Casse malati e deduzioni fiscali, un aiuto concreto o inefficace?
Maurizio Agustoni, favorevole: «Una proposta semplice e immediata a favore del ceto medio»
Già oggi il Ticino è il Cantone in Svizzera che prevede gli importi massimi più elevati per le deduzioni fiscali degli oneri assicurativi. È davvero necessario, quindi, concedere ulteriori deduzioni per chi ha figli?
«I premi di cassa malati sono in continuo aumento e le attuali deduzioni fiscali sono spesso inferiori ai premi effettivi. Il Canton Ticino, assieme Argovia e Basilea-Città, è rimasto tra i pochissimi Cantoni in Svizzera che non prevedono la deducibilità del premio di cassa malati dei figli. Anche sul piano federale, nella riforma dell’imposta federale diretta, è prevista l’introduzione di una deduzione di 1.200 franchi per figlio. Non è giusto che le famiglie ticinesi paghino le imposte anche sui soldi che devono versare alle casse malati per i premi dei loro figli (obbligatori per legge)».
Per loro natura le deduzioni fiscali hanno un effetto progressivo: l’aiuto cresce man mano che aumenta il reddito. Non è che, così come sostengono i promotori del referendum, queste risorse finanziarie potevano essere utilizzate in maniera più mirata per chi fatica a pagare i premi di cassa malati?
«La proposta in votazione va in larga misura a favore del ceto medio. Secondo le stime del Consiglio di Stato, l’82.5% del risparmio fiscale andrà a beneficio di famiglie con un reddito imponibile inferiore a 150.000 franchi, ovvero circa 32.000 famiglie ticinesi. Una famiglia con due figli e un reddito imponibile di circa 65.000 franchi avrà un risparmio fiscale di 300-350 franchi, a dipendenza del moltiplicatore d’imposta del Comune di domicilio. Non è escluso che possano essere adottate anche altre misure, ma rivedere il meccanismo dei sussidi di cassa malati prenderebbe anni. Inoltre, una parte di ceto medio non riceverà mai sussidi di cassa malati, soprattutto chi vive in un alloggio di proprietà. La proposta in votazione è semplice e immediata ed entrerebbe in vigore già con la prossima dichiarazione fiscale».
I promotori del referendum fanno anche notare che l’aiuto sarà esiguo, pari a qualche decina di franchi al mese. Che cosa risponde?
«Innanzitutto, non si tratta di un aiuto, ma di una misura di equità fiscale: non è giusto che le famiglie ticinesi paghino le imposte anche sui soldi che devono versare alle casse malati per il premio dei figli. Inoltre, in risparmio fiscale di circa 300-350 franchi non cambia la vita di una famiglia, ma non mi sembra un importo da disprezzare. Nel complesso le famiglie ticinesi avranno in tasca circa 10 milioni di franchi in più all’anno; penso sia una misura utile e sensata, soprattutto se pensiamo che il tasso di natalità del nostro Cantone è tra i più bassi della Svizzera».
La situazione delle finanze cantonali la conosciamo tutti. Presto occorrerà varare una manovra di rientro. È sostenibile in questo contesto rinunciare a diversi milioni di franchi per le casse pubbliche?
«È giusto pensare alle casse pubbliche, ma è altrettanto giusto pensare anche alle casse delle famiglie ticinesi. In questi anni, le famiglie ticinesi hanno dovuto subire le conseguenze dell’inflazione, in particolare l’aumento dei premi di cassa malati. Inoltre, le famiglie ticinesi, contrariamente allo Stato, non hanno grandi margini di manovra nella riduzione delle loro spese. Lo sgravio fiscale rappresenta lo 0,13% della spesa cantonale; mi sembra quindi un importo sostenibile. In questa situazione, non è giusto che le famiglie ticinesi continuino a pagare le imposte su dei soldi che in realtà vanno alle casse malati».
Queste deduzioni fiscali andranno ad aiutare le famiglie con figli. E tutte le persone sole, le coppie senza figli oppure gli anziani?
«Oggi il Cantone Ticino “spende” circa 340 milioni di franchi all’anno in sussidi di cassa malati; questi sussidi sono adeguati alla crescita dei premi di cassa malati. C’è quindi sicuramente grande attenzione per le fasce più fragili della popolazione. L’obiettivo, anche per il Centro, è che il premio di cassa malati non superi il 10% del reddito. Oltre a una riforma del sistema di sussidi, si deve pensare anche ad altre misure, soprattutto sul piano federale. Come detto anche in precedenza, queste misure non sono in contrasto con la proposta in votazione, che è una misura di equità fiscale e che consentirà un risparmio immediato a favore delle famiglie del ceto medio».
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I premi di cassa malati aumentano di anno in anno. Ora arriva un aiuto concreto (perlomeno per chi ha figli) e voi lo contrastate. Perché?
«Proprio perché l’impatto dei premi sul ceto medio e medio basso è diventato insostenibile, l’intervento dello Stato per ridurlo è indispensabile. Ma deve venir fatto in maniera adeguata, attraverso aiuti e non attraverso deduzioni fiscali. Solo con gli aiuti (sussidi) si utilizzano le risorse dello Stato in maniera efficiente per questa politica. Lo strumento delle deduzioni non è quello corretto, perché coloro che ne beneficiano maggiormente sono le persone che di questo aiuto non hanno bisogno. In questo senso le deduzioni non permettono di raggiungere l’obiettivo tanto sbandierato e oltretutto aumentano le disuguaglianze, allargando ulteriormente il divario tra le persone ricche e quelle in difficoltà. Le famiglie che fanno fatica a pagare i premi sono molte e vanno assolutamente aiutate. Per questo motivo abbiamo proposto in Parlamento un controprogetto molto più efficace basato sui sussidi, che però è stato bocciato».
Voi contestate le cifre fornite dal Governo e utilizzate un calcolo diverso. Le simulazioni del Governo, però, sembrano parlare chiaro. Ad esempio: una famiglia con due figli con un reddito imponibile di circa 65mila franchi potrebbe risparmiare tra i 300 e 350 all’anno. Cosa non va?
«Il calcolo del Governo parte dal presupposto che questa famiglia non riceve i sussidi di cassa malati. Se così fosse, il calcolo sarebbe corretto, ma la realtà è un’altra. Una famiglia con due figli e un reddito di 65mila franchi di imponibile ha diritto ai sussidi di cassa malati. La deduzione aggiuntiva le serve a poco, perché potendo dedurre dalle imposte solo i premi al netto dei sussidi, di fatto già oggi può dedurre praticamente il massimo. La nuova deduzione sarà invece interessante per chi ha redditi ben superiori. Per la famiglia con 65mila franchi di imponibile il beneficio delle nuove deduzioni sarà molto ma molto inferiore a quanto sostiene il Governo. Per questo abbiamo proposto di utilizzare i 10 milioni, il costo cumulato cantonale e comunale delle deduzioni, per aumentare i sussidi al ceto medio, allargando anche la fascia dei beneficiari. In questo modo la famiglia con un imponibile di 65mila franchi e due figli riceverebbe un aiuto superiore di 1.000 franchi, e questo sì sarebbe un aiuto mirato e consistente».
Tutti gli altri Cantoni in Svizzera utilizzano questo strumento. Perché il Ticino dovrebbe fare eccezione?
«Il Ticino ha le deduzioni generali fra le più alte di tutta la Svizzera, anche per quanto riguarda gli oneri assicurativi e i figli. Per questo motivo non sono finora mai state introdotte deduzioni aggiuntive specifiche per i premi di cassa malati dei figli. Per esempio, per quanto riguarda le deduzioni per oneri assicurativi la media svizzera per una coppia è di 5.185 franchi, in Ticino già oggi possiamo dedurne 10.500, più del doppio. Vorrei ricordare che non andrebbe fatta socialità con la fiscalità. Utilizzando le deduzioni dicendo di fare socialità si ingannano le cittadine e i cittadini. Infatti, le deduzioni non sono aiuti mirati, anzi contribuiscono ad aumentare le disuguaglianze, perché i maggiori benefici li ottengono i redditi alti. In questo caso il maggior beneficio lo ricevono famiglie che non hanno problemi a pagare i premi. Le deduzioni inoltre non sono trasparenti. Infatti, è complesso calcolare quanto costino effettivamente in termini di minori entrate. Nel 2016 abbiamo calcolato che le sole deduzioni per oneri assicurativi comportavano minori entrate per 200 milioni, più di quanto costano oggi i sussidi di cassa malati ordinari».
Voi ricordate che le persone sole o le coppie senza figli non riceveranno alcun aiuto. Ma chi ha figli deve sostenere spese che gli altri non hanno.
«Noi cerchiamo attraverso gli aiuti di sostenere chi ha realmente bisogno, ad esempio lo abbiamo fatto con gli assegni famigliari di complemento. Una volta l’aiuto mirato era un obiettivo anche del centro e della destra, di cui però qui si sono del tutto dimenticati. Inoltre il fatto di avere dei figli non è necessariamente un indicatore di povertà, anzi. Oggi ad esempio in Ticino sono le persone anziane quelle maggiormente colpite dalla povertà, perché in molti casi per pudore non chiedono gli aiuti di cui avrebbero bisogno. Noi chiediamo di combattere il mancato ricorso alle prestazioni, ma le risposte concrete tardano ad arrivare, mentre si continua a perpetuare la strada delle deduzioni fiscali».
Ma la vostra battaglia non è un po’ troppo ideologica, di fronte a una proposta molto concreta?
«Noi siamo stati molto concreti. In Parlamento abbiamo fatto una proposta precisa in contrapposizione alle deduzioni: si trattava di dare aiuti invece di sgravi, con lo stesso costo globale previsto per le deduzioni. L’aiuto sarebbe andato a quelle famiglie con figli che oggi pagano, dedotti gli aiuti, più del 10% del loro budget per i premi cassa malati. Una risposta concreta e mirata per contrastare l’impatto negativo sulle famiglie con figli dovuto all’aumento dei premi. La risposta è stata: la vostra proposta è migliore, ma noi vogliamo sgravi e non aiuti. Siano i lettori a trarre la conclusione su chi si è mosso in maniera ideologica su questo tema».