«È stata usata a turno come un pezzo di carne»

All’interno del capannone una normale festa di piena estate. Fuori, nel parcheggio vicino al campo da calcio, una ragazza veniva abusata sessualmente da ubriaca da due ragazzi, mentre un terzo «guardava e faceva da palo». È questa la tesi dell’atto d’accusa che ha portato questa mattina davanti alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Siro Quadri tre ragazzi luganesi (due in correità e uno come complice), rispettivamente di 31, 27 e 24 anni, accusati di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere.
I fatti
I fatti risalgono a quasi quattro anni fa, a fine luglio del 2019. Il principale imputato, il 31.enne, aveva invitato la ragazza alla festa, che all’epoca dei fatti era una sua collega di lavoro. Secondo l’accusa, «sapeva che da ubriaca perdeva il controllo ed era solita avere atteggiamenti provocatori». La ragazza beve, tanto, inizia a flirtare anche con gli altri due imputati. Il 27.enne in aula afferma che «durante la serata mi ha toccato le parti intime e ha avuto atteggiamenti abbastanza spinti». Verso mezzanotte e mezza il quartetto si dirige al parcheggio e, raggiunta la macchina della ragazza, la più discosta, inizia un primo rapporto sessuale in cui sono coinvolti il 31.enne e il 27.enne. Il terzo ragazzo resta vicino alla macchina a guardare, e addirittura regge le bevande dei due amici. A un certo punto, la donna dice basta, «piangendo convulsamente nel contempo», secondo l’accusa. Il 31.enne, però, l’avrebbe costretta a un secondo rapporto.
«Usata a turno»
Le tesi di accuse e difesa sono totalmente divergenti e il processo, svoltosi a porte chiuse, è dunque indiziario. Per il procuratore pubblico Zaccaria Akbas e la rappresentante della vittima, Letizia Vezzoni, i rapporti non sono stati consenzienti e la ragazza non era totalmente in grado di determinarsi sessualmente. A riprova di ciò una perizia secondo la quale la ragazza si trovava in una evidente intossicazione d’alcol con un possibile tasso alcolemico minimo di 1,35 grammi per mille e massimo di 3,10. In parole povere, la giovane «è stata usata, a turno, come un pezzo di carne», ha affermato Akbas nella sua requisitoria. Vezzoni ha ricordato che la vittima, quella sera, era uscita di casa «per conoscere un ragazzo single da frequentare e che aveva da subito messo in chiaro di non voler fare nulla con persone già impegnate (i due imputati coinvolti attivamente nel rapporto lo erano, ndr)». Ma in ogni caso, ha puntualizzato il procuratore pubblico, «una donna che flirta non perde il diritto di non essere abusata». La vittima «è credibile, non ha mai cambiato la sua versione e all’inizio non voleva neppure denunciare. Un atteggiamento tipico di chi ha subito abusi», ha rimarcato il magistrato. Per i tre imputati sono state chieste pene di 36 mesi, (18 da espiare) per il 31.enne, 28 mesi (6 da espiare) per il 27.enne e infine 20 mesi sospesi per il 24.enne.
«Era brilla, non ubriaca»
Di parere diametralmente opposto la difesa dei tre imputati, che si batterà per il proscioglimento. A prendere la parola, oggi pomeriggio, è stato solo l’avvocato Massimo de’Sena, legale del 24.enne (i colleghi Sandra Xavier, patrocinatrice del 27.enne, e Niccolò Giovanettina, difensore dell’imputato principale, parleranno domani mattina). E dal suo intervento si è grossomodo intuita la linea difensiva: la giovane era brilla ma non ubriaca, quindi non incapace di discernimento. Quindi, mancando la qualifica giuridica del reato, gli imputati non dovrebbero trovarsi in aula e vanno dunque assolti. «Da parte del mio assistito non c’è stata alcuna azione di rilevanza penale».
Dal canto loro, i due imputati coinvolti nell’atto sessuale hanno negato di aver approfittato dello stato alcolemico della vittima per abusare di lei. «Quando ha detto basta ci siamo fermati, è stata fatta una cosa normale senza costrizione». Durante l’interrogatorio, il giudice ha ricordato al 31.enne che poche ore dopo i fatti la vittima gli aveva mandato un messaggio con un insulto, al quale lui aveva risposto con una faccina sorridente. Perché? «Magari si era pentita visto che ero fidanzato», ha ribattuto l’uomo, il quale ha più volte sostenuto di non ricordare aspetti puntuali della vicenda. La ragazza, gli ha rammentato Quadri, a quel messaggio, aveva riposto con «non c’è nulla da ridere, proprio un ca**o». Il processo riprenderà domani mattina e la sentenza è attesa nel pomeriggio.