Codocenza più flessibile dall’asilo alle elementari
Oggi come oggi, una classe di scuola elementare o dell’infanzia può essere affidata a due docenti unicamente nel caso in cui entrambi lavorino con una percentuale del 50%. Esiste, detto altrimenti, un «vincolo» dell’impiego al 50% per i docenti contitolari. Questo vincolo, come vedremo, potrebbe però presto cambiare. La politica cantonale sembra infatti intenzionata a introdurre la possibilità – per un periodo limitato nel tempo (per tre anni, prolungabili fino a sei) – di suddividere il tempo di lavoro tra docenti contitolari in maniera più flessibile.
Dall’idea al Parlamento
L’idea di rendere più flessibile l’attuale vincolo prende le mosse da un’iniziativa parlamentare del 2022 (firmatari Nicola Pini, Sabrina Aldi, Giorgio Fonio e Fabrizio Sirica). In estrema sintesi, i deputati miravano a sopprimere il vincolo per favorire la permanenza di personale formato all’interno del mondo della scuola, promuovere la conciliabilità lavoro-famiglia e il perfezionamento professionale, e più in generale il benessere e la qualità di vita per il corpo docenti.
Ora, nel marzo dell’anno seguente, il Governo ha fatto una prima apertura in tal senso. Dicendosi di principio disponibile a una flessibilizzazione del tempo di lavoro, il Consiglio di Stato nel messaggio governativo ha comunque fatto notare le potenziali difficoltà organizzative che un cambiamento simile potrebbe comportare. Nonostante ciò, su suggerimento della Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni, il Governo si è detto aperto a un cambiamento, proponendo dunque – tramite un controprogetto all’iniziativa – di permettere una suddivisione del tempo di lavoro diversa dal 50% tra docenti contitolari, ma unicamente quale «deroga» e solo per un anno.
Una proposta che in queste settimane la Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio ha essenzialmente definito «troppo timida». Nel rapporto della relatrice Maddalena Ermotti-Lepori (firmato da tutte le forze politiche presenti in Commissione) viene infatti evidenziato che «un anno non basta né per una formazione continua, né per assumere compiti nella gestione della scuola, nemmeno per attendere che il proprio figlio sia inserito alle scuola dell’infanzia». Ritenendo dunque urgente almeno una parziale approvazione dell’iniziativa, il rapporto commissionale propone di introdurre nella legge il concetto di «deroga» avanzato dal Governo, ma per un periodo più lungo: tre anni, prolungabili a sei. Ora, sulla proposta della Commissione, verosimilmente già nella sessione prevista a fine gennaio, si esprimerà il Parlamento.