Approvata la nuova imposta, e ora?
I ticinesi hanno detto sì alla nuova imposta di circolazione ideata dal Centro/PPD. Ma ora, concretamente, alla luce del voto che cosa succederà? «L’obiettivo rimane far entrare in vigore la nuova formula di calcolo il 1. gennaio 2023», chiarisce sin da subito il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «Ma per fare ciò – aggiunge il consigliere di Stato – dovremo anche considerare un paio di lacune tecniche». Il riferimento va a due aspetti puntuali della futura imposta di circolazione, i quali sono però ancora da chiarire: una correzione al sistema di misurazione delle emissioni di CO2 e l’ormai famosa «moratoria» per i veicoli targati prima del 2009.
Il sistema di misurazione
La prima lacuna, va detto, non dovrebbe risultare troppo complicata da risolvere. Anche perché tutti, dal Governo agli iniziativisti, fino ai promotori del controprogetto, sono concordi nel dire che una soluzione va trovata. Il problema, in sintesi, risiede nel fatto che nel 2018 (come avviene periodicamente) è cambiato il metodo di misurazione delle emissioni di CO2 dei veicoli. Il nuovo ciclo di misurazione entrato in vigore nel 2018 (chiamato WLTP), essenzialmente, è più stringente di quello vecchio (chiamato NEDC). Ciò, però, significa che un veicolo identico, targato prima e dopo il 2018, possiede due valori di emissioni differenti. E, paradossalmente, i nuovi veicoli, sottostando al nuovo ciclo di misurazione più stringente, risultano più inquinanti di quelli vecchi. Un aspetto sì tecnico ma che però, tradotto in soldoni, rischia di creare una disparità di trattamento tra gli automobilisti.
«Adesso il Parlamento dovrà applicare l’iniziativa con un nuovo messaggio del Consiglio di Stato, oppure attraverso un’iniziativa parlamentare urgente, nell’ottica di garantire equità tra il vecchio ciclo di omologazione NEDC e il nuovo WLTP, che riguarda oggi il 15-20% del parco veicoli», rimarca Marco Passalia. «E in Parlamento - dice ancora Passalia - ci aspettiamo che gli altri partiti diano seguito a quanto annunciato durante la campagna. Tutti, infatti, si sono detti favorevoli all’idea di adattare le soglie relative alle emissioni, visto che la questione interessava tanto l’iniziativa quanto il controprogetto. Confido quindi nel fatto che non ci siano ritrattazioni».
Una conferma in questo senso arriva a stretto giro di posta da Ivo Durisch: «La correzione è dovuta, perché altrimenti ci sarebbe una disparità di trattamento tra chi possiede un veicolo targato prima e dopo il 2018». Il capogruppo del PS, però, mette le mani avanti su un aspetto legato a questa modifica invocata da tutti: «La correzione non deve essere usata come pretesto per abbassare ulteriormente l’imposta». Insomma, una modifica andrà fatta, «ma il montante incassato dallo Stato deve restare quello previsto dal testo dell’iniziativa, cioè 92 milioni».
Un’idea condivisa pure dal direttore del DI: «Sì, l’obiettivo è di rimanere con le medesime cifre».
La moratoria
Resta, infine, la seconda questione da chiarire: la moratoria dei veicoli immatricolati prima del 2009. Una questione un po’ più complessa e che, quando tornerà in Parlamento, con ogni probabilità farà discutere.
Attualmente, come spiega Norman Gobbi, c’è un vuoto giuridico da correggere: «Nel testo votato c’è scritto che il nuovo sistema di calcolo, approvato dal popolo, non si applica il primo anno per i veicoli immatricolati prima del 2009. Il problema – aggiunge Gobbi – è che non viene detto in che modo bisognerà calcolare l’imposta di circolazione, il primo anno, per i veicoli immatricolati prima del 2009. Si tratta di un vuoto giuridico che deve essere colmato. E magari potrà far discutere ancora. Ma deve essere chiaro che dal 2024 in poi tutti i veicoli dovranno essere sottoposti al nuovo sistema di calcolo. Anche quelli immatricolati prima del 2009. Già solo per una questione di parità di trattamento. Non possiamo avere il 20% del parco veicoli che paga l’imposta di circolazione con un altro sistema».
Ma ora, quali saranno i prossimi passi? Arriverà una proposta dagli iniziativisti per correggere queste due lacune, oppure sarà compito del Governo? Ancora Gobbi: «Spetterà a noi. Cominceremo a preparare l’aspetto tecnico riguardante i due sistemi omologazione NEDC e WLTP. In questo contesto valuteremo anche la questione della moratoria. Sapendo però – chiosa il consigliere di Stato – che durerà solo un anno e dovrà quindi essere una soluzione semplice, per non complicare le cose dal punto di vista informatico. Le tempistiche? È questione di settimane».
Obsoleta in pochi anni?
Alla luce del fatto che sempre più veicoli in circolazione sono elettrici, nei prossimi anni potrebbe rendersi già necessario un «ritocco» per la nuova formula approvata oggi dal popolo. Lo stesso Norman Gobbi ammette che il Governo prevede che l’attuale impostazione «potrebbe rimanere in vigore per circa 5 anni. Poi potrebbero servire dei correttivi, ad esempio tramite una modifica della formula oppure tramite un aumento della tassa base». E questo perché, man mano che il parco veicoli diventa più «elettrico», gli incassi per lo Stato andranno a diminuire.