Delitto di via Valdani, c'è stata ingiusta carcerazione

Il 17 dicembre 2021 Mirko Ignorato veniva prosciolto da ogni accusa in relazione all’aver ucciso, in correità col padre invece condannato a 17 anni per assassinio, il fiduciario Angelo Falconi. Di conseguenza la Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Marco Villa gli aveva riconosciuto un indennizzo di 90.800 franchi per ingiusta carcerazione, in virtù dei 454 giorni passati dall’uomo dietro le sbarre. Una decisione confermata con sentenza motivata nelle scorse settimana dalla Corte d’appello e revisione penale (CARP) presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will a cui si erano rivolti il procuratore generale Andrea Pagani e il sostituto procuratore generale Moreno Capella per contestare questo aspetto (e per il resto cresciuta in giudicato questa estate). Senza successo.
Il ruolo della fuga
Il riconoscimento dell’ingiusta carcerazione a Mirko Ignorato, patrocinato dall’avvocato Elio Brunetti, è relativo solo al periodo da lui passato dietro alle sbarre in Svizzera, mentre non si applica alla detenzione subita in Italia, dove padre e figlio erano riparati dopo il delitto e da dove erano infine stati estradati. Questo perché con tale atto - e lo ricorda anche la CARP - Ignorato «ha consapevolmente aumentato i sospetti a suo carico» e ha «resto più lungo e complesso lo svolgimento iniziale dell’inchiesta». Ciò non si può dire però rispetto al periodo di carcerazione subito in Svizzera, durante il quale a mente della CARP Ignorato non ha né complicato, né prolungato, né tanto meno pregiudicato il procedimento con il suo agire.
Di diverso avviso era il Ministero pubblico, il quale nel suo appello ha sostenuto che la fuga ha avuto influsso ben oltre il termine della detenzione estradizionale, aggravando i sospetti a suo carico. Inoltre anche una volta giunto in Ticino Ignorato «ha reiteratamente affermato il falso» e più in generale «non è stato trasparente e sincero nel riferire fatti che lo concernevano direttamente».
Entrambi gli argomenti sono però stati respinti dalla CARP. Riguardo alla fuga la Corte ha ribadito che non poteva bastare da sola come indizio di colpevolezza. Qui la CARP cita la sentenza di prima istanza: «È più che comprensibile che un giovane di 23 anni, domiciliato in un paese straniero, con già due condanne penali a suo carico, non sapendo bene cosa fare ed ancora sconvolto da quanto appena successo ritenga preferibile, seppure a torto, seguire il padre nella sua fuga piuttosto che immediatamente presentarsi in polizia e dichiarare, certo di non essere creduto, la sua totale estraneità nell’uccisione diFalconi».
Quanto alle bugie pronunciate da Ignorato la CARP, ricordando che mentire era un suo diritto, rimarca che «non risulta che esse abbiano complicato l’inchiesta o provocato atti investigativi particolari per essere smentite». Che sono poi i criteri che, se soddisfatti, portano a negare l’indennizzo. Inoltre, come peraltro rimarcato dall’avvocato Brunetti, «due delle tre dichiarazioni inveritiere citate dal Ministero pubblico non hanno avuto alcuna rilevanza ai fini del giudizio».
Il Ministero pubblico, questo sì, ha però ottenuto l’annullamento del risarcimento per 5.000 franchi per torto morale. La CARP ha infatti ritenuto che Ignorato (che ne chiedeva 50.000), benché le accuse a suo carico fossero indubbiamente gravi e infamanti, non ha comprovato tramite riscontri oggettivi «le pretese sofferenze psichiche» da lui patite.
Quel garage in centro
Erano circa le 19 del 27 novembre 2015 quando le sirene fecero sobbalzare Chiasso. I mezzi di polizia ed enti di primo intervento si fermarono in pieno centro, all’incrocio tra corso San Gottardo e via Valdani. Lì nella rimessa sotterranea di uno stabile era appena stato ucciso l’imprenditore Angelo Falconi. A sprangate. Anche grazie alle immagini della videosorveglianza chiassese i sospetti si concentrarono subito su Pasquale Ignorato e suo figlio Mirko, i quali per qualche giorno fecero perdere le loro tracce. Vennero arrestati Ercolano, città alle porte di Napoli, il 1. dicembre. Il padre venne condannato per assassinio a 17 anni di carcere, il figlio fu invece prosciolto dall’accusa di aver partecipato all’agguato (e ferito la vittima con un coltello, arma mai ritrovata).