Identità di genere alle Elementari, ecco la polemica

Il progetto «Sono unico e prezioso!» è finito sotto la lente della politica cantonale. L’iniziativa, promossa da anni dalla fondazione della Svizzera italiana per l’Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell’Infanzia (ASPI) e che mira – attraverso messaggi di prevenzione trasmessi in modo giocoso ad aiutare gli allievi di scuola elementare, i loro genitori e i docenti a riconoscere i possibili maltrattamenti e a tutelarsi – è stata oggetto di un’interrogazione interpartitica di Centro e PLR (primi firmatari i deputati Giuseppe Cotti e Alessandro Speziali).
Il motivo? I riferimenti, inseriti nell’edizione più recente del programma, all’identità di genere e alla fluidità di genere. «Il progetto dell’ASPI», premettono i parlamentari, «costituisce un’iniziativa di grande valore per sensibilizzare i bambini alla prevenzione dell’abuso e del maltrattamento, temi fondamentali dal punto di vista educativo e sociale». L’obiettivo dell’iniziativa, scrivono ancora i due partiti, non è in discussione. Ciò che fa riflettere, invece, è uno dei contenuti inserito nell’edizione più recente del programma. E che tocca, come detto, l’identità di genere e la fluidità di genere. «Data la delicatezza della tematica e il dibattito scientifico ancora aperto, emergono perplessità sull’opportunità di affrontare tali concetti in un contesto scolastico destinato a bambini, senza un adeguato confronto con le famiglie e senza un solido consenso scientifico», sottolineano Centro e PLR. «Secondo le indicazioni dell’Accademia Europea di Pediatria (EAP) e della Società Europea di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (ESCAP), la maggior parte dei dubbi legati all’identità di genere nei bambini tende a risolversi spontaneamente nel corso dello sviluppo. Entrambe le istituzioni raccomandano un approccio prudente, basato sulle evidenze scientifiche e sul principio di precauzione. Inoltre, viene discusso il tema del contagio sociale, ovvero l’influenza ambientale e culturale che potrebbe contribuire all’aumento dei casi di disforia di genere tra i più giovani». Di qui, dunque, la precisa richiesta contenuta nell’interpellanza: «In questo contesto appare fondamentale il coinvolgimento delle famiglie, che secondo nostre informazioni non sono state adeguatamente consultate nella revisione del programma». È inoltre «lecito», secondo i deputati, «interrogarsi sull’opportunità di introdurre il concetto di fluidità di genere in un progetto destinato a bambini della scuola elementare senza un chiaro consenso scientifico e senza una discussione aperta e trasparente». Ecco perché Centro e PLR chiedono al Governo, fra le altre cose, «quando e da chi è stato approvato il progetto nella sua versione attuale», qual è la base scientifica che regge la tematica e quali esperti sono stati consultati.
Sul caso sono intervenuti pure alcuni Comuni del Locarnese: in una lettera, hanno chiesto al Consiglio di Stato di prendere posizione.