Spesa

Dure critiche al CEO di Migros: «Manca di rispetto a chi fatica ad arrivare a fine mese»

Mario Irminger, in un'intervista, aveva spiegato che avrebbe gradito una riduzione ancora maggiore del limite di franchigia per il turismo degli acquisti – Molti ticinesi si sono arrabbiati
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
06.01.2025 12:45

Le parole dell'amministratore delegato del Gruppo Migros, Mario Irminger, hanno scatenato un vero e proprio putiferio, in Ticino. Via social, innanzitutto, ma non solo. L'alto dirigente del gigante della grande distribuzione, nello specifico, in un'intervista alle testate di CH Media ha dichiarato che avrebbe gradito una riduzione ancora maggiore del limite di esenzione dall'IVA svizzera per le merci acquistate oltreconfine, nell'ottica di fronteggiare il cosiddetto turismo della spesa. «Una riduzione a 50 franchi sarebbe stata ideale» volendo usare le sue precise parole. Apriti cielo. 

Dal 1. gennaio, come noto, chi effettua acquisti all'estero deve pagare l'IVA svizzera per beni il cui valore complessivo supera 150 franchi. La cosiddetta franchigia, prima, ammontava a 300 franchi per persona. Il tema, evidentemente, è molto sentito nelle zone di confine. Anche se, giurano i cittadini svizzeri abituati a fare la spesa in Germania, poco o nulla in realtà cambierà.  Anche perché, a mo' di contromisura, Paesi come l'Italia e la Germania hanno abbassato le rispettive soglie per richiedere il rimborso della loro IVA: 70 euro per quella italianamentre il limite di 50 euro per quella tedesca verrà addirittura abolito al più tardi nel 2026. «Il nuovo regime doganale non cambierà affatto il comportamento degli acquisti» hanno sintetizzato gli avventori.

Dicevamo del putiferio. L'articolo che riporta le parole di Irminger, sulla pagina Facebook del Corriere del Ticino, è stato letteralmente preso d'assalto. Tanti, tantissimi i commenti. C'è chi si è lamentato dei prezzi applicati dai supermercati svizzeri, Migros in testa, chi ha ricordato la situazione salariale di molti ticinesi e chi, ancora, semplicemente ha detto di voler spendere i soldi dove preferisce. Un nostro lettore, che preferisce mantenere l'anonimato, ha deciso di scrivere direttamente a Irminger. Le cui dichiarazioni, spiega, «mi sembrano lontane dalla realtà quotidiana vissuta da molte persone, specialmente in regioni come il Ticino, dove il costo della vita è altissimo e l’accesso a beni di prima necessità a prezzi sostenibili è sempre più difficile». Di nuovo: «Ridurre ulteriormente la franchigia non tiene conto delle difficoltà di chi vive nelle zone di confine e si trova spesso costretto a fare acquisti oltrefrontiera per risparmiare». Detto in altri termini: c'è chi fatica ad arrivare a fine mese e, in questo senso, deve considerare ogni franco speso.

Il nostro lettore, prosegue, vorrebbe che «la discussione su questi temi non trascurasse le reali esigenze delle persone comuni». «Con tutto il rispetto, ma certe dichiarazioni fanno riflettere» scrive rivolgendosi direttamente all'alto dirigente di Migros. «Lei, con il suo stipendio, non può certo capire le difficoltà della gente comune che vive in Svizzera, specialmente nelle regioni di confine come il Ticino. È facile parlare di riduzioni della franchigia doganale quando si ha un salario elevato, ma per chi vive al limite della sostenibilità economica queste misure sono un ulteriore colpo».

«Ci sono persone – si legge nella missiva – che fanno la spesa oltreconfine non per “sfizio”, ma perché i prezzi in Svizzera sono spesso insostenibili. La carne, il pesce e persino alcuni beni di prima necessità costano il doppio o il triplo rispetto a quanto si trova nei Paesi vicini. Forse sarebbe il caso di affrontare il problema dei prezzi elevati qui in Svizzera, invece di penalizzare ulteriormente i consumatori».

C'è, poi, un aspetto che in pochi sottolineano. «Non possiamo ignorare la realtà del commercio locale: in Ticino stanno chiudendo negozi su negozi, dal Mendrisiotto alla valle. Manor a Mendrisio ha chiuso, il Serfontana è ormai in difficoltà, e l’offerta nei supermercati è sempre più limitata e costosa. Coop e Denner spesso non hanno una varietà sufficiente di prodotti, e quando si parla di alimenti sani e di qualità, le alternative sono sempre più scarse. Le ricordo anche che molte persone del suo stesso livello, inclusi dirigenti e amministratori delegati, non esitano a fare acquisti oltreconfine. Abbiamo tutti il diritto di scegliere dove fare la spesa e cosa mangiare. Piuttosto che promuovere misure punitive, sarebbe meglio lavorare su politiche che rendano i prodotti locali più accessibili a chi vive qui. Forse, prima di proporre riduzioni così drastiche, sarebbe utile che venisse a vedere di persona la situazione reale nelle regioni come il Ticino. Le sue dichiarazioni sono una mancanza di rispetto verso chi cerca semplicemente di vivere dignitosamente in un contesto economico difficile».

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