Il caso

I viaggi all'estero, gli inviti alla preghiera ed ora gli interrogatori

Il punto sulla vicenda del cappellano del Papio in stato di carcerazione preventiva - Verrà ascoltato nei prossimi giorni dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni - I fatti non sarebbero avvenuti in ambito parrocchiale
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
11.08.2024 15:23

Quella che si aprirà domani - e le prossime due - sarà una settimana cruciale per avere un quadro più chiaro sulla vicenda del cappellano del Collegio Papio di Ascona don Rolando Leo in stato di carcerazione preventiva con pesanti accuse. Il presbitero - accusato di atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere nonché pornografia - verrà presto interrogato dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, dopo aver già esposto la sua versione dei fatti nei primi verbali di polizia seguiti al fermo scattato mercoledì scorso quando si trovava nell’istituto locarnese.

Le puntualizzazioni della Curia

L’arresto è giunto ad oltre quattro mesi dalla denuncia presentata dalla presunta vittima (un giovane adulto, stando a quanto ci risulta) «per alcuni approcci inadeguati» dell’uomo di fede nei suoi confronti, ha riferito nel tardo pomeriggio di ieri la Curia vescovile in un comunicato stampa che ha precisato alcuni punti contenuti nella nota inviata giovedì ai media. In questo lasso di tempo non è stato adottato nessun provvedimento verso il prete «per non interferire nell’accertamento della verità e rischiare l’inquinamento delle prove».

Fra Lisbona ed Angola

Da inizio aprile - quando la Magistratura ha aperto l’incarto - alla mattina del 7 agosto il cappellano e docente ha quindi potuto continuare ad esercitare il ministero e fare viaggi all’estero, in particolare con la Pastorale giovanile diocesana, di cui è assistente spirituale. Esattamente un anno fa, ad esempio, era stato a Lisbona in occasione della «Giornata mondiale della gioventù» ed aveva assistito alla messa di Papa Francesco.

Dall’8 al 19 luglio scorsi era invece stato in Angola, ad un campo estivo missionario, assieme ad alcuni giovani del Papio e della Pastorale. L’ultima uscita, in ordine cronologico, è stata in Croazia (cinque giorni alla scoperta del Paese della penisola balcanica in sella ad una bicicletta in quello che è stato definito un «ciclopellegrinaggio») e Bosnia ed Erzegovina, culminato nella presenza al Festival dei giovani di Medjugorje. Poche ore dopo il suo rientro (il 6 agosto) è scoppiato il bubbone.

Gli «approcci inadeguati»

Del «disagio» della presunta vittima «adulta al momento dei fatti» (fattispecie che, ricordiamo, sarebbe accaduta 4-5 anni fa) era stato reso edotto direttamente il vescovo Alain de Raemy in febbraio. Presunta vittima che ha parlato altresì di atteggiamenti inappropriati «forse nei confronti anche di un minorenne». Come da prassi è iniziato quindi l’accompagnamento da parte della Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale per «aiutarlo (il giovane adulto; n.d.r.) a decidere se deporre denuncia».

Ciò che è avvenuto nelle settimane seguenti (indicativamente tra gli ultimi giorni di marzo e i primi di aprile), «dopo un periodo di riflessione» e di condivisione dei fatti con la ristrettissima cerchia di persone che ne era stata messa a conoscenza. Ad inizio aprile la Procura ha aperto il fascicolo nei confronti del cappellano.

Si va verso la perizia?

Ora tocca alla pp Valentina Tuoni far piena luce sulla vicenda. Dovrà farlo, l’abbiamo detto, raccogliendo innanzitutto la versione del sacerdote. Che verrà in seguito messa a confronto con quella della presunta vittima. Sarà ascoltato pure il minorenne verso il quale - sempre secondo la segnalazione dell’uomo che ha fatto scattare l’inchiesta - il prete potrebbe aver avuto degli «approcci inadeguati». Le loro testimonianze saranno fondamentali.

Potrebbero non essere le uniche? La risposta l’avremo in tempi brevi. Il cappellano, rinchiuso nel carcere giudiziario de La Farera, è in stretto contatto con il suo legale. Vi rimarrà di sicuro almeno per i prossimi due mesi; in questi sessanta giorni la procuratrice pubblica dovrà dimostrare di avere fra le mani elementi concreti e probanti contro il religioso e valuterà inoltre se vi sono o meno gli estremi per chiedere la perizia psichiatrica. In attesa, come scritto ieri sul portale cattolico svizzero (www.catt.ch), che «la verità emerga quanto prima, per quella che sarà».

«La croce è di tutti»

Le riflessioni firmate da Cristina Vonzun su quanto accaduto - intitolate «Quando la croce è di tutti» - sono apparse la mattina presto. L’articolo si fa testimone del «disagio che alberga nel cuore di tanti ticinesi cattolici e non in queste ore (testimoniato, aggiungiamo, pure dai messaggi giunti in redazione; n.d.r.). Ci si telefona, messaggia o ci si scrive. Non per fare congetture o tirare inutili conclusioni, ma perché si è onestamente frastornati e addolorati. E quando le persone sono addolorate necessitano di dialogo, ascolto, confronto».

La Chiesa e i giovani

La notizia ha naturalmente scioccato non solo il Rettorato dell’istituto locarnese ma anche le altre istituzioni con le quali il presbitero è entrato in contatto negli ultimi decenni e tutte le persone che lo conoscono. Da qui l’invito alla preghiera: «Preghiera per le persone coinvolte in questa vicenda. Preghiera per chi è accusato e per chi sente di aver subito un torto, per chi è presunta vittima ma anche per chi sta affrontando l’impegnativo e arduo lavoro delle indagini. Preghiera per noi come Chiesa e per i giovani che la Chiesa ticinese tenta di seguire e accompagnare».

«Ci sentiamo fragilizzati»

Una notizia di fronte alla quale «ci sentiamo tutti fragilizzati e anche più soli. Nessuno ha una ricetta. Forse però entrare in questi giorni in una chiesa, accendere una candela, aprire una pagina di Vangelo, fare anche un piccolo pellegrinaggio o un gesto di carità, ascoltare chi esprime disagio, può aiutare a corroborare il cuore, a vivere in modo cristiano, nella e con la fede, la sofferenza che avvertiamo noi e avvertono altri, in attesa che la verità emerga quanto prima, per quella che sarà».

In una comunicazione trasmessa venerdì alle famiglie, ricordiamo, il rettore del Papio Patrizio Foletti e il vice Paolo Scascighini avevano precisato che «a tuttoggi i fatti non sembrano toccare l’attività» del religioso nel Collegio. Dove il sacerdote è altresì docente ed assistente spirituale. Lo stesso risulta anche a noi. I fatti, come detto, risalirebbero ad almeno 4-5 anni fa e non sarebbero avvenuti né nell’ambito scolastico né in quello strettamente parrocchiale, ma in altre attività che in questi anni hanno impegnato il presbitero.

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