Dalla chat intima alla nomina: tutte le domande che pesano
Mentre prosegue l’inchiesta penale a carico del direttore delle Scuole Medie di Lugano Centro, che è accusato di atti sessuali con fanciulli e che ha ammesso di aver avuto un rapporto completo con un’allieva minore di sedici anni, emergono prepotenti diverse domande. Sia sui fatti oggetto delle indagini – e a questo genere d’interrogativi dovranno rispondere gli inquirenti – sia sul ruolo avuto dalla scuola ticinese, a diversi livelli, in tutta la vicenda. E questo a partire dall’autunno del 2017, quando l’assemblea dei genitori aveva segnalato alla direzione della sede alcuni comportamenti dell’allora professore di latino, in particolare diversi messaggi espliciti inviati ai suoi allievi in una chat nell’ambito di un corso di educazione sessuale, come spiegato nell’edizione di sabato.
«Presto per esprimere giudizi»
Una prima domanda è se il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) fosse a conoscenza di quella segnalazione. Poi: i genitori si erano lamentati per non essere stati avvertiti dell’inizio di un corso di educazione sessuale e per le domande troppo dirette sulla sessualità poste ai loro figli: è sempre così, o è stata commessa una leggerezza? E ancora: un corso di educazione sessuale, per forza di cose, espone il lato intimo di persone fragili come possono essere degli allievi di scuola media: che caratteristiche e che approccio devono avere i docenti che gestiscono questo momento formativo? Domande destinate a rimanere senza risposta, per ora. Da noi contattata, la direzione del DECS ha spiegato che «essendo aperta un’inchiesta penale e non essendo ancora a conoscenza diretta dei fatti precisi per il tramite dell’autorità penale competente, è prematuro per il Dipartimento esprimere giudizi o valutazioni collegati alla fattispecie, così come commentare dettagli specifici connessi con il caso, a tutela dell’identità degli allievi presenti o passati del docente indagato». L’autorità cantonale fa solo notare che «al momento opportuno» farà un punto della situazione sul monitoraggio e sul sostegno delle direzioni scolastiche e che, per quanto riguarda la gestione di un corso di educazione sessuale, «la parte biologica e di prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili viene svolta dal docente di scienze naturali, mentre tutti gli altri temi concernenti la sessualità e l’affettività vanno affrontati da tutta la comunità educante, e costituiscono un valido spunto per attività di natura interdisciplinare».
Gli interrogativi della politica
Il tema, intanto, è approdato sui banchi della politica cantonale, con il PLR che ha inoltrato un’interpellanza firmata da Cristina Maderni, Aron Piezzi, Alessandro Speziali, Diana Tenconi, Maristella Polli e Paolo Ortelli. I parlamentari chiedono, tra le varie cose, per quale motivo la segnalazione del 2017 non sia stata riportata «alle istanze superiori all’interno del Dipartimento», «quali accertamenti e valutazioni sono state fatte dal DECS prima di procedere alla nomina del direttore in questione» e se «la scuola ticinese fa abbastanza per prevenire queste situazioni inaccettabili» e che passi sta intraprendendo per evitare che si ripetino. E anche l’MPS ha sollevato diversi interrogativi sempre in in un’interpellanza al Governo. In particolare, i deputati Angelica Lepori, Simona Arigoni e Matteo Pronzinichiedono di spiegare la nomina a direttore e se il DECS fosse a conoscenza del progetto didattico di educazione alla sessualità promosso dal docente e dell’utilizzo di una chat su Whatsapp.
Il discusso gruppo Whatsapp
Insomma, anche la politica s’interroga su quanto accaduto cinque anni fa, sul passato e sull’operato del docente arrivato a Lugano centro nel 2017 da un’altra sede (non era ancora abilitato e nominato, ma operativo nell’ambito di alcune ore di insegnamento presso diverse sedi, ndr.). Nel novembre del 2017 l’Assemblea dei genitori si era fatta portavoce del malumore di diversi genitori degli allievi di terza media che frequentavano il corso opzionale di latino. A loro insaputa, infatti, all’interno della lezione il docente aveva tenuto un corso incentrato sulla sessualità nell’antica Roma. Un tema, questo, oggetto della sua tesi di laurea alla SUPSI necessaria proprio per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Nel mirino dell’Assemblea dei genitori erano finiti una chat su Whatsapp in cui il docente poneva agli allievi domande anche molto esplicite sul sesso, così come una piattaforma online in cui, incitati dal docente, i ragazzi potevano pubblicare domande in forma anonima sulla sessualità, alle quali sarebbe stata data risposta in classe. Pare inoltre che il docente avesse chiesto a un allievo di creare il gruppo Whatsapp per poi farsi aggiungere in un secondo momento. Il tutto era stato segnalato alla direzione dalla stessa Assemblea, in una lettera di cinque pagine datata 27 novembre 2017. E oltre alle perplessità dei genitori, vi erano anche quelle di alcuni studenti, i quali avevano chiesto al docente se fosse opportuno affrontare il tema della sessualità durante l’ora di latino. Domanda alla quale il diretto interessato aveva risposto affermando che il tema ben si prestava a un confronto con l’Antica Roma. Vi erano inoltre timori di possibili ripercussioni sulla qualità dell’insegnamento del latino in quanto molte ore di lezione erano destinate alla “nuova” materia. Il 30 novembre 2017 si era poi tenuta una serata informativa con i genitori, alla presenza di un «tutor» della SUPSI, nel corso della quale l’operato del docente era stato sostanzialmente difeso (anche se il corso non era stato ripetuto negli anni successivi).
L’inchiesta prosegue
Tornando al presente, spetterà come detto all’inchiesta far luce su questa vicenda. Inchiesta che, stando a nostre informazioni, è partita in seguito alle confidenze fatte dalla ragazza che aveva avuto una relazione con il direttore a un amico, il quale ne aveva parlato con un famigliare. Stando a La Regione, inoltre, il 39.enne avrebbe toccato e palpeggiato una seconda ragazza.