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Canobbio soccombe al TRAM: l'ufficio postale chiuderà

Il Tribunale cantonale amministrativo dà torto al Municipio sul diniego della licenza edilizia alla Posta – Il Gigante Giallo potrà mettere in atto la sua strategia: inserire una filiale all’interno della farmacia Merloni-Benu
"Trasloco" dall'altra parte della strada. © CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
06.06.2024 06:00

Game over. Le ha provate tutte, il Municipio di Canobbio, per cercare di tenersi stretto il suo ufficio postale. L’ultimo rimasto nel comprensorio e nei comuni vicini, per la precisione. Questa volta ha dovuto deporre le armi di fronte alla sentenza del Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) e incassare il colpo. I giudici hanno respinto il ricorso del Comune che aveva negato la licenza edilizia alla Posta per l’insediamento di una filiale (con un servizio ridotto) nell’antistante farmacia Merloni-Benu. Non è ancora dato sapere cosa ne sarà dello stabile, di proprietà del Gigante Giallo. Fatto sta che Canobbio non avrà più un ufficio postale e il Municipio non intende giocarsi l’ultima carta, ovvero portare la vertenza al Tribunale federale.

I parcheggi bastano

Le motivazioni che hanno portato i giudici cantonali a dare torto al Municipio ruotano attorno al fabbisogno dei posteggi. Per il Comune l’operazione di inserire un’agenzia postale in farmacia non prevederebbe gli stalli necessari. Di contro, il TRAM ha sentenziato che «determinante è la circostanza che il servizio postale richiede, in base ai parametri applicabili per la determinazione del fabbisogno di posteggi, un numero di stalli inferiore rispetto alla farmacia che andrà parzialmente a sostituire/occupare». In altre parole, la farmacia non si ingrandisce, nonostante andrà a inglobare l’agenzia postale. Quindi, non servono più parcheggi. Punto.

Incontri e scontri

Facendo un passo indietro, il Comune di Canobbio aveva negato la licenza edilizia dopo anni di incontri – e scontri – con la Commissione federale delle poste per cercare di trovare una soluzione alternativa alla chiusura dell’ufficio postale al centro del paese. Visto il niet su tutta la linea, aveva deciso di giocare la carta della licenza edilizia, perché senza il suo rilascio non sarebbe stato possibile, per il Gigante Giallo, portare avanti la propria strategia, ovvero inserire l’agenzia in farmacia. La Posta aveva così impugnato la decisione dell’Esecutivo e il Consiglio di Stato aveva «parzialmente accolto» il ricorso. Canobbio, a sua volta, si era opposto al volere governativo con un unico obiettivo: impedire l’operazione. Così, però, non è stato.

«Ormai ne abbiamo preso atto e non intendiamo andare avanti – ci dice il sindaco di Canobbio, Sisto Gianinazzi –. Abbiamo fatto il possibile in questi anni, ma l’impossibile non è fattibile, anche perché andando al Tribunale federale si andrebbero a spendere soldi pubblici e non tutti potrebbero esserne concordi». Per il sindaco, è apparso subito chiaro che «la loro strategia (della Posta, ndr) è sempre stata quella di smantellare più uffici postali possibili e quella di Canobbio rientrava in questa tattica». Un’operazione, quella di inserire l’agenzia in farmacia, che non è vista di buon occhio anche a seguito dell’esperienza di altri comuni, perché «dopo pochi mesi, la Posta si rende conto che non è una strategia che funziona e decide di chiudere», chiosa Gianinazzi. Il Gigante Giallo, lo ricordiamo, giusto settimana scorsa aveva annunciato la chiusura di ben 170 filiali portando avanti, nei prossimi quattro anni, la «Posta di domani» e per «adeguarsi alle esigenze della clientela». Chissà cosa ne pensano, adesso, i cittadini di Canobbio...

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