Confine

«Frontalieri e Sagl, fare chiarezza»

L’ennesima querelle fiscale tra Svizzera e Italia porta i deputati Fonio, Gianini e Marchesi a interpellare il Consiglio federale per capire quali contromisure intende prendere
©Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
05.03.2024 20:36

Sulla scia delle iniziative da parte dell’Italia per cercare di tutelare il proprio mercato del lavoro sulla fascia di confine (si pensi ad esempio alla «tassa sulla salute»), un altro tema inizia a far discutere nel nostro cantone: la fiscalità per i frontalieri che in Ticino hanno una Società a garanzia limitata (Sagl), della quale sono dipendenti.

Della vicenda si era già occupato il quotidiano Il Sole 24 ore che, nell’agosto del 2022, spiegava che la Guardia di finanza di Como aveva avviato un’indagine con al centro, appunto, un imprecisato numero di frontalieri titolari nel nostro cantone di una Sagl, ipotizzando che si trattasse di una «falsa subordinazione». Ossia che essi non fossero realmente dipendenti della ditta in questione, bensì lavoratori indipendenti. E di conseguenza la definizione stessa di frontaliere sarebbe venuta a cadere, facendo sì che essi avrebbero dovuto pagare le imposte in Italia (e non più in Svizzera). L’inghippo nasce anche dal fatto che nel diritto svizzero il titolare di una Sagl può essere considerato dipendente della ditta, mentre in Italia vige il principio secondo cui «nessuno può essere sottoposto a se stesso». Tuttavia, come più recentemente fatto notare in un articolo degli esperti Samuele Vorpe e Francesca Amaddeo (del Centro competenze tributarie della SUPSI) apparso su la Regione, «questa prassi, di lavoratori dipendenti frontalieri, titolari di una Sagl in Svizzera, non è certo una novità ed esiste da anni. E, oltre a non essere una novità, è legata al necessario rispetto di requisiti previsti per l’esercizio di alcune professioni da leggi interne svizzere». Secondo gli esperti, dunque, «quel che è certo è che ci troviamo di fronte all’ennesima iniziativa unilaterale presa dall’Italia che (...) viene a pretendere non solo di imporre, ma di riqualificare i redditi di contribuenti che fino a ora hanno versato regolarmente le imposte in Svizzera». Ora, anche sulla base di questo parere, tramite un’interpellanza i deputati alle Camere federali Giorgio Fonio (il Centro), Simone Gianini (PLR) e Piero Marchesi (UDC) hanno posto una serie di domande al Consiglio federale, chiedendo al Governo «quali misure intende prendere nei confronti di iniziative unilaterali italiane che si ponessero in contrasto con i trattati internazionali sottoscritti». 

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