L'intervista

«Bisogna osare per una Città più attrattiva»

Bellinzona, parla il neomunicipale Mattia Lepori in carica da 100 giorni - La passione innata per la cosa pubblica, i progetti strategici, il referendum e non i ricorsi e i tempi troppo lunghi della politica
Classe 1996, esponente de Il Centro, è il capodicastero Territorio e mobilità. © CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
20.07.2024 06:00

È stata la sorpresa, a livello cantonale, delle elezioni del 14 aprile. Il giovane neomunicipale di Bellinzona Mattia Lepori si racconta al Corriere del Ticino a 100 giorni dall’entrata in carica. La sua visione della Città che verrà è chiara ed orientata, non potrebbe essere altrimenti, alle future generazioni. Sono loro che godranno dei progetti strategici che con il «suo» dicastero Territorio e mobilità sta portando avanti con impegno e passione.

Quanto le è cambiata la vita negli ultimi tre mesi e mezzo?

«Radicalmente. Ho anche fatto delle scelte importanti. Prima ero attivo in uno studio legale di Lugano, dal 1. maggio scorso sono impegnato professionalmente in uno di Bellinzona, a due passi da Palazzo Civico, per poter conciliare al meglio il lavoro con la carica di municipale. Ho ancora un anno e mezzo di pratica, poi dovrò svolgere l’esame per diventare avvocato».

Come è stato accolto dai colleghi di Esecutivo?

«Bene, benissimo. Fin dalla prima seduta mi sono sentito rispettato e quello che dicevo è stato considerato da tutti. E ciò non era affatto scontato. Solo un Municipio unito e coeso, e questo non vuol dire essere necessariamente sempre d’accordo, riesce a concretizzare i progetti. Indipendentemente dalla differenza d’età c’è intesa con tutti, ritengo sia un punto di forza avere un Esecutivo intergenerazionale. Quello di municipale è un ruolo che ti assorbe: mi sta impegnando al 50%, ma lavoro al 130%... Ho la consapevolezza che ogni giorno devo imparare qualcosa. Mi sento a mio agio e i riscontri che, finora, ricevo dalla popolazione, sono buoni. Cerco sempre di coinvolgere nella discussione chi è direttamente toccato da un progetto e da un’opera perché chi vive in quel quartiere ne sa più dei politici».

Da neofita le è stato attribuito un dicastero ostico e complicato per i dossier affrontati. Su quali temi si è chinato maggiormente in questi 100 giorni?

«Da ultimo arrivato non avevo nessuna pretesa. Son contento del dicastero che dirigo. Fin dalla prima settimana mi sono accorto di quanto è impegnativo, ma al contempo della sua importanza. È forse il dicastero più politico e ora posso toccare con mano quei progetti che prima seguivo da abitante, da spettatore. Tutto ciò è molto stimolante e mi permette di collaborare con gli altri dicasteri e, di conseguenza, di conoscere a fondo tutta l’amministrazione comunale».

Che ruolo ha giocato l’ex titolare del dicastero, il già vicesindaco PLR Simone Gianini, nel suo rapido inserimento nella «cosa pubblica» della capitale?

«Nelle prime settimane ci siamo visti più volte per agevolare e velocizzare il passaggio di consegne. Lo ringrazio per il prezioso aiuto che mi ha dato. È stato esemplare e si capisce che è legatissimo alla Città. Collaboro ancora tanto con lui nell’ambito della Commissione regionale dei trasporti del Bellinzonese (Gianini è presidente e Lepori membro; n.d.r.)».

Il nascituro quartiere alle ex Officine FFS, ad un tiro di schioppo dalla stazione, è indubbiamente il progetto per antonomasia della Città di domani. Dopo il via libera del Consiglio di Stato, contro la variante di Piano regolatore è stato inoltrato un ricorso al Tribunale amministrativo cantonale...

«Il ricorso ci ha colti di sorpresa. Speravamo di poter partire già ad inizio luglio. Dall’esperienza di questi primi mesi non mi stupisce più di tanto. I progetti strategici sono viepiù confrontati con ricorsi che dilatano le tempistiche. Viviamo in uno Stato di diritto e quindi ogni cittadino ha facoltà di ricorso. A mio avviso, tuttavia, lo strumento davvero democratico è il referendum. In questo modo si può avere un dibattito politico nel merito della fattispecie che, personalmente, non temo. Andare alle urne vuol dire che poi quel tema avrebbe un’accresciuta legittimità popolare».

A proposito di nuovi comparti, come non accennare a quello previsto alle Ferriere Cattaneo a Giubiasco, che entro 15 anni verranno riconvertite in due zone: la prima artigianale e commerciale e l’altra per appartamenti e altri contenuti. L’investimento è pari ad almeno 200 milioni.

«Questo incarto mi ha impegnato molto. Entro il termine della pubblicazione sono giunte delle prese di posizione che stiamo valutando. L’obiettivo è quello di presentare il messaggio all’indirizzo del Consiglio comunale entro inizio autunno. È un progetto nel quale credo molto in quanto, da un lato, è un ottimo esempio di collaborazione fra pubblico e privato, una sinergia fondamentale per delle iniziative di tale portata. Dall’altro si riuscirà a realizzare a Bellinzona un polo congressuale e degli eventi che allo stato attuale manca: la sala multiuso modulabile conterà fino a mille posti. Infine il quartiere si inserirà in una zona strategica, vicina al nodo intermodale della stazione ferroviaria».

Altri due progetti cardine che immaginiamo sono segnati in rosso sulla sua agenda sono quelli del terzo binario in piazza Indipendenza e del nuovo ospedale regionale alla Saleggina…

«Entrambi sono fondamentali per la Turrita che verrà. Il primo deve far fronte ad un ricorso al Tribunale amministrativo federale contro il via libera di Berna, mentre attorno al secondo sembrerebbe esserci consenso. Quando si parla di sanità pubblica il Ticino si compatta. I bellinzonesi e i ticinesi in generale hanno capito quanto sia fondamentale un nosocomio all’avanguardia. A chi sostiene che l’avrebbe visto bene al posto delle Officine FFS rispondo che non c’erano le volumetrie… Nel contempo un gruppo di lavoro sta valutando il destino del vetusto ospedale San Giovanni».

Aggiunga lei il verbo: «Bellinzona deve...».

«Osare. Ha un potenziale inespresso enorme. Grazie ad AlpTransit la sua posizione centrale permette, da una parte, di essere concorrenziali con le altre città del cantone e, dall’altra, di trovarsi esattamente a metà strada fra Zurigo e Milano. La popolazione a mio avviso sta avendo questa percezione. La Città ora deve avere coraggio. Credo che ciò sia anche uno dei motivi alla base della mia elezione. Stiamo parlando di grandi progetti dei quali beneficeranno le future generazioni. Non possono nascere vecchi, ma attrattivi agli occhi dei cittadini di domani. In questo contesto ritengo che i bellinzonesi abbiano voluto mettere un giovane là dove le decisioni vengono prese. La capitale è sempre stata legata al settore pubblico, quindi ex regie federali ed amministrazione cantonale. Ciò ha dato stabilità alla Città e le ha permesso di crescere gradualmente, dando vita a delle zone residenziali con un’ottima qualità di vita. Ora però qualcosa sta cambiando e dobbiamo fare altre scelte».

Cosa non le sta piacendo, invece, della politica?

«I tempi troppo lunghi. Sono una persona molto pragmatica: quando prendo una decisione vorrei poi vedere subito i risultati. In politica non è così».

Nel poco tempo libero che le rimane cosa fa?

«Mi piace stare con la gente, con gli amici. Seguo lo sport, soprattutto l’hockey: sono un grande tifoso dell’HCAP».

Il ritratto

Una sorpresa, certo. Ma, a pensarci bene, mica poi tanto. Mattia Lepori, classe 1996, avvocato praticante in uno studio legale cittadino, è stato eletto lo scorso 14 aprile in Municipio quale rappresentante de Il Centro. Ha superato il collega di lista, ed uscente, Giorgio Soldini. Gli è stato affidato il dicastero Territorio e mobilità lasciato «vacante» dal consigliere nazionale Simone Gianini (PLR), che non si ricandidava. Il 28.enne la politica ce l’ha nel sangue. La mastica fin da quando era piccolo. Il bisnonno, Giuseppe Lepori, è stato consigliere federale dal 1955 al 1959. La passione per la cosa pubblica è innata, insomma: «La mia famiglia mi ha sempre sostenuto nelle scelte. Forse era inevitabile che mi interessassi di politica...».

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