commissionale, posso dire che se da una parte è giusto fare le valutazioni, sentire gli esperti e discutere con tutti i partiti, dall’altra ritengo anche giusto che a un certo punto, nei prossimi mesi, si dia una risposta politica chiara a questi atti che aspettano da molto tempo». Una risposta che ovviamente sta attendendo da tempo anche il mozionante Fabio Käppeli (PLR), il quale da noi raggiunto ricorda che «è da tantissimi anni che da più parti si “batte il chiodo” su questo tema. Senza dimenticare che oggi, con l’arrivo di AlpTransit, la vicinanza tra Ticino e Svizzera tedesca si è accentuata e gli scambi con il mondo economico d’Oltralpe si sono intensificati». E alle luce della proposta del Consiglio cantonale dei giovani, Käppeli afferma: «Anche i giovani si rendono sempre più conto dell’importanza del tedesco. Non a caso, un anno dopo la nostra mozione anche i Giovani liberali radicali avevano raccolto 5 mila firme per sostenerla». Insomma, per il deputato del PLR è tempo di fare qualcosa: «L’equilibrio attuale non mi sembra scritto nella pietra. Sono ottimista che si possa trovare una soluzione».