Giustizia

Ecco le Preture di protezione

Dopo la fase di consultazione, il Consiglio di Stato ha dato luce verde ieri alla riforma delle ARP – La competenza, dopo oltre 200 anni, passerà dai Comuni al Cantone – Ora tocca al Gran Consiglio, ma l’ultima parola spetterà al popolo
© CdT/ Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
23.12.2021 06:00

La strada da fare è ancora lunga, ma la complessa riforma delle Autorità regionali di protezione (ARP) ha fatto un ulteriore passo avanti. Dopo la fase di consultazione che ha visto coinvolti oltre 200 enti, il Consiglio di Stato ha approvato il messaggio che intende dare un nuovo assetto a questa autorità, da sempre tanto importante quanto discussa (e a volte criticata). Le novità della riforma, presentata in conferenza stampa a Bellinzona, sono essenzialmente tre.

Le tre novità

La prima novità riguarda la creazione di una nuova autorità giudiziaria specializzata nel diritto di protezione. In sostanza, le ARP saranno sostituite dalle nuove Preture di protezione. Ma attenzione, non si tratta ‘‘solo’’ di un cambio di nome: da autorità di natura amministrativa (le attuali ARP) si passerà a delle vere e proprie autorità di natura giudiziaria (le future Preture di protezione). Si tratta, insomma, della «giudiziarizzazione» del sistema.

La seconda importante novità riguarda il passaggio di competenze dai Comuni al Cantone. Un passaggio definito dallo stesso direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi come «storico». Già, basti pensare che la competenza in quest’ambito da parte degli Enti locali risale addirittura al 1803. Oltre a ciò, questo passaggio «storico» permetterà di uniformare l’attività delle Preture su tutto il territorio cantonale. Così facendo - ha spiegato in conferenza stampa la direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti - si potrà evitare quella percezione secondo cui, se una tal persona fosse andata in un’altra ARP, avrebbe ricevuto un trattamente differente.

Oggi esistono infatti sedici ARP in tutto il Ticino. Con la riforma l’intenzione è di passare a quattro Preture di protezione, dirette da quattro pretori. Le quattro Preture, salvo quella del Mendrisiotto, avranno però delle Sezioni. E questo per continuare a garantire la prossimità alla cittadinanza. La Pretura del distretto di Lugano avrà tre Sezioni, quella di Locarno e Vallemaggia ne avrà due, così come quella di Bellinzona, Riviera, Blenio e Leventina.

La terza novità, infine, riguarda la «specializzazione» delle Preture di protezione. Oggi le ARP sono composte da un presidente di formazione giuridica, un membro permanente generalmente di formazione sociale, psicologica o pedagogica e un delegato comunale. In futuro la figura del delagato comunale non sarà più presente e il carattere specialistico del collegio giudicante sarà rafforzato: le Preture di protezione saranno infatti composte dal pretore di protezione (o il suo aggiunto) e due membri specialisti, uno in ambito psicologico-pedagogico e uno in ambito di lavoro sociale. Questo cambiamento, ha evidenziato Gobbi, è stato voluto per poter rispondere al meglio a una società sempre più complessa e frammentata.

Oltre a ciò, ha spiegato Andreotti, è previsto il potenziamento degli effettivi: se oggi le sedici ARP contano circa un’ottantina di dipendenti, si stima che in futuro le Preture avranno bisogno di circa 90 unità a tempo pieno. «Per i collaboratori amministrativi delle attuali ARP - ha precisato - è previsto, con il loro consenso, il passaggio dai Comuni al Cantone, che sarà regolato da un’apposita convenzione allestita in collaborazione tra Cantone e Comuni e con il coinvolgimento dei sindacati».

La parola al popolo

La strada è ancora lunga, si diceva all’inizio. Già, perché l’iter per attuare la riforma promossa dal Dipartimento delle Istituzioni è lungi dall’essere concluso. Ora il messaggio approvato dal Governo giungerà sui banchi della Commissione giustizia e diritti, la quale ha istituito una Sottocommissione ad hoc. In seguito, il rapporto che scaturirà dalla Commissione passerà al vaglio del Parlamento. E infine, dato che è necessario modificare la Costituzione cantonale per inserire le nuove Preture di protezione nell’ordinamento giudiziario ticinese, sarà il popolo ad avere l’ultima parola. Detto in soldoni, occorreranno perlomeno due o tre anni prima di arrivare alla votazione popolare. «Quello delle autorità di protezione - ha rimarcato più volte Gobbi durante la conferenza stampa - è un ambito estremamente delicato. E questo perché va a toccare direttamente i diritti fondamentali delle persone, la loro libertà». Ed ecco che il «voto popolare sarà un esercizio democratico importantissimo anche alla luce della delicatezza dell’ambito su cui andiamo a intervenire. Quelle di protezione, anche se a volte un po’ sottovalutate, sono le autorità più incisive del nostro sistema: a volte devono intervenire in maniera pesante nella vita privata dei cittadini, nei nuclei famigliari, magari togliendo la custodia dei figli a genitori che non possono garantire la loro sicurezza». Insomma, come dire: «È una riforma storica».