Escort, rapina e auto «rubate» valgono bene una condanna
«La sua credibilità è ridotta a zero» ha motivato, durante la lettura del dispositivo della sentenza, il presidente della Corte delle assise correzionali Amos Pagnamenta. Considerazione, quella del giudice, rivolta a un 26.enne rumeno che, oggi, è stato condannato a 24 mesi da espiare oltre all’espulsione dalla Svizzera per 6 anni. Uomo che si è macchiato dei reati di rapina, ripetuta infrazione alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni, infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti, ripetuta appropriazione indebita, ripetuto furto e, per finire, infrazione alla Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione. Credibilità zero, s’è detto. E, in effetti, un’avvisaglia del fatto che il 26.enne non volesse propriamente raccontare «tutto», la si è avuta già nei primi minuti di processo. Alla apparente innocua domanda del giudice: «Come si chiama sua moglie?» l’imputato ha inizialmente risposto: «Non mi ricordo». Poi la virata: «Io la chiamo Claudia». Salvo comprendere che, in un verbale dopo l’arresto avvenuto a maggio, l’avesse chiamata Maria. Da qui l’invito di Pagnamenta «a non prenderci in giro». E poi, come vedremo, la condanna a 24 mesi, la metà dei quali da scontare, e l’espulsione dal territorio elvetico per 6 anni.
Anche perché, alla sbarra, l’uomo ha dovuto rispondere di diversi reati. Uno su tutti la rapina andata in scena l’8 maggio in un contesto particolare. Ad essere rapinato a Besazio, infatti, è stato un uomo che aveva richiesto delle prestazioni sessuali a pagamento. Nell’abitazione della vittima, si erano recati l’escort, una collega – entrambe condannate il 2 luglio a una pena sospesa –, un minorenne e il 26.enne rumeno. Cronaca di una serata che è terminata senza prestazione sessuale ma con l’avvenuto pagamento di 450 franchi (prezzo pattuito comprensivo di una dose di cocaina) dietro minaccia di un coltello. «Perché aveva con sé un coltello?» ha chiesto il giudice. «Per difesa, perché ho problemi con gli albanesi a Chiasso» ha risposto in aula il 26.enne che risulta essere residente in Romania.
L’uomo, quest'oggi in aula, si è dovuto difendere anche da altre accuse. Come quelle riferite al noleggio di due vetture di lusso che non sono state restituite (fatti dell’agosto 2023). «La Mercedes l’ho noleggiata per farmi un giro, una vacanza in Albania» ha sostenuto. Il tutto, però, senza tenere in considerazione che il veicolo non potesse uscire dalla Svizzera. Ancor più particolare l’episodio inerente la seconda auto, un’Audi: «Mi è stata rubata in Italia» ha detto l’uomo. Il giudice, però, ha fatto presente che i dati del GPS, dopo il furto, l’hanno collocata a Malaga, a Bruxelles a Dublino e, infine, su un carro attrezzi in Inghilterra. E poi i furti: quattro quelli perpetrati tra il luglio e l’agosto 2022, tutti ai danni di Coop della Svizzera interna e per un valore complessivo denunciato di oltre 3.700 franchi.
Pericolosità sempre maggiore
Durante la requisitoria, la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo oltre a ricostruire i fatti ha spiegato d’essere di fronte a un «caso che rivela progressione degli atti delittuosi, un crescendo preoccupante con disinvoltura e pericolosità sempre maggiori». In merito alla rapina di maggio Lanzillo ha descritto l’uomo come il «capo», colui «che dava le disposizioni». Di più: «Quel giorno volevano derubare la vittima, con le buone o con le cattive». E le automobili? «Le avrebbe portate, o fatte portare, all’estero con l’intento di farle sparire». Da qui la richiesta di pena di due anni di detenzione da espiare, unitamente all’espulsione dalla Svizzera per 10 anni. Il difensore, l’avvocato Enrico Germano, durante la requisitoria ha dal canto suo contestato diversi capi d’accusa. In merito alla rapina ha sostenuto che la vittima «ha consegnato volontariamente il denaro, poi ha bevuto un Campari e infine chiamato la Polizia». Rapina, dunque, contestata: la vittima, nei confronti della quale l’avvocato ha sollevato dubbi sulla credibilità, «ha consegnato i soldi semplicemente per mettere fine alla serata». Per quel che concerne le auto noleggiate, la difesa ha ribadito – pur rimettendosi al giudizio della Corte – che gli fossero state rubate. Nella commisurazione della pena Germano, ricordando che il suo assistito ha già scontato circa 6 mesi di carcere, ha chiesto che la stessa fosse sospesa.
«Non ha ammesso nulla, ha mentito anche sulle generalità» ha infine sentenziato il giudice, riconoscendo quanto descritto nell’atto d’accusa: «È entrato più volte in Svizzera per commettere reati sempre più gravi».