Caos al TPC, parla l'avvocato di Quadri e Verda Chiocchetti
Non si placa, anzi se possibile s’ingrossa, il caso scoppiato in seno al Tribunale penale cantonale (TPC). Dopo le segnalazioni incrociate fra giudici e le denunce per diffamazione, stavolta a finire al centro delle attenzioni c’è anche il Consiglio della Magistratura (CdM), ossia proprio l’organo chiamato a vigilare sull’operato della Magistratura e dei magistrati. E che formalmente sarà dunque chiamato a pronunciarsi su eventuali sanzioni nei confronti del presidente del TPC, il giudice Mauro Ermani, finito nella bufera in questi giorni per alcuni presunti comportamenti inappropriati, per i quali, appunto, è stato denunciato dai giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti.
È stato proprio il legale di questi due giudici a prendere per la prima volta posizione, scagliandosi appunto proprio contro il CdM, ma non solo. «Ritengo siano oltremodo necessarie alcune precisazioni sulla vicenda che coinvolge il Tribunale penale cantonale», è la premessa dell’avvocato Marco Broggini. «In primo luogo – si legge nel comunicato – va sottolineato che il presidente del CdM è in possesso ormai da quasi due mesi dell’immagine sconcia pubblicata da un noto quotidiano martedì scorso. Del resto questa autorità dispone di una segnalazione contro il giudice Ermani inoltrata nella primavera di questo anno dalla segretaria oggetto di mobbing, nell’ambito della quale sono stati esposti anche altri fatti rilevanti». Detto ciò, l’avvocato va più nel dettaglio, riprendendo quanto affermato da Damiano Stefani al nostro giornale. «Leggo oggi che secondo il presidente del CdM una sospensione immediata di un magistrato sarebbe possibile “solo in caso di reato grave”. In realtà l’art. 82 LOG prevede che il CdM può sospendere un magistrato oggetto di un procedimento penale “quando le circostanze del caso lo giustificano”». Insomma, la lettura che l’avvocato dà dell’articolo di legge differisce da quella fatta da Stefani. «Se ciò non bastasse – aggiunge Broggini – l’art. 29 del Regolamento del CdM conferisce al suo presidente la facoltà di sospendere immediatamente un magistrato oggetto di un procedimento disciplinare (non penale) quando sussistono seri pericoli non soltanto per l’amministrazione della giustizia, ma per la sua immagine (!)». Come dire: l’avvocato non chiede direttamente la sospensione di Ermani, ma perlomeno suggerisce che gli elementi in possesso del CdM siano sufficienti per andare in quella direzione. «Fino ad oggi nulla è stato intrapreso, né tantomeno il giudice interessato, nonostante le richieste pressoché unanimi della politica, ha ritenuto di autosospendersi almeno provvisoriamente», scrive in tal senso Broggini, il quale si dice perplesso nel «costatare che il presidente del CdM continui ad esprimersi sui media in merito a problematiche che sarà chiamato a giudicare, palesando oltretutto opinioni personali non certo richieste dalla situazione a dir poco delicata». L’avvocato va poi oltre, attaccando ancora il presidente Stefani: «Tra le righe egli sembra quasi voler banalizzare l’invio della nota immagine da parte del giudice Ermani alla segretaria del TPC, che oltretutto all’epoca era già da tempo vittima di mobbing».
Broggini, però, non risparmia una critica neppure al procuratore generale Andrea Pagani. Riguardo alla querela fatta lo scorso mese dai suoi due assistiti nei confronti di Ermani, l’avvocato nota: «Dopo aver subito informato lo stesso presidente (ndr. del CdM), con lettera 30 luglio ho esplicitamente chiesto al procuratore generale di sospendere la trattazione del procedimento, in quanto mi era stato comunicato che a breve sarebbe avvenuto un incontro conciliativo. Mi sfugge il motivo per il quale lo stesso PG, ad una decina di giorni dalla ricezione di questa chiara richiesta, abbia ritenuto in tutta fretta di sollecitare la nomina da parte del Consiglio di Stato di un procuratore pubblico straordinario con questo compito».
Anche se, va detto, una volta partita la querela è ovvio che la competenza di decidere un’eventuale sospensione spetta poi esclusivamente al Ministero pubblico. In ogni caso, ora è troppo tardi: siccome l’incarto è passato nelle mani del procuratore straordinario Passini (titolare del procedimento penale), sarà quest’ultimo a decidere in merito.