Ticino

Dai salari al tempo di lavoro, le sfide future del sindacato

Nella conferenza stampa di inizio anno, UNIA ha stilato un bilancio positivo per il 2024 e posto l’accento pure sulle nuove forme di impiego tramite piattaforma - Gargantini sugli accordi bilaterali con l’Unione europea: «Chiaramente un passo indietro»
© CdT / Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
12.02.2025 17:40

Da un 2024 molto intenso a un 2025 altrettanto ricco di sfide sul fronte sindacale. UNIA, stamane a Bellinzona, nella classica conferenza stampa di inizio anno ha voluto stilare un breve bilancio dell’attività svolta, per poi gettare uno sguardo a quelle che saranno le principali lotte sindacali (e politiche) dei prossimi mesi. Tutto ciò, per utilizzare le parole del segretario regionale Giangiorgio Gargantini, «nella speranza di poter stilare anche nel 2025 un bilancio positivo come quello del 2024». Anno, quest’ultimo, caratterizzato da «numerosissime attività sindacali». A cominciare dalle mobilitazioni di piazza che hanno segnato l’annata politica ticinese. In questo senso, Gargantini ha ad esempio ricordato quelle a fianco dei lavoratori statali svoltesi tra gennaio e febbraio, la manifestazione a Como del 25 maggio contro il dumping salariale e la tassa sulla salute, la giornata femminista del 14 giugno e la manifestazione a difesa del servizio pubblico avvenuta il 16 ottobre. Il 2024, ha poi ricordato il segretario regionale, è stato pure segnato da un altro tema importante: le pensioni. Su questo fronte, ha sottolineato Gargantini, il fronte sindacale ha portato a casa importanti vittorie: la 13. AVS, la bocciatura dell’iniziativa dei giovani PLR per l’innalzamento dell’età pensionabile e il voto sulla riforma del secondo pilastro, senza dimenticare il voto ticinese per le misure di compensazione degli affiliati alla Cassa pensioni dello Stato.

La nota decisamente più dolente, ha però rimarcato Gargantini, è stata quella della sicurezza sul lavoro, con quattro decessi avvenuti in Ticino. «Quattro morti per un piccolo territorio come il Ticino sono un dato scioccante, che deve continuare a interrogarci», ha affermato.

Per quanto riguarda il settore industriale, Vincenzo Cicero ha messo l’accento sulla questione salariale e su quella della protezione dei lavoratori. E lo ha fatto guardando a tre settori in particolare: l’abbigliamento, l’orologeria e la metalmeccanica. Per quanto riguarda l’abbigliamento, il focus sarà messo sull’adeguamento dei salari verso l’alto, anche perché la parte padronale ha chiesto di anticipare le trattative per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro (CCL). Da questo punto di vista, Cicero ha evidenziato che alla luce del difficile contesto internazionale le trattative potrebbero rivelarsi più complesse del previsto. Richieste per alzare i salari saranno portate avanti anche nel settore orologiero. Sul fronte della metalmeccanica, invece, l’accento sarà posto sulla tutela dei lavoratori che, all’interno delle aziende, fungono da rappresentanti dei dipendenti. E questo perché, ha sottolineato il sindacalista, «il loro lavoro è sempre più messo sotto pressione».

La battaglia sugli orari di lavoro

Sul fronte del settore terziario, Chiara Landi si è inizialmente soffermata sul tema degli orari di apertura dei negozi. Una battaglia contro la deregolamentazione che UNIA ha sempre portato avanti sul piano cantonale e che ora, però, vede le principali novità sul fronte federale. Novità – che mirano essenzialmente a estendere le aperture generalizzate la domenica – che da UNIA sono viste quali un attacco diretto «alla protezione dei lavoratori» che però, «oltre a minare la salute della persona», rappresentano pure un rischio «per la tenuta del tessuto sociale». Un altro tema centrale sottolineato da Landi riguarda la necessità di andare verso una «riduzione del tempo di lavoro a parità di salario», che andrebbe «a vantaggio di tutta la società», con effetti positivi per la salute, la sicurezza sul lavoro, ma anche per l’occupazione. Riduzione degli orari di lavoro che, ha evidenziato, deve però corrispondere a una diminuzione della mole di lavoro. Già, perché in sempre più casi avviene il contrario, «con la riduzione del tempo di lavoro a parità di mansioni». Landi si è infine concentrata sul lavoro tramite piattaforme (si pensi ai fattorini per le consegne dei pasti a domicilio, oppure al recente arrivo di Uber in Ticino). Forme di lavoro che, ha spiegato la sindacalista, rappresentano «nuclei di sfruttamento della manodopera» e di «impoverimento non solo dei lavoratori, ma della società tutta». Su questo fronte viene in particolare biasimato «il lavoro gratuito», ossia il fatto che i lavoratori vengono pagati a prestazione, ma restano a disposizione essenzialmente tutto il tempo. Senza dimenticare che sovente operano «quali falsi indipendenti» e «in totale sfregio delle assicurazioni sociali». Il rischio, ha evidenziato, è che se non si interviene oggi «queste forme di lavoro diventeranno la norma».

«Ma quale ricatto...»

Le sfide per l’ultimo macro-settore, quello dell’artigianato, sono invece state presentate da Igor Cima. Il quale ha evidenziato che, sebbene il settore sia ben coperto da CCL, questi necessitano di importanti rafforzamenti. Nel dettaglio, quest’anno sarà rinnovato il CCL dei gessatori, per il quale l’accento sarà messo sulla riduzione del tempo di lavoro (a un massimo di otto ore al giorno), ma anche sui salari, i quali sono fermi da diverso tempo. A livello nazionale, invece, sarà rinegoziato il contratto degli elettricisti, un settore sempre più confrontato con carenza di manodopera e che quindi necessita di essere reso più attrattivo. Un ultimo accenno è stato fatto per tre settori – piastrellisti, posatori di pavimenti e vetrai – per i quali si cercherà di unire i rispettivi CCL.

Sul piano strettamente politico, Gargantini in conclusione è tornato a parlare di un tema destinato a far discutere parecchio: i nuovi accordi bilaterali con l’Unione europea che, «così come sono stati presentati rappresentano chiaramente un passo indietro in materia di protezione dei salari e del servizio pubblico». Il segretario regionale è tornato a ricordare che, in un’eventuale votazione popolare, i sindacati e la sinistra potrebbero rappresentare l’ago della bilancia. Motivo per cui UNIA intende giocarsi le proprie carte nelle discussioni interne al Paese. Gargantini ha quindi voluto replicare al presidente dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri, Fabio Regazzi, che dal suo punto di vista aveva parlato di «ricatto» da parte dei sindacati. «Sentir parlare di ricatto è triste e grave. Non si tratta di un ricatto, bensì di una negoziazione».