«Il contesto umano è considerato, ma dobbiamo far rispettare le sentenze»
«In casi simili, che riguardano dei minori, vengono valutati scrupolosamente tutti gli elementi. Il contesto umano è preso seriamente in considerazione da chi di dovere. In virtù del segreto d’ufficio e della tutela della privacy, non posso commentare la fattispecie in questione. Personalmente trovo comunque triste affrontare situazioni emotivamente cariche di complicazioni umane, sociali e giuridiche attraverso i giornali, sia per rispetto delle persone coinvolte, sia per la complessità del contesto giuridico». Silvia Gada è a capo della Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni. È a lei che ci siamo rivolti per meglio comprendere la fattispecie che abbiamo anticipato stamattina. Ovvero la vicenda dei tre bambini, affidati ai nonni del Bellinzonese, che il 31 dicembre dovranno lasciare la Svizzera e rientrare in Honduras.
L'iter e le decisioni dei giudici
«In generale, per contestualizzare le procedure, ogni permesso rilasciato o negato parte da una domanda inoltrata da una persona straniera. Se sono domande per un caso di rigore, quindi quando i criteri non sono ossequiati ma ci sono condizioni particolari da valutare, o domande d’asilo, queste vengono approfondite dalla Segreteria di Stato della migrazione. In seguito contro ogni decisione può essere inoltrato ricorso alle autorità giudiziarie competenti», rileva. Conferma «quanto riportato nella nostra lettera, che vi è stata consegnata dal diretto interessato e che avete pubblicato online oggi, che vi sono state molteplici sentenze cantonali e federale, l’ultima in ordine cronologico dello scorso giugno, e ora tutte cresciute in giudicato. Terminata la fase ricorsuale, l’Ufficio della migrazione in tutti i casi non può fare altro che applicare quanto deciso, ovvero fissare un termine di partenza ed invitare le persone toccate a rispettarlo».