Crotta sconfitto, RSI bacchettata

Probabilmente tutti si ricordano del servizio «Verdure indigeste», andato in onda il 5 maggio di due anni fa durante la trasmissione Patti Chiari. Un servizio in cui una troupe della RSI illustrava le condizioni igieniche all’interno dell’azienda agricola Enzo Crotta SA di Muzzano. Una trasmissione che sollevò un polverone e che spinse molti clienti di Crotta (soprattutto i grandi magazzini, che si rifornivano di verdure dall’azienda sottocenerina) ad annullare i contratti di fornitura. Crotta, dopo la messa in onda, ha denunciato la RSI per diffamazione e calunnia ma, nelle scorse settimane, il Ministero pubblico ha deciso di chiudere il caso. La procuratrice pubblica Anna Fumagalli ha infatti deciso di firmare un decreto d’abbandono che di fatto assolve i giornalisti che si occuparono dell’inchiesta. Il perché è presto detto. «Crotta - viene spiegato - ha potuto visionare con largo anticipo il servizio che sarebbe stato mandato in onda, e stessa cosa ha potuto fare il suo legale. A seguito della presa di coscienza del contenuto del medesimo nulla è stato fatto per impedirne la diffusione e, anzi, il querelante ha richiesto di poter effettuare una seconda ripresa della sua azienda in modo da mostrare gli accorgimenti apportati a seguito della prima intrusione dei giornalisti». Crotta (che in seguito ha cambiato avvocato) non può dunque pretendere di far causa alla RSI per un servizio che ritiene ingiurioso senza aver tentato - prima - di opporsi alla messa in onda.
I dubbi sulle fotografie
Cinque delle sei pagine che compongono il documento con cui il Ministero pubblico chiude definitivamente il caso (questo perché Crotta ha deciso di non ricorrere alla decisione) si concentrano però sui modi in cui è stato preparato il servizio, e la procuratrice pubblica non ha risparmiato pesanti critiche. «Dagli atti del procedimento - spiega in un passaggio - è emerso che gli imputati (i tre giornalisti, ndr) hanno illustrato una situazione difforme dalla realtà circa l’igiene all’interno dell’azienda. In particolare mediante la pubblicazione di fotografie che per loro stessa natura sono di dubbia attendibilità e verosimilmente create ad hoc da impiegati ed ex impiegati rancorosi, e di filmati girati in un momento in cui l’azienda si trovava in fine produzione (con quindi un maggior disordine, situazione tipica in seno a un’azienda agricola che prepara verdura».
«Paragoni fuorvianti»
«Inoltre - ha spiegato la procuratrice - all’interno del servizio sono stati effettuati paragoni fuorvianti tra i prodotti della Enzo Crotta SA e quelli provenienti da paesi estri in cui i meccanismi di produzione sono sostanzialmente diversi, ponendo ingiustificata enfasi sulla presenza di microrganismi rilevati sui prodotti di Crotta, sebbene in numero in realtà esiguo e totalmente innocuo per il consumatore, al quale non è stato fornito un giusto metro di paragone». Ingannevole, secondo Fumagalli, è anche «il raffronto con aziende sì svizzere, ma totalmente dissimili per tipologia e quantità produttiva».
«Consumatori non a rischio»
Secondo la procuratrice poi il servizio avrebbe allarmato i consumatori. «Il servizio è stato divulgato benché il Laboratorio cantonale, preventivamente interpellato, abbia dato loro spiegazioni tecniche utili a comprendere le misure da mettere in atto per rispettare i disposti di legge e non rappresentare alcun pericolo per la saluta del consumatore ed abbia riferito loro di aver effettuato diverse ispezioni in seno all’azienda , al fine di verificare la messa in atto di tali misure, senza che nessuna concludesse violazioni tali da necessitare la chiusura dell’azienda. Lo stesso direttore del Laboratorio ha infatti ammesso che, nonostante la Enzo Crotta non sia stata esente da misure correttive di vario genere, non sono mai state riscontrate delle non conformità dal punto di vista chimico e microchimico (...), non creando dunque alcun tipo di pericolo per il consumatore».