Home office per i frontalieri: «Finalmente c’è chiarezza»

L’intesa è stata raggiunta. E, a differenza degli ultimi anni, sarà «duratura». Berna e Roma hanno trovato un accordo sull’home office dei frontalieri, che sarà valido dal primo gennaio 2024. Tutti i lavoratori di oltre confine «potranno svolgere la loro attività in modalità di telelavoro presso il proprio domicilio fino al 25% del tempo di lavoro» senza conseguenze o svantaggi fiscali, ha annunciato oggi in conferenza stampa a Berna la «ministra» delle Finanze Karin Keller-Sutter. Poco prima, la consigliera federale e il ministro dell’economia e delle finanze italiano Giancarlo Giorgetti, hanno firmato nell’ambito di una videoconferenza una dichiarazione di intenti.
Per Keller-Sutter, questo accordo garantirà chiarezza e certezza del diritto. L’home office, ha sottolineato, non è più un fenomeno passeggero e limitato agli anni della pandemia. È pertanto importante trovare una soluzione a lungo termine per regolamentare il sistema. A suo parere, un limite al 25% a partire dal prossimo gennaio - anche se la regolamentazione di tutti gli aspetti tecnici e giuridici sarà effettuata entro fine maggio 2024 - è una «soluzione di compromesso».
Vantaggi indiretti
Tutti, in Ticino e negli altri cantoni di confine con l’Italia, potranno approfittare di chiare condizioni quadro, ha affermato Keller-Sutter, aggiungendo che la soluzione «apporta chiarezza e certezza del diritto nell’imposizione del telelavoro, minimizza gli oneri amministrativi e garantisce parità di trattamento a tutti i frontalieri che possono lavorare da casa». Oltre a ciò, porterà anche vantaggi indiretti, con minor traffico sulle strade e sulle infrastrutture di trasporto.
L’altra faccia della medaglia
«È una notizia particolarmente attesa per i lavoratori frontalieri, in quanto il tema del telelavoro in questi ultimi anni è sempre stato regolamentato da misure puramente transitorie», ci spiega Andrea Puglia, responsabile frontalieri in seno al sindacato OCST.
«L’altra faccia della medaglia, che ci lascia un po’ scontenti, è che non si è trovato un accordo simile a quello sottoscritto tra Svizzera e Francia (con una quota del 40%, anziché del 25%, ndr). Quindi si tratta di un accordo con luci e ombre. Speravamo in qualcosa di più», tiene a precisare il sindacalista. Tuttavia, l’OCST si dice soddisfatto. «In realtà - aggiunge Puglia - non era un’intesa scontata. La posizione di partenza da parte dell’Italia era di non concedere proprio nulla in materia di telelavoro, per cui già il fatto che i negoziatori di Berna siano riusciti a ottenere un 25% è una novità interessante».
Flessibilità annuale
Concretamente, cosa cambierà? «Non sono più accordi limitati a pochi mesi come finora, ma si tratta di un’intesa duratura. Inoltre, la norma attualmente in vigore - che tra l’altro è unilaterale da parte dell’Italia - permetteva ai frontalieri di lavorare da casa, per il 25% del tempo di lavoro, ma unicamente per coloro che erano già frontalieri al 31 marzo 2022. E applicabile unicamente ai lavoratori che vivevano nei Comuni italiani della fascia di frontiera. Da gennaio, invece, riguarderà tutti. Su questo punto è stata fatta chiarezza». C’è inoltre un altro aspetto che rappresenta una novità. Il 25% non sarà su base settimanale, bensì annuale: «Si basa sui giorni lavorativi dell’anno. Ciò permetterà al frontaliere di utilizzare questo pacchetto di giorni in modo flessibile, per cui non per forza un giorno o poco più a settimana», tiene a sottolineare Puglia.
Pianificare con anticipo
«C’è da precisare innanzitutto che è stata annunciata la firma di una dichiarazione di intenti che prevede la sottoscrizione di future intese. Ci sarà dunque bisogno di ulteriori atti formali», premette dal canto suo l’avvocato Michele Rossi, delegato per le relazioni esterne della Camera di Commercio ticinese (Cc-Ti).
«Salutiamo con favore questa soluzione, che ci permette di pianificare con anticipo senza dover convivere con accordi estemporanei di volta in volto e che si sostituiscono l’un l’altro», afferma Rossi, aggiungendo che nei prossimi giorni verranno informate in dettaglio le aziende associate. «L’home office è una modalità sempre più richiesta e anche dopo la pandemia è rimasta presente nel mondo del lavoro. In questo modo, meno persone si devono spostare tutti i giorni per andare a lavorare. Ciò porta anche beneficio dal profilo del traffico e dell’ambiente».
Mondo moderno
Questa sorta di incentivo a lavorare da casa porterà a un aumento di frontalieri nel settore terziario? «Secondo me non c’è nessuna relazione tra le due cose. Non ci sarà un incremento di lavoratori frontalieri solo perché c’è la possibilità di lavorare un giorno su quattro in telelavoro. Si tratta di una facilitazione, che tiene conto del modo di lavorare nel mondo moderno. C’è da sottolineare che a seguito del nuovo accordo fiscale, che verrà applicato dal primo gennaio, i nuovi frontalieri saranno tassati maggiormente. Si tratta di un aggravio importante e forse è questo uno degli aspetti che peserà più nelle relazioni tra Ticino e Lombardia», sostiene il delegato per le relazioni esterne della (Cc-Ti).
Keller-Sutter e Giorgetti si sono inoltre accordati su un’estensione della soluzione transitoria convenuta da Roma e Berna il 20 aprile 2023: le autorità competenti di entrambi gli Stati definiranno, entro la fine di novembre, regole speciali per l’imposizione del telelavoro dei lavoratori frontalieri per il periodo dal 1° febbraio 2023 al 31 dicembre 2023. Cosa significa? Innazitutto, riguarda il televoro solo per i frontalieri assunti prima del 31 marzo 2022.
Essi, in teoria, potrebbero lavorare da casa per il 40% del tempo di lavoro, senza avere implicazioni di natura fiscale . In realtà, «è una quota fittizia, perché per motivi legati ai contributi pensionistici, un frontaliere non può lavorare da casa più del 25% del tempo di lavoro», chiarisce il responsabile frontalieri dell’OCST.