I tanti e complessi cantieri aperti per contenere l’aumento dei premi
A settembre, mese in cui tradizionalmente vengono annunciati gli aumenti dei premi di cassa malati, mancano ancora un paio di mesi. E proprio per questo motivo, per approfittare della calma estiva e per evitare di commentare i «soliti» dati senza poterli approfondire, il direttore del DSS, Raffaele De Rosa, ha voluto organizzare un momento di scambio con i media sull’annoso tema dei costi della salute. Un momento per cercare di dare un senso più compiuto a quei dati che, anno dopo anno, ci troviamo a criticare con la sensazione di poter fare poco o nulla. «La materia è quasi esclusivamente di competenza federale e il Cantone ha margini molto ridotti per intervenire – ha premesso De Rosa –. Ma ci tenevo a fare il punto su ciò che come Cantone stiamo facendo». Anche perché, ha aggiunto, «è difficile darne conto a settembre. In quel momento, si può solo prendere atto di decisioni prese a livello federale». Detto altrimenti: «In quell’occasione è difficile dare la giusta visibilità a quanto si fa durante l’anno per cercare di contenere l’aumento dei premi».
Il punto di partenza
Tutto ciò, con la consapevolezza che quell’annoso tema sta diventando (e diventerà) sempre più scottante. In un sistema che lo stesso De Rosa non ha esitato a definire vicino al tracollo. Il direttore del Dipartimento ha quindi voluto citare due dati concreti. Il primo, preso da uno studio dell’amministrazione federale delle finanze, «ci dice che per via del solo fattore demografico (l’invecchiamento della popolazione) da qui al 2050 in Svizzera la spesa sanitaria è destinata ad aumentare di un miliardo all’anno». Un dato, ha aggiunto, «di cui dobbiamo assolutamente prendere atto e che ci spinge a portare sul tavolo della politica, ma non solo, l’esigenza di trovare nuove fonti di finanziamento, poiché il sistema attuale sta mostrando i suoi limiti». Il secondo dato citato da De Rosa è invece rappresentato dai «numerosi sondaggi che ci dicono che il tema dei premi è tra le principali fonti di preoccupazione dei cittadini». Ecco perché il consigliere di Stato ha voluto, punto per punto, affrontare tutte le macro-categorie e i settori che incidono sull’aumento dei costi (utilizzando proprio il grafico qui sopra), presentando le misure messe in atto sul piano cantonale.
Lo stazionario
A partire dal settore ospedaliero stazionario. Settore in cui, ha sottolineato De Rosa, «la spesa cresce in maniera contenuta». E ciò, «anche grazie al fatto che abbiamo i contratti di prestazione con gli ospedali e le cliniche», riuscendo così a negoziare il «contratto globale», ossia il budget complessivo da destinare al settore. Ma anche grazie alla pianificazione ospedaliera. E qui, su questo punto, De Rosa ha voluto sgombrare il campo dalle speculazioni. Se è vero che con la pianificazione si può in parte evitare l’aumento dei costi, «occorre comunque sfatare il mito secondo cui tramite questo strumento sia possibile chiudere degli ospedali per contenere i costi». Basti pensare, ha ricordato il direttore del DSS, alle sentenze del Tribunale federale sulla «vecchia» pianificazione, le quali hanno chiaramente sancito «che se un attore si presenta con tutti i requisiti necessari il Cantone non può negargli i mandati». Come dire: da questo punto di vista l’autorità cantonale ha le mani legate. Ma ciò non significa che non si possa fare qualcosa. A tal proposito, De Rosa ha citato il «progetto pilota» implementato a Locarno, con il recente accordo tra l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) e la clinica Santa Chiara che, «di loro intesa, hanno deciso di suddividersi le competenze» nell’ambito della maternità e della ginecologia. Una «collaborazione virtuosa tra pubblico e privato», l’ha definita il direttore del DSS, «interessante per evitare doppioni, concentrare le casistiche garantendo maggiore qualità ed evitare la penuria di personale». Quale ultimo punto, riguardo allo stazionario, è stata citata la legge cantonale sulle attrezzature (che non tutti i Cantoni hanno adottato): «Uno strumento interessante che ci permette di mappare le attrezzature, come ad esempio le TAC».
E l’ambulatoriale
Il direttore del DSS si è poi concentrato sul settore ambulatoriale che, ha rimarcato più volte, sommando la parte ospedaliera con quella degli studi medici, conta per oltre il 40% della spesa sanitaria. E continua a crescere. Motivo per cui, grazie alla nuova facoltà data ai Cantoni con la recente modifica della Legge sull’assicurazione malattia (LAMal), il Ticino ha optato per una limitazione del numero massimo di alcuni specialisti. E, dopo la fase transitoria di due anni che scadrà a metà 2025, l’intenzione è quella di entrare definitivamente «a regime». Al momento, ha precisato De Rosa, un gruppo di lavoro che coinvolge tutti gli attori è al lavoro per elaborare il testo di legge definitivo. Una limitazione necessaria, ha poi spiegato, «anche perché in questo settore è spesso l’offerta a determinare la domanda». Come dire: più medici, più prestazioni offerte, più costi. In questo senso, è stato citato un dato significativo riguardante il numero medio di fornitori di prestazioni a cui si rivolge il singolo assicurato: stando a un rapporto di Helsana il numero di assicurati che hanno ricevuto trattamenti da più di 11 differenti fornitori è aumentato tra il 2012 e il 2017 del 50%. «Un medico di famiglia – ha raccontato a tal proposito De Rosa – mi ha spiegato che una volta era difficile convincere i pazienti della necessità di fare un esame in più da uno specialista. Oggi, invece, è il contrario: è difficile convincere il paziente che quell’esame non è per forza necessario».
Il consigliere di Stato, sempre per il settore ambulatoriale, ha poi citato la decisione del Governo di ridurre – da 0,93 franchi a 0,91 – il valore del punto Tarmed per le prestazioni ambulatoriali negli studi medici. «Siamo convinti di aver soppesato tutti gli interessi in gioco», ha affermato, rimarcando che il valore del punto Tarmed «in Ticino è tra i più alti in Svizzera». Sul fronte opposto, De Rosa ha comunque insistito sull’importanza di sostenere la medicina di famiglia, citando il programma «Praxisassistenz Ticino» con il quale il Cantone sostiene la formazione di giovani medici in questo settore, così come la creazione dell’Istituto di medicina di famiglia presso la facoltà dell’USI.
Un limite alle cure a domicilio
Dopo aver affrontato il tema di stretta competenza federale del prezzo dei medicamenti (dicendosi preoccupato per il differenziale con gli altri Paesi che cresce), De Rosa ha poi brevemente parlato delle case anziani, «un settore in cui la crescita è contenuta», per poi passare a quello delle cure a domicilio. Anche in questo caso, è notizia recente, il Consiglio di Stato ha deciso di intervenire, proponendo una moratoria per «limitare la significativa crescita registrata negli ultimi anni», pari al 150% nel giro di un decennio.
Un consumo eccessivo
La parte finale è poi stata dedicata ai cosiddetti «temi trasversali», che interessano tutti i settori: dall’importanza della prevenzione (in autunno saranno presentati i programmi d’azione cantonale su quattro temi in particolare: l’alimentazione, il movimento, la promozione della salute mentale e la prevenzione dalle dipendenze) fino alla digitalizzazione. Senza dimenticare la sensibilizzazione dei cittadini alla lotta contro gli sprechi e la sovra-medicalizzazione: «Siamo di gran lunga il cantone con il consumo di farmaci più alto in Svizzera. Ma i dati ci dicono che non siamo più malati degli altri». Insomma, «non si spiega questo consumo eccessivo e sarà dunque importante sensibilizzare la popolazione».