Le altre proposte

Casse malati, il Consiglio di Stato chiude la porta al controprogetto del PLR

Sul tavolo della Gestione ci sono le due iniziative popolari di PS e Lega – Il Governo ha «bocciato» la via di compromesso avanzata dai liberali radicali
© CdT/Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
24.03.2025 23:30

Chiusosi un capitolo, quello del referendum sul risparmio da 10 milioni sui sussidi, in Ticino in tema di casse malati si imporrà ora un nuovo fronte, se possibile ancora più intricato in termini di alleanze politiche, sicuramente più importante in termini di impatto per le finanze cantonali. Sì, perché da diverse settimane sul tavolo della Commissione gestione e finanze ci sono due iniziative popolari che in modi molto diversi tra loro cercheranno di ridurre l’impatto dell’aumento dei premi per i cittadini. Da una parte c’è l’iniziativa del PS, la quale chiede che nessuno debba pagare più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi, intervenendo con maggiori sussidi per un costo stimato di circa 300 milioni di franchi. Dall’altra c’è il testo leghista che propone di rendere i premi integralmente deducibili nella dichiarazione delle imposte, per un costo stimato (in mancati introiti) di circa 90 milioni di franchi. A queste due proposte, però, recentemente se n’era aggiunta una terza, targata PLR, per il momento presentata sotto forma di interpellanza, ma con l’obiettivo dichiarato di eventualmente diventare un controprogetto alle due iniziative già citate. L’idea dei liberali radicali, in sintesi, prevede l’utilizzo di una parte degli attuali 420 milioni dedicati ogni anno ai sussidi per aumentare la quota di finanziamento con cui il Cantone copre i costi ospedalieri stazionari, oggi fissata al minimo di legge (55%, il restante 45% è pagato dalle casse malati). Aumentando la percentuale, concretamente, le casse malati pagherebbero una quota minore e si andrebbe quindi ad abbassare il premio per tutti, senza passare dal meccanismo dei sussidi. Un vero e proprio «cambio di paradigma», come l’ha definito la deputata Simona Genini in aula, per cercare di risolvere il problema a monte.

Non siamo Zugo

Ora, proprio oggi in Gran Consiglio il direttore del DSS, Raffaele De Rosa, ha risposto all’interpellanza del PLR, essenzialmente rigettando la proposta di controprogetto.

Il consigliere di Stato ha innanzitutto spiegato che la competenza per aumentare tale quota spetterebbe al Gran Consiglio, e non al Governo. Inoltre, ha evidenziato che solo in due particolari eccezioni i Cantoni hanno deciso di alzare tale quota: Basilea Città (al 56%) e Zugo (addirittura al 99%). Tutti gli altri cantoni hanno invece sempre optato per la quota minima prevista dalla legge. «In questo contesto uniforme ha destato scalpore e anche una certa invidia la decisione di Zugo di assumere il 99% dei costi delle degenze per il 2026 e il 2027». Ma, ha aggiunto, «giova ricordare che la situazione finanziaria di Zugo è leggermente (ndr. eufemismo) diversa dalla nostra: nel 2023 ha chiuso l’esercizio con un utile di 461 milioni di franchi».

Ad ogni modo, entrando nel merito della proposta, De Rosa ha snocciolato le possibili conseguenze degli scenari ipotizzati nell’interpellanza del PLR. Ad esempio, portare la quota dal 55% al 65% costerebbe al Cantone 75 milioni; portarla al 95%, invece, circa 300 milioni. La riduzione procapite sul premio medio per i cittadini sarebbe di 182 franchi all’anno (passando al 65%) e di 728 franchi (al 95%). In soldoni, l’aggravio netto per le finanze sarebbe compreso tra 61 milioni (al 65%) e 244 milioni (al 95%). Il che significa, tradotto, che il Governo non ritiene tale proposta un possibile controprogetto alle due iniziative. «Non è sostenibile per le finanze cantonali e il Consiglio di Stato non può responsabilmente proporre un simile aumento della quota parte», ha chiosato De Rosa.