La ricorrenza

Cento anni elettrizzanti

Airolo: la Calcaccia fu una delle prime centrali idroelettriche realizzate in Ticino in un periodo fertile per il nostro Cantone - La produzione media attuale corrisponde a quella di 2.900 economie domestiche - La concessione è scaduta nel 2003: il tortuoso iter ha fatto un passo avanti grazie al via libera di Berna
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Alan Del Don
08.08.2023 06:00

Nel contesto energetico attuale l’idroelettrico assume viepiù importanza. Tanto che, come ben sapete, Confederazione e Cantoni hanno adottato una strategia chiara per rafforzare una fonte che nel 2020 ha fornito addirittura un sesto della produzione mondiale di elettricità. La storia e lo sviluppo del Ticino sono legati indissolubilmente alla realizzazione delle centrali che hanno avuto un impatto sul territorio (in tutti i sensi) e sono state altresì al centro di accesi dibattiti a livello politico. Basti ad esempio ricordare un titolo della Neue Zürcher Zeitung di fine maggio 2006, quel «Tessiner Streit» emblematico di quanto il tema continui a scaldare gli animi a Sud delle Alpi. Dove, esattamente un secolo fa, venne messo in esercizio l’impianto della Calcaccia, uno dei primi alle nostre latitudini.

La lungimiranza del Comune

È l’occasione, dunque, per celebrare una centrale di cui si è scritto e detto tanto in questi cento anni. Ed altrettanto si continuerà a fare in prospettiva, considerando che c’è in gioco il rinnovo della concessione (scaduta nel 2003) per lo sfruttamento delle acque per altri 40 anni. Un iter tortuoso che, comunque, la scorsa primavera ha fatto segnare un passo avanti alla luce del via libera del Consiglio federale al piano di protezione e di utilizzazione dell’impianto di proprietà dell’Azienda elettrica comunale di Airolo. Ma questa è musica del futuro, sulla quale ci concentreremo più avanti. Il passato ci dice, invece, che è grazie alla lungimiranza dell’Associazione per l’illuminazione del paese altoleventinese che oggi la valle ed il Ticino possono contare su un’infrastruttura performante. Nel 1890 iniziò a gestire una piccola centrale che rappresentava la «luce» del borgo. Da notare che appena un anno prima era stata inaugurata, a Faido, la prima centrale idroelettrica ticinese; seguirono quelle della Val Mara, della Morobbia e della Verzasca.

L'onda del progresso

Cavalcando l’onda del progresso, nel 1921 il Municipio di Airolo decise di costruire un impianto proprio. I veli alla Calcaccia vennero tolti dopo due anni: potenza installata di 950 kW e produzione media annua pari a 4,8 GWh. «Le centrali realizzate fino alla fine degli anni ’20 furono in grado di soddisfare il fabbisogno del Cantone fino al secondo dopoguerra permettendo l’esportazione a Nord delle Alpi dell’energia prodotta sia dall’impianto del Piottino che del Lucendro», si legge in un contributo del giugno 2022 apparso sulla rivista del Cantone «Dati - Statistiche e società». Dopo mezzo secolo la Calcaccia venne completamente rifatta aumentando sia la potenza (2.200 kW) sia la produzione media annua che ha raggiunto i 7,5 GWh.

Dalla protesta alla speranza

La terza tappa di ampliamento della centrale airolese è datata 1986-1987 ed ha riguardato la captazione e l’adduzione del torrente Calcaccia nonché l’ulteriore valorizzazione che ha portato ad una potenza di circa 3.600 kW e ad una produzione media annua di 13,2 GWh che corrisponde a quella di 2.900 economie domestiche. La concessione è scaduta nel 2003. La domanda iniziale di rinnovo da parte del Comune era stata respinta dal Dipartimento delle finanze e dell’economia. All’opposizione scontata di Airolo si aggiunse il coro di protesta che si alzò non solo dalla valle, ma pure dal resto del Bellinzonese, in quanto parallelamente era in gioco il futuro della Morobbia. Il 19 ottobre 2010 il Gran Consiglio rinunciò ad esercitare il diritto di riversione della Calcaccia. A che punto è la procedura? Il piano di protezione e di utilizzazione, presentato dal Cantone, è stato adottato dal Consiglio federale lo scorso marzo. L’iter sembra finalmente in discesa.

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