Caro affitti, ma quanto dovrò pagare in più?
Che cosa succederà, con il rialzo del tasso di riferimento all’1,5% annunciato dall’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB)? Caritas Svizzera non ha dubbi: il rischio di una tempesta perfetta, con il rincaro dei canoni di locazione che coincide con l’incremento delle spese accessorie nelle prossime settimane, è reale. Tradotto: le famiglie a basso reddito, nel nostro Paese, sono esposte a un maggiore rischio di povertà. Di più, un ulteriore aumento di 0,25 punti percentuali del tasso per i contratti di locazione «può essere previsto per il prossimo inverno o per il 2024», ha annunciato Martin Tschirren, direttore dell'UFAB. All'orizzonte, pare di capire, i nuvoloni si addensano.
Perché tutti questi aumenti?
Il ritocco verso l’alto del tasso, spiega Caritas Svizzera, si tradurrà in un aumento delle pigioni del 3%, a partire dall’autunno, per circa la metà degli inquilini. Non solo, i locatori possono scalare il 40% dell’inflazione generale proprio sul canone di locazione. Come detto, pure i costi accessori sono in aumento. «Per le famiglie con i redditi più bassi, queste rilevanti spese aggiuntive per l’alloggio sono una stangata» dice Andreas Lustenberger, responsabile del settore Studi scientifici e politica presso Caritas Svizzera. Anche perché, sullo sfondo, non bisogna dimenticare il rincaro dei prezzi dei generi alimentari, dei beni di uso quotidiano e dei premi della casa malati. Ancora Lustenberger: «Gli oneri finanziari stanno diventando sempre più insostenibili, il che contribuisce ad accrescere il rischio di povertà».
D’accordo, ma l’affitto quanto mi costerà in più?
Il carico aggiuntivo, chiarisce Caritas, è diverso e dipende dal singolo caso. Una famiglia di quattro persone, con un affitto di 1.800 franchi, con la modifica del tasso si ritrova 54 franchi in più al mese da pagare. Cui bisogna aggiungere l’aumento del canone di locazione causa inflazione: se l’affitto non è stato adeguato per due anni, l’incremento equivale all’incirca a 37 franchi. Capitolo energia: con un sistema di riscaldamento a gasolio standard, i costi accessori salgono di circa 45 franchi. Il totale dei costi aggiuntivi, dunque, è pari a 136 franchi al mese solo per l’alloggio.
Ciò, spiega Caritas, potrebbe costringere le persone interessate a eliminare le attività ricreative per i figli o a rinunciare a un’alimentazione equilibrata e ad attingere agli eventuali risparmi messi da parte. Per tacere del rischio di indebitamento.
Anche nel nostro Paese, insomma, la povertà bussa alla porta di molti nuclei familiari. Ne avevamo già parlato, qui e qui, concentrandoci anche sul Ticino. Caritas, al riguardo, auspica che la politica si assuma le sue responsabilità e agisca con misure concrete. Dalla messa a disposizione di alloggi accessibili ai sussidi, passando per altre forme di aiuti finanziari diretti.
A che cosa bisogna prestare attenzione?
L’attenzione, ora, è rivolta proprio all’aumento degli affitti. L’Associazione svizzera inquilini, l’ASI, ha subito lanciato l’allarme: sei proprietari non hanno applicato le precedenti riduzioni del tasso di interesse di riferimento, si legge in una nota, l’aumento non è giustificato. E i costi, dal canto loro, spesso sono addirittura sovrastimati.
L’ASI, fra le altre cose, suggerisce di valutare con attenzione un eventuale aumento dell’affitto. Aumento dal quale è possibile difendersi presentando un ricorso presso la Commissione arbitrale competente entro trenta giorni dalla ricezione dell’avviso. L’ASI, sul proprio sito, mette anche a disposizione un calcolatore del canone locativo.
Questo tasso era già aumentato in passato?
È la prima volta, dal 2008, che il tasso di interesse di riferimento aumenta. Finora, era sceso nove volte. L’ASI, in questo senso, ha sottolineato come solo il 30% dei proprietari ha concesso una riduzione dell’affitto ogni volta in cui gli inquilini ne avrebbero avuto diritto. Secondo i calcoli dell’associazione, gli affitti sarebbero dovuti diminuire per un totale di 9 miliardi di franchi. E invece sono aumentati, per anni.
Che cosa dice l'UFAB?
Un aumento di un quarto di punto del tasso di riferimento, ha detto dal canto suo l'UFAB, autorizza il locatore a chiedere un aumento dell'affitto del 3%, a condizione che l'affitto attuale sia basato sul vecchio tasso di riferimento dell'1,25%. «Questa condizione dovrebbe applicarsi a circa la metà dei contratti di locazione». Per l'altra metà, non dovrebbe esserci alcun aumento.
Se l'affitto si basa su un vecchio tasso più alto di quello attuale, invece, si ha diritto a una riduzione. Oltre il 60% dei residenti in Svizzera vive in affitto, una percentuale molto alta rispetto agli standard internazionali. L'UFAB insiste sul fatto che «non ci sarà un aumento generale degli affitti». E ancora: «Se avete firmato un contratto di locazione cinque anni fa con un tasso di riferimento del 2,25%, potete stare tranquilli». L'incertezza però rimane. «Non sappiamo come reagiranno i proprietari. Ma c'è da aspettarsi che quelli che hanno concesso riduzioni in passato procedano con aumenti».