Territorio

Bavona, dopo la riapertura si prepara la ricucitura

Al via la fase di coinvolgimento della popolazione per rimodellare il paesaggio di Fontana, Bosco e Mondada - Lorenzo Dalessi: «Riunioni, interviste e giornate di lavoro consentiranno di raccogliere idee e suggerimenti tra chi vive la valle»
La strada si snoda tra gli oltre 300.000 metri cubi di detriti e massi portati a valle dal riale Larecchia. ©Keystone/ Samuel Golay
Spartaco De Bernardi
14.04.2025 18:00

Trecentomila metri cubi e oltre di terra, detriti e massi di dimensioni imponenti. Tanti ne ha trascinati a valle il riale Larecchia, ingrossato dalle eccezionali piogge del 29 e 30 giugno scorsi, causando cinque vittime e distruggendo abitazioni, infrastrutture e beni culturali di grande valore. Sbancare l’enorme frana che ha mutato profondamente il paesaggio di Fontana, Bosco e Mondada sarebbe impossibile. E anche insensato. Così la pensa Lorenzo Dalessi, presidente della Fondazione Bavona, il quale, insieme al presidente del gruppo operativo Paolo Poggiati, alla sindaca di Cevio Wanda Dadò, alla municipale Dusca Schindler e al granconsigliere Fiorenzo Dadò, fa parte della direzione di progetto per la ricucitura del territorio ferito oltre nove mesi fa dalla forza della natura. Un progetto che si prefigge di rimodellare il territorio in modo che possa trasmettere emozioni e portare traccia della trasformazione subita. Ma soprattutto un progetto non sarà calato dall’alto - fatta eccezione per gli aspetti legati alla sicurezza (la ridefinizione delle zone di pericolo è attesa per fine giugno) e alla tutela delle peculiarità della valle - bensì concepito insieme a chi la Bavona la vive. Sarà frutto di una visione collettiva, che integrerà le esigenze della popolazione con un approccio tecnico e interdisciplinare. «In questo senso abbiamo allacciato i primi contatti con i terrieri del comparto Fontana-Bosco-Mondada per riuscire ad organizzare delle serate durante le quali raccogliere i loro desideri, le loro suggestioni ed i loro consigli. Il primo incontro si terrà ad inizio maggio», spiega Dalessi al CdT.

Dai Patriziati alle scuole

Sino all’autunno, indicativamente al mese di ottobre, sono poi previste delle interviste più mirate ai diversi portatori di interessi, così come delle giornate di lavoro che coinvolgeranno gli abitanti della Bavona, quelli del Comune di Cevio, gli agricoltori della valle, i Patriziati e le scuole. Tutto ciò con l’obiettivo di gettare le basi per il lavoro vero e proprio di ricucitura. Nella fase partecipativa la Direzione di progetto si avvarrà della collaborazione dello studio Consultati di Taverne. «Vogliamo che tutti possano esprimersi liberamente, di modo che la presenza dei membri della Direzione di progetto sarà limitata all’indispensabile», rileva ancora il presidente della Fondazione valle Bavona. Fondazione che, dopo averlo dovuto completamente rivedere lo scorso anno a causa dell’isolamento causato dall’enorme frana, ha allestito un programma di attività di tutto rispetto che ha preso avvio venerdì scorso.

La presenza di Albert Rösti

«Quest’anno il nostro programma è incentrato sul territorio. Avremo corsi sugli antichi mestieri, dalla costruzione dei muri a secco all’uso della falce per la fienagione, ad escursioni che consentiranno di scoprire le peculiarità della Bavona», rammenta Dalessi. Particolarmente significativo sarà la giornata di sabato 24 maggio a Cavergno con la consegna alla Fondazione Valle Bavona e al Comune di Cevio del premio «Paesaggio dell’anno 2025» da parte della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio. L’evento prevede un’escursione nelle aree danneggiate, una conferenza specialistica e la cerimonia di premiazione, alla quale parteciperanno il consigliere federale Albert Rösti e il presidente del governo ticinese Norman Gobbi.

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