Tutta la politica scarica Mauro Ermani
A lanciare per primo il sasso era stato Fiorenzo Dadò, presidente della Commissione giustizia e diritti. «Se le foto che si sono viste venissero confermate, qualcuno dovrebbe fare una profonda riflessione sul suo ruolo all’interno della Magistratura e sul danno che sta arrecando all’immagine del potere più importante dello Stato. Un passo indietro? Considerando che si occupa anche di casi di pedofilia e di reati sessuali una qualche riflessione il giudice Ermani la deve fare». Non una richiesta diretta di dimissioni, è vero, ma comunque il presidente del Centro aveva fatto capire che così non si può andare avanti.
«Agire subito»
Le forti tensioni all’interno del Tribunale penale cantonale a seguito delle segnalazioni incrociate fra i giudici e poi della denuncia penale per reati contro l’onore stanno dunque montando anche a livello politico. L’MPS, ad esempio, oltre a chiedere l’attivazione dell’Alta vigilanza immediatamente dopo lo scoppio del caso, oggi è andato più a fondo chiedendo le dimissioni del giudice. In un comunicato, il movimento si è concentrato sia sulla foto che Ermani avrebbe inviato a una dipendente amministrativa del Tribunale, sia più in generale su presunti «comportamenti riprovevoli» tenuti dallo stesso giudice nel corso degli anni. «Lasciar passare la vicenda, oppure ridurla a un atteggiamento di tipo goliardico, appare assolutamente inaccettabile: è il proliferare di questi atteggiamenti che tendono a rendere “accettabile” il sessismo ordinario», scrivono i deputati dell’MPS. «Qualche voce isolata si è levata chiedendosi se Ermani possa ancora rimanere al suo posto. Noi pensiamo che non sia più possibile». Di qui, dunque, l’invito formale al giudice «a rassegnare le dimissioni dalla Magistratura».
L’articolo di legge
Toni leggermente più sfumati arrivano dai Verdi. In una presa di posizione, i co-coordinatori Samantha Bourgoin e Marco Noi hanno espresso «preoccupazione» per la situazione in cui versa il TPC. E si chiedono se «non ci siano gli estremi per attivare la sospensione cautelare citata nell’articolo 82 della Legge sull’organizzazione giudiziaria che il Consiglio della Magistratura può decretare qualora un magistrato fosse oggetto di una procedura penale». Ermani, secondo gli ecologisti, «non sembra al posto giusto per giudicare inopportuni o inammissibili comportamenti altrui», perché «non sa discernere tra ‘‘leggerezza’’ e ‘‘inopportunità’’ o addirittura ‘‘inammissibilità’’ di un proprio comportamento». Tuttavia, sulla richiesta di attivazione dell’Alta vigilanza arrivata dall’MPS, non arriverà l’appoggio dei Verdi: «In questo momento appare prematura».
«Clima insostenibile»
Un appoggio che arriverà quasi certamente dal PS. Ivo Durisch, membro della Commissione giustizia e diritti, a titolo personale saluta positivamente la proposta dell’MPS. «La situazione in seno al TPC è grave», premette. «Il clima di lavoro all’interno della Corte è insostenibile, e il rischio che a farne le spese sia il buon funzionamento della stessa esiste». Sulle dimissioni del giudice, inoltre, Durisch spiega che «una riflessione si impone. Purtroppo questo caso avrà conseguenze sul buon funzionamento del TPC». Più in generale, il deputato socialista invita anche a guardare oltre questa vicenda. «C’è un malumore diffuso in tutta la magistratura dovuto a una serie di fattori», dice. «La Commissione sta lavorando per migliorare la situazione e per fare in modo che simili episodi non si ripetano più». In un comunicato, poi, il PS crtitica fermamente gli episodi «di mobbing e molestie sessuali» all’interno del TPC. «Il Consiglio della Magistratura deve fare chiarezza al più presto e, in caso di conferma, un passo indietro del giudice Ermani (tra l’altro eletto in quota PS, ndr) è inevitabile». Ad ogni modo, nell’attesa di una decisione, «fermo restando che non tocca alla politica esprimersi sulla gestione del personale giudiziario per non ledere l’indipendenza istituzionale e la separazione dei poteri», il partito «condivide che un’autosospensione del diretto interessato o una decisione di sospensione da parte del Consiglio della Magistratura sarebbe un passo dovuto». Chiesta anche la creazione di una task force che rifletta sulle possibili soluzioni di questa «grave problematica istituzionale». A farne parte dovrebbero essere il Dipartimento delle istituzioni, la Giustizia e diritti e il CdM.
«Mi ha colpito molto»
«Ciò che ho appreso dalla stampa mi ha colpito», spiega invece Cristina Maderni, deputata PLR e vicepresidente della Giustizia e diritti. «Non avendo ancora discusso del caso assieme al gruppo parlamentare, parlo a titolo personale. Ma posso dire che a preoccuparmi, in particolare, è il tempo intercorso fra la segnalazione (in questo caso il mobbing che avrebbe subito una segretaria, ndr) e la ricerca di una soluzione». Nel caso specifico, riprende Maderni, «la situazione era già emersa mesi fa. Ma il problema non è stato affrontato in tempi brevi. E, anzi, si è aggravato». Secondo la deputata, a pesare ancora di più è il fatto che «il caso riguarda persone che giudicano». Di conseguenza, «si dovrebbe fare una riflessione su un’eventuale sospensione». Dal PLR, però, non dovrebbe arrivare alcun appoggio all’attivazione dell’Alta vigilanza. «Al momento è prematuro», spiega Maderni. «Sul caso stanno lavorando un procuratore straordinario nominato settimana scorsa dal Governo e il Consiglio della Magistratura. Se venissero evidenziati dei problemi, allora l’Alta vigilanza potrebbe esserci. Ma, ripeto, bisogna prima aspettare le conclusioni della procedura».
Piano con i giudizi
«Non è certamente serio quanto avvenuto e sta avvenendo all’interno del TPC», ammette da parte sua Alessandro Mazzoleni, membro leghista della Commissione. Tuttavia, «è ancora prematuro esprimersi sulle conseguenze». Secondo Mazzoleni, non bisogna dunque correre il rischio di esporre giudizi affrettati sul caso. Inoltre, «la professionalità di Ermani non è certamente in discussione». In generale, il deputato chiede però maggiore autocritica da parte della stessa Magistratura: «Non si può sempre dare la colpa alla politica per le mancanze in termini di forza lavoro e infrastrutture quando parte dei problemi arriva dall’interno», chiosa. Infine, sull’attivazione dell’Alta vigilanza, Mazzoleni frena: «Non siamo né favorevoli né contrari, ma bisogna farlo al momento giusto e con tutti gli elementi al loro posto. Adesso è prematuro anche perché ad oggi nemmeno si è ancora espresso in merito il Consiglio della Magistratura».
«È scioccante»
«Quanto successo è scioccante», taglia corto Roberta Soldati, deputata UDC. «Il buon nome della Giustizia è stato totalmente infangato. Così come quello di tutti i professionisti seri e diligenti che ne fanno parte». Alla luce di queste considerazioni, anche la democentrista chiede un passo indietro da parte di Ermani. «A questo punto, sarebbe auspicabile che sia il giudice stesso ad autosospendersi, vista anche la lunghissima carriera che ha alle spalle». Per quanto riguarda l’attivazione dell’Alta vigilanza, il partito non ha ancora preso una decisione. «Dobbiamo prima parlarne in gruppo», evidenzia Soldati. «Ma la situazione», ribadisce, «è davvero molto grave».