I «fattorini» delle consegne a domicilio sul tavolo del Governo

«Come lavorano i fattorini reclutati da Uber a Lugano? L'unico modo per scoprirlo è candidarsi e correre». E così, il giornalista della Domenica Davide Illarietti si è «infiltrato» tra i rider, realizzando un reportage tra algoritmi, click, lunghe salite, mance (mancate), promozioni e lavoratori «stagionali» arrivati da altri cantoni. Uber Eats è sbarcato in Ticino a febbraio con 10 corrieri e 14 ristoranti convenzionati. Oggi i corrieri sono 20 e i ristoranti 28. Il colosso, contattato, si dice molto soddisfatto della richiesta. «Prendiamo sul serio la questione delle loro condizioni lavorative. Il nostro impegno rimane quello di migliorare il lavoro indipendente in Svizzera, sostenendo al contempo l’economia locale». Quanto alle accuse di nascondere dei rapporti di lavoro dipendente, Uber sottolinea che i corrieri «sono liberi di accendere e chiudere l’app quando vogliono» e il 75% di loro lo usano meno di 15 ore la settimana.
Ma il nostro reportage non è passato per nulla inosservato. Tanto da finire sul tavolo del Consiglio di Stato, con un'interrogazione presentata dal Gruppo parlamentare PS-GISO-FA – firmata da Fabrizio Sirica e Yannick Demaria – sulla gig economy e sulla tutela del lavoro in Ticino.
Sindacati sul piano di guerra
La gig economy è per definizione un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non sulle prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali. Il sindacato UNIA non vede di buon occhio questa procedura e ha interpellato il Cantone, sollecitando delle verifiche. Il colosso americano «contravviene alle regole» secondo Chiara Landi. Da sentenza del Tribunale Federale, ricorda, i fattorini «sono da assimilare a lavoratori dipendenti» mentre in alcuni cantoni sono impiegati da Uber come corrieri indipendenti. «Il falso lavoro autonomo è un problema aggiuntivo nella giungla del delivery, uno stratagemma sfruttato dalla piattaforma per non pagare assicurazioni, oneri sociali e contributi – incalza Landi –. Lo abbiamo visto in altri cantoni e ora anche in Ticino. Le istituzioni devono intervenire ». La Divisione economia, contattata, non si esprime su casi specifici. Uber dal canto suo ribadisce la sua posizione già espressa in altri contesti, e in altri Paesi: l’attività dei fattorini sarebbe per lo più saltuaria, poche ore a settimana.
L'interrogazione al Consiglio di Stato
Ma torniamo all'interrogazione. «L’affermazione della gig economy anche nel nostro Cantone rappresenta una sfida cruciale per la tutela dei diritti dei lavoratori e per la definizione di un quadro normativo chiaro e applicabile», scrive il Gruppo parlamentare PS-GISO-FA. L’arrivo di Uber Eats a Lugano è solo l’ultima dimostrazione di un modello economico che, se non regolamentato con tempestività e chiarezza, rischia di destabilizzare il mercato del lavoro, di creare nuove sacche di precarietà e sfuggire dalla statistica pubblica».
Al Consiglio di Stato viene ribadita «la necessità di una presa di posizione pubblica», non sul «singolo caso di una singola azienda, ma» su «un fenomeno economico più ampio, che incide direttamente sulla tutela dei lavoratori, sulla fiscalità e sulla concorrenza con altri modelli di impresa». «Riteniamo che questa nuova forma di organizzazione del lavoro meriti una risposta chiara e tempestiva da parte delle istituzioni», scrivono Sirica e Demaria. «L’assenza di un quadro normativo certo non solo rischia di lasciare senza tutele centinaia di lavoratori, ma può anche alterare il mercato e generare situazioni di concorrenza sleale con imprese che operano nel rispetto delle normative».
Le quattro domande al Governo:
1. Quali valutazioni ha svolto il Consiglio di Stato sull’impatto della gig economy in Ticino? Esistono analisi o dati sulla diffusione di questo modello economico nel nostro Cantone e sulle sue conseguenze per il mercato del lavoro, la sicurezza sociale e la fiscalità? Quali iniziative sono state avviate per comprendere meglio il fenomeno?
2. Quali controlli vengono effettuati per garantire che le piattaforme digitali rispettino la normativa vigente? Sono stati predisposti strumenti di verifica per monitorare il rispetto delle leggi sul lavoro e sulle assicurazioni sociali da parte di aziende che operano attraverso algoritmi? Quali strumenti il Cantone intende rafforzare per evitare che i lavoratori siano privati di diritti fondamentali?
3. Quale quadro giuridico si intende applicare per regolamentare il settore? Alla luce della giurisprudenza federale che stabilisce che i fattorini di queste piattaforme devono essere considerati lavoratori dipendenti, quali passi intende intraprendere il Consiglio di Stato affinché tale principio venga effettivamente rispettato anche in Ticino? Sono previste iniziative legislative o regolamentari per dare risposte strutturali a questo modello economico?
4. In che modo si intende far rispettare la legge sul salario minimo a questo tipo di aziende?