Golf, dei reclami «temerari»

«Le recenti reclamazioni giunte dai golf club di Ascona e Losone sono perlomeno da relativizzare poiché potenzialmente pretestuose se non quasi temerarie». Così, senza mezzi termini, il Consiglio di Stato ha risposto in questi giorni all’interrogazione inoltrata dal deputato democentrista Daniele Pinoja riguardo al «blitz» di polizia nei due golf club del Locarnese avvenuto il 18 febbraio.
Da un giorno all’altro
L’intricata vicenda è partita il 18 febbraio quando le polizie comunali e cantonali con un «blitz» hanno bloccato le attività dei due golf del Locarnese. Nei giorni seguenti il presidente del golf patriziale di Ascona Luca Allidi aveva manifestato al Corriere del Ticino tutto il suo stupore per l’intervento delle forze dell’ordine: «L’ordinanza federale in vigore dal 22 dicembre scorso non prevede la chiusura dei campi da golf, strutture sportive open esattamente come le stazioni invernali. Tant’è che fino al 25 gennaio scorso siamo rimasti aperti e la polizia ci aveva controllato diverse volte. Dopo la pausa invernale di due settimane abbiamo riaperto, ma appunto gli agenti ci hanno imposto la serrata. Eppure l’ordinanza non è cambiata», spiegava Allidi. Insomma, come scritto negli scorsi giorni, alla base di tutta la vicenda ci sarebbe un’incomprensione. Ma per capire a fondo l’episodio è necessario fare un paio di passi indietro.
Il 27 gennaio il presidente di Swiss Golf Reto Bieler ha scritto a tutti i membri della federazione, tra i quali figurano anche i club ticinesi, spiegando che sulla scorta di una mail di un funzionario dell’Ufficio federale dello sport, contrariamente a quanto inizialmente si pensava, i golf di tutta la Svizzera avrebbero dovuto chiudere.
Una decisione ritenuta incoerente dai club ticinesi visto che, come detto, nel frattempo l’ordinanza federale non è cambiata. Tantoché, tramite una e-mail che abbiamo potuto visionare, Allidi il 1. febbraio ha risposto a Bieler informandolo che «il Golf Club Patriziale Ascona si riserva di non rispettare le direttive contenute nel Grobkonzept Golf, Phase 8 di Swiss Golf, laddove si dispone la chiusura dei campi da golf». «Direttive che a nostro avviso - viene precisato nella mail - sono frutto di un’interpretazione contraria alla lettera, al senso e allo scopo dell’Ordinanza COVID-19 situazione particolare».
Bieler il 5 febbraio ha quindi risposto alla e-mail, informando i club ticinesi che Swiss Golf stava «collaborando intensamente con l’UFSP per far cambiare l’ordinanza» per «apportare una correzione della spiegazione che permette di praticare lo sport all’aperto» e precisando di aver «ricevuto dei riscontri positivi». In questo senso Bieler chiedeva «di aspettare la decisione (ndr. del Consiglio federale) del 17 febbraio prima di aprire i percorsi».
Qualche giorno più tardi, il Golf club di Lugano (GCL), scrivendo ai propri soci tramite una e-mail spiegava che «dando seguito a tale richiesta e confidando nelle rassicurazioni del presidente di Swiss Golf, il GCL e gli altri Golf Club ticinesi hanno deciso di attendere fino al 17 febbraio 2021». Nella e-mail in questione, veniva poi precisato che «laddove, contrariamente a quanto prospettato da Swiss Golf, la situazione non dovesse evolvere in senso favorevole, il GCL e gli altri Golf Club ticinesi hanno deciso di riaprire comunque le loro strutture. Il tutto, ovviamente, adottando le necessarie ed opportune misure di protezione». «Siamo certi di agire così nel pieno rispetto delle norme in vigore e a tutela dei legittimi interessi e diritti dei nostri soci e dei nostri collaboratori», concludeva.
In una e-mail successiva, datata 17 febbraio, lo stesso GCL scriveva ai propri soci che la struttura avrebbe riaperto, ma il giorno successivo ne è seguita un’altra in cui veniva confermato che «come da disposizioni delle autorità vi informiamo che il campo e tutte le strutture del club sono chiuse sino a nuovo avviso». Come oggi sappiamo, in effetti, l’interpretazione dell’ordinanza fatta dai club era errata e anche per questo motivo, verosimilmente, la Polizia è intervenuta il 18 febbraio.
L’ultima puntata di questa vicenda, come detto, riguarda l’interrogazione di Pinoja inoltrata il 22 febbraio al Governo.
La risposta del Governo: "Sterili polemiche"
Nella risposta all’interrogazione, il Consiglio di Stato definisce «potenzialmente pretestuose» le reclamazioni dei club. E questo perché, si legge, «perlomeno dal 28 gennaio a tutti i membri di «Swiss Golf» è stata chiaramente comunicata la portata delle disposizioni federali, visto che in tale data il presidente Reto Bieler comunicava che l’autorità federale gli aveva confermato l’ordine di chiusura (per altro già valido dal 18 dicembre 2020)». Inoltre, aggiunge, «le precisazioni presenti sul sito dell’Ufficio federale dello sport sono esplicite». Riguardo all’intervento di Polizia, l’Esecutivo precisa che «non è stato dato alcun ordine agli agenti poiché non necessario: essi, in base alla Legge sulla polizia (...) sono chiamati d’ufficio a prevenire e, per quanto possibile, impedire le infrazioni». Il Governo spiega quindi che «la messa in stato di accusa è dettata dal rispetto e dalla semplice applicazione del Codice di diritto processuale penale svizzero». «A fronte di quanto espresso sopra - scrive il CdS - gli scriventi non possono esimersi dal biasimare le sterili polemiche fomentate da (alcuni dei) responsabili dei golf in questione, in particolare nei confronti degli agenti di polizia chiamati in questo periodo a far rispettare delle regole delicate e non sempre condivise dall’opinione pubblica».