Ex Macello, «Manteniamo la nostra versione»

Cosa sapeva il Consiglio di Stato dello sgombero e della successiva demolizione dell’ex Macello il 29 maggio 2021? Il tema era stato riportato d’attualità in un atto parlamentare di Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini (MPS) in cui si chiedeva all’Esecutivo se intendesse «ritrattare» una sua prima versione dei fatti – «Non siamo stati informati o coinvolti» – alla luce del fatto che dalle carte dell’inchiesta emerge che quella sera il giornale d’impiego della Polizia cantonale riportava la seguente annotazione: «Conferito con Gobbi e cmd Polca e sindaco Lugano. Tutti concordano con decisione bloccare accesso Vanoni e procedere sgombero Molino». Ebbene, ribadendo che quest’informazione è nota da tempo agli inquirenti, il Consiglio di Stato ha risposto che no, non intende correggere quanto affermato.
In sostanza, il Governo ha ribadito di «non essere stato informato o coinvolto in una decisione (lo sgombero dell’ex Macello, ndr) che non era di sua competenza». Essa infatti spettava al Comune di Lugano, mentre il Consiglio di Stato ha messo a disposizione la Polizia Cantonale per eseguire lo sgombero, a condizione di non usare la forza. Interrogato giovedì dal pg Andrea Pagani, Gobbi – riferisce la RSI – ha affermato di essere stato al corrente dello sgombero, così come il Consiglio di Stato, ma non della decisione di demolire il centro sociale. A questo proposito, ricordiamo che nella puntata del 6 giugno 2021 della Domenica del Corriere, l’allora presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli aveva dichiarato: «Quella sera nessuno ha telefonato a me o a Gobbi per dire ‘facciamo a non facciamo?’».