Ticino

«Bloccanti della pubertà da vietare per i minori»

Questi farmaci, sempre più utilizzati per trattare la disforia di genere, destano la preoccupazione del Centro che tramite un’interrogazione chiede al Governo di ragionare su una moratoria cantonale – Giuseppe Cotti: «Fermiamoci prima di fare danni»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
18.01.2025 06:00

Il tema – lo diciamo sin da subito – è di quelli delicati. Complessi dal punto di vista etico. E che vanno dunque trattati con la dovuta cautela, anche solo per il fatto che hanno a che fare con la salute psicofisica dei giovani. Ma che comunque, in particolare alla luce della loro portata quale fenomeno di società, non possono essere taciuti. Stiamo parlando della disforia di genere (il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso di nascita) e dell’utilizzo di farmaci bloccanti della pubertà per trattare questa condizione. Da tempo questi farmaci sono utilizzati per alcuni tumori sensibili agli ormoni sessuali, oppure per la pubertà precoce. Più recentemente, però, si è iniziato a prescriverli anche per la già citata disforia di genere. Insomma, vengono utilizzati per giovani transgender con l’obiettivo di bloccarne e rallentarne lo sviluppo dei caratteri sessuali. Un utilizzo che, per ovvie ragioni, ha già fatto parecchio discutere in diversi Paesi: in Svezia, Finlandia, Francia o nel Regno Unito, l’utilizzo di questi farmaci – in varie forme – è stato ridotto o limitato e regolamentato. Alcune polemiche, più di recente, sono scoppiate anche oltralpe. In Ticino, però, il tema raramente ha fatto parlare di sé. Ora, a tematizzarlo è il Centro, con un’interrogazione al Consiglio di Stato (primi firmatari Fiorenzo Dadò e Giuseppe Cotti) in cui il partito si dice molto preoccupato per il fenomeno. E in cui si chiede al Governo di agire e ragionare su una possibile moratoria per proibire l’utilizzo di questi farmaci ai minorenni.

Dati che mancano

«Lo scorso anno – ricordano i deputati del Centro nell’atto parlamentare – in Svizzera sono stati eseguiti 556 interventi chirurgici di questo tipo (ndr. procedure mediche per il cambio di sesso), con un aumento di 70 casi rispetto al 2023. La maggior parte delle richieste ha riguardato donne che hanno intrapreso un percorso di transizione per identificarsi e vivere come uomini (385 casi contro 171). La procedura più diffusa si è confermata la doppia mastectomia (l’asportazione dei seni), alla quale si sono sottoposte 267 donne (32 delle quali erano ancora minorenni), contro i soli 20 casi in cui un maschio ha richiesto l’impianto di un seno artificiale». Ora, in merito ai farmaci già citati, il Centro spiega, appunto, che «oltre alle procedure chirurgiche, un altro intervento medico rilevante in questo ambito riguarda specificamente i minorenni: la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà». Per il partito «questi trattamenti comportano rischi significativi», senza dimenticare che «la dottrina scientifica più recente sottolinea la carenza di studi a lungo termine in grado di valutarne con precisione l’efficacia e la sicurezza, rilevando importanti preoccupazioni etiche e mediche». Citando poi la posizione scettica al riguardo del direttore del Centro pediatrico di Endocrinologia di Zurigo, gli interroganti mettono l’accento sull’importanza di «approfondire la situazione nel nostro cantone». E questo con l’obiettivo di «comprendere l’entità dell’utilizzo di tali trattamenti e valutare i margini di intervento a livello cantonale per limitarne l’uso, a tutela della salute e del benessere dei minori». Nel dettaglio, dunque, chiedono in primis di poter ottenere le cifre riguardanti gli interventi chirurgici effettuati in Ticino, comprese quelle delle persone che erano minorenni in quel momento. Chiedono poi una valutazione generale del fenomeno al Governo e se esistono statistiche sul numero di minorenni che hanno ricevuto trattamenti con bloccanti della pubertà. E soprattutto domandano se il Governo considera possibile una moratoria cantonale sia sull’utilizzo dei bloccanti della pubertà sia sugli interventi chirurgici che interessano pazienti minorenni.

«La nostra preoccupazione nasce dalle nuove evidenze scientifiche, così come dalle esperienze negative fatte da altri Paesi, come l’Inghilterra, che sostanzialmente ha fatto retromarcia su questo fronte», premette Giuseppe Cotti. «Il rischio è quello di arrivare poi a richieste di de-transizione. Ma a quel punto il danno è fatto», prosegue il deputato del Centro. Insomma, «si chiede oggi di vietare questi interventi medici in Ticino, per i minorenni, partendo dal principio giuridico indiscusso per cui chi intende compiere su di sé un’azione così invasiva, e irreversibile, debba avere raggiunto la maggiore età». Ecco perché, appunto, tramite l’interrogazione «vogliamo conoscere la situazione in Ticino, e nel frattempo chiediamo al Governo che cosa ne pensa di una moratoria, in attesa che la situazione sia più chiara dal punto di vista scientifico», aggiunge Cotti. «Per noi – chiosa il deputato – è un tema fondamentale, politico, e sul quale discutiamo anche del futuro della nostra società. Il nostro non è un approccio contro l’essere trans. Da adulto ognuno è libero di fare quello che vuole del proprio corpo. Ma qui stiamo parlando di bambini e adolescenti».