Il caso

Bellinzona: «Bisogna osare per lasciarsi alle spalle il passato»

Secondo l’ex pianificatore cantonale Davide Pedrioli per lo sviluppo urbanistico della zona della stazione e del futuro quartiere alle Officine occorre essere lungimiranti - Intanto c'è un primo ricorso contro l'adozione della variante di PR dell'innovativo comparto
© CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
06.05.2023 06:00

Bellinzona, sei pronta a diventare la nuova roadside attraction del Ticino? Calma, lo sappiamo benissimo. Gli anglicismi vi fanno storcere il naso. Ma in questo caso non potevamo proprio farne a meno. Chiediamo venia e vi spieghiamo subito di cosa si tratta. È un concetto importato dagli Stati Uniti e che trae le sue origini negli anni Trenta del secolo scorso, quando in America numerosi imprenditori costruirono ristoranti, motel ed altre attrazioni (come dei luna park, ad esempio) posti lungo la rete autostradale. Con il tempo questi esercizi pubblici e/o complessi sono inevitabilmente diventati un luogo di sosta per moltissimi turisti di passaggio. Secondo l’ex pianificatore cantonale Davide Pedrioli, il quale è consigliere comunale a Bellinzona e presidente della locale sezione de il Centro, la Turrita ha tutto per diventare un railside attractor. E questo facendo leva sulla ferrovia, certo, che ha segnato profondamente la sua storia, ma soprattutto sul futuro quartiere che dal 2026 si svilupperà a tappe al posto delle Officine FFS.

L’esempio di Zugo

«Grazie a degli edifici rappresentativi e moderni, oltre alla rinnovata stazione e in virtù dell’avvento di AlpTransit, la capitale fruirebbe ancora maggiormente di una visibilità non indifferente quale ‘Porta del Ticino’. Pensiamo a quanto fatto, in punta di piedi, da Altdorf con il nuovo quartiere della stazione finanziato dalle FFS alle quali gli urani non hanno chiesto un effimero infopoint in mezzo ai prati, ma la nuova stazione della loro capitale. La ricca città di Zugo con un’accorta pianificazione urbanistica è entrata nel XXI secolo», esordisce Davide Pedrioli. L’occasione è data dalla pianificazione dei 102.000 metri quadrati occupati da quasi un secolo e mezzo dallo stabilimento industriale. Al suo posto sorgerà, l’abbiamo scritto a più riprese, un comparto all’avanguardia che ospiterà contenuti formativi, culturali, sociali, residenziali, commerciali ed alberghieri.

La modernizzazione

Citiamo il Parco dell’innovazione, la sede del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, spazi per la ricerca, forse pure dei laboratori del Politecnico federale di Zurigo. Un mese fa il Legislativo della capitale ha approvato la variante di Piano regolatore. «Il concorso internazionale di architettura degli scorsi anni aveva portato interessanti spunti che purtroppo si sono contratti con la politica dei servizi federali e cantonali in materia di beni culturali che hanno confermato quanto già ‘de facto’ imposto con la modernizzazione della stazione. Modernizzazione che tale non è, ma si è concretizzata con una riedizione di un’architettura del secolo scorso, pregevole solo grazie all’architetto che ha saputo trovare una soluzione pulita e decorosa. Nessuno vuole oscurare la presenza della Fortezza, patrimonio mondiale dell’UNESCO, ma a questo punto ci si deve chiedere fino a che punto i servizi dediti alla tutela del patrimonio storico vorrebbero spingersi in una città che in Ticino primeggia da sempre per il centro storico, i due quartieri del XIX secolo e i castelli», puntualizza l’ex pianificatore cantonale.

La storia ed il coraggio

C’è da sperare, aggiunge il nostro interlocutore, che il Grottino ticinese, «ultima traccia del tiro federale di cent’anni fa, non sia considerato monumento storico, come invece lo dovrebbe essere l’ex Ginnasio (inaugurato il 20 settembre 1958; n.d.r.) progettato dall’architetto Alberto Camenzind. C’è da sperare che il Municipio abbia colto il principio del ‘railside attractor’ per lo sviluppo urbanistico della zona della stazione. In altre parole, visto che si coinvolgono architetti internazionali per disegnare il futuro della capitale, prima o poi si dovrà avere la lungimiranza ed il coraggio di dar spazio a qualche spunto frutto delle loro menti. Altrimenti c’è il rischio di restare una città di ferrovieri e funzionari... Ciò detto da un figlio e nipote di ferrovieri e funzionario da una vita».

«In balia della statistica»

Davide Pedrioli pone infine l’attenzione su un tema a lui molto caro, quello della verifica del dimensionamento delle attuali zone edificabili. «Un esercizio nato dalla revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio del 2014 e poi snaturato dai servizi del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni che il Ticino ha recepito nella scheda R6 del Piano direttore cantonale approvata dalla Confederazione alcuni mesi fa. Facendo i dovuti distinguo, sembra una riedizione del tema del recupero dei rustici dove a cinquant’anni dalle prime regole federali, quelle giuste a quei tempi, si è poi perso nella giurisprudenza e nella politica. Con la scheda R6 la politica non può invece permettersi di perdere ulteriore credibilità: il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali in campagna elettorale ha promesso di risolvere a livello di autorità politiche il nodo che i servizi federali hanno saputo creare in una giungla di parametri. Al punto che oggi l’urbanistica svizzera è in balia delle indicazioni dell’Ufficio federale di statistica di Neuchâtel», sottolinea Davide Pedrioli.

Le unità insediative

Il quale aggiunge subito che, durante la discussione in Consiglio comunale dello scorso 4 aprile, coloro che hanno sollevato critiche nei confronti della variante di PR per il futuro quartiere lo hanno fatto riferendosi anche alla scheda R6: «Sono stati paventati dezonamenti a destra e a manca nei quartieri periferici della Turrita aggregata. Non sarà così, proprio grazie alla presenza della città che dal profilo della contenibilità farà da ‘scudo’. L’aberrazione di questa direttiva di Berna è data dal fatto che tendenzialmente i Comuni sarebbero obbligati a diminuire gli indici urbanistici, cioè proprio quello che nessuno vuole, nemmeno le frange più speculative del sistema, forse perché in Ticino non tutti gli operatori privati hanno capito il devastante potenziale della scheda R6. In termini di cifre basti ricordare come la nuova Bellinzona ha quasi 100.000 unità insediative, cioè la somma di residenti, posti di lavoro e posti turistici, dove quelli attuali e futuri del quartiere delle Officine sono e saranno un nonnulla».

Procedura contestata

Un ricorso è stato inoltrato nelle scorse ore al Consiglio di Stato contro l’adozione della variante di Piano regolatore del nuovo quartiere alle Officine FFS approvata dal Legislativo cittadino il 4 aprile scorso. Stando a quanto risulta al Corriere del Ticino, sulla base della Legge organica comunale i ricorrenti biasimano la procedura adottata dal Legislativo, in particolare la carenza di informazione destinata alla popolazione sull’argomento. La censura, quindi, non è contro la variante tout court (che potrà essere comunque pubblicata), ma contro l’adozione della stessa da parte del Consiglio comunale. Per capirci: qualora il Governo dovesse accogliere il ricorso, bisognerebbe rivotare il messaggio che comprende(va) anche il credito di 250.000 franchi per gli approfondimenti e l’allestimento della documentazione finale. Nei prossimi giorni potrebbero essere interposte altre censure.

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