Politica

Il caso dell’ex funzionario torna ad animare il plenum

La risposta data dal Consiglio di Stato a un’interpellanza inoltrata dopo la sentenza di secondo grado ha portato il Parlamento ad approvare una discussione generale - Critiche all’operato dell’Esecutivo, in particolare riguardo al mancato licenziamento in tronco del dipendente
Paolo Gianinazzi
23.06.2021 20:17

Una lunga serie di risposte data dal Consiglio di Stato a un’interpellanza è tornata ad animare nuovamente il Gran Consiglio sul caso dell’ex funzionario del DSS condannato lo scorso aprile in secondo grado per violenza carnale e coazione a 18 mesi di carcere sospesi. Risposte nelle quali in Governo ha ripercorso quanto fatto dall’amministrazione dopo l’apertura del procedimento penale e che hanno portato il Parlamento ad approvare una richiesta di discussione generale con 22 voti favorevoli, 19 contrari e 29 astenuti. A favore Lega, UDC, Più Donne e MPS. Ma il vero ago della bilancia per l’approvazione della discussione generale è stata l’astensione da parte di diversi deputati di PLR, PS e PPD.

La ricostruzione
Ma andiamo con ordine. Oggi il Governo ha risposto a undici domande poste dai deputati Sabrina Aldi (Lega), Tamara Merlo (Più donne), Fiorenzo Dadò (PPD) e Boris Bignasca (Lega). Domande inoltrate al Governo a fine aprile alla luce della condanna in secondo grado dalla Corte di appello e revisione penale (CARP), inasprita rispetto a quella di primo grado.

Il Consiglio di Stato, ripercorrendo i fatti ha ricordato di aver preso atto dell’apertura di un procedimento penale nei confronti dell’ex funzionario il 6 giugno 2018 e di aver quindi deciso, lo stesso giorno, di sospenderlo e avviare un’inchiesta disciplinare. Ma la questione che più ha fatto discutere i deputati ha riguardato il mancato licenziamento in tronco dell’ex funzionario. A quest’ultimo, il licenziamento ordinario è stato prospettato il 12 settembre. Dopo la fase di conciliazione, il 30 ottobre 2018 l’Esecutivo ha deciso la disdetta del rapporto di lavoro con effetto a fine aprile 2019. Tuttavia, è stato precisato, la consegna brevi manu della disdetta non è stata possibile poiché l’interessato non era reperibile. Motivo per cui, con una nuova decisione datata 7 novembre 2018 il Governo ha definitivamente sciolto il rapporto di impiego con effetto al 31 maggio 2019, sempre in via ordinaria. Un licenziamento, dunque, non «in tronco» per colpa grave. A questo proposito l’Esecutivo ha chiarito che «la disdetta è stata decisa sulla base dei verbali messi a disposizione dal Ministero pubblico» (ndr. il 4 luglio 2018) dai quali è emersa una serie di comportamenti inconciliabili con la funzione esercitata, ma senza gli estremi per una disdetta immediata». Ma non solo: nella risposta il Consiglio di Stato ha precisato che «dopo la sentenza di primo grado è stato effettuato un accertamento riguardante la gestione del caso all’interno dell’Amministrazione», che «ha permesso di constatare: che il modo di porsi dell’ex funzionario aveva portato nel 2004 a critiche da parte di persone esterne all’Amministrazione su atteggiamenti inappropriati; che i rimproveri mossigli dai suoi superiori riguardavano esclusivamente aspetti professionali e caratteriali legati a questi comportamenti sconvenienti; che a seguito di ciò le mansioni dell’interessato vennero modificate per limitare le sue relazioni verso l’esterno e il Forum dei giovani e che nell’incontro del 24 febbraio 2005 con l’allora capoufficio non erano stati segnalati indizi riguardanti eventuali rapporti sessuali». Insomma, l’amministrazione non era a conoscenza di molestie o atti sessuali commessi dal proprio dipendente.

Un altro punto che ha scaldato gli animi del plenum riguarda il fatto che, in caso di licenziamento immediato, l’ex funzionario avrebbe percepito circa 4 mila franchi annui in meno di rendita pensionistica. Al Governo è pure stato chiesto se ora, alla luce della sentenza di secondo grado, intende rivedere la sua decisione. L’Esecutivo ha però spiegato che «la decisione è cresciuta in giudicato e non può essere rivista».

Se ne riparlerà presto
Alla luce di queste risposte il plenum ha quindi deciso di affrontare la questione in una discussione generale durata circa un’ora e dalla quale sono emerse diverse critiche all’operato del Governo, ma nessuna proposta concreta. Ad ogni modo, diversi deputati (in particolare di Lega, PPD e Più Donne) hanno fornito alcuni spunti di riflessione alla Sottocommissione finanze, che in queste settimane darà il suo preavviso alla creazione di un Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso. La richiesta di istituire una CPI, ricordiamo, era già stata bocciata dal Legislativo cantonale lo scorso settembre