Il futuro di piazza Molino Nuovo? «Di certo non chiusa da edifici»

L’intenzione del Dipartimento del territorio di promuovere la tutela della fontana di Tita Carloni a Molino Nuovo quale bene culturale di interesse cantonale (vedi CdT dell’11.12) non è stata presa nel migliore dei modi dalla Città. Un po’ perché fa capolino sulle rive del Ceresio come un «regalo» di Natale poco gradito – visto che ha scombussolato i lavori pianificatori di oltre cinque anni e di conseguenza le carte sul tavolo del Municipio –, un po’ perché la volontà cantonale di tutelare il «sombrero» è «saltata fuori in modo inaspettato», per dirla con le parole della municipale Karin Valenzano Rossi. Ma al di là dell’intenzione di proteggere o meno la fontana, c’è un’altra questione di fondo che tiene banco nel quartiere. E sono le richieste e le esigenze dei cittadini che vi abitano. Necessità, queste, raccolte negli anni dalla Commissione di quartiere di Molino Nuovo, che riguardo al futuro del comparto è sempre stata a favore della riqualificazione degli spazi con soluzioni che «facciano diventare piazza Molino Nuovo fruibile per tutti, aperta al suo uso e non chiusa da edifici». Ma, soprattutto, «senza un ulteriore spreco di soldi in studi di progetti che non si realizzeranno a breve scadenza o mai». E la fontana di Tita Carloni? «Si vedrà come e se includerla nei progetti a lungo termine».
C’è spazio a Villa Carmine?
In una presa di posizione dopo la notizia in merito al nuovo Piano regolatore e la conseguente riqualificazione del comparto di piazza Molino Nuovo (che racchiude i tre isolati da via Trevano alla chiesa della Madonnetta), la Commissione ribadisce una volontà chiara, ovvero quella di avere «uno spazio dedicato al quartiere, alla sua popolazione e alle associazioni, senza il bisogno di edificare ma bensì riconvertendo edifici già esistenti, quale Villa Carmine più volte richiesta per tale scopo. Villa Carmine che, per voce del sindaco, é stata "promessa" per una futura riconversione d’uso a favore del quartiere». Edificare ulteriormente, già. Cosa che invece era prevista nel progetto del gruppo CONT-S (che prevedeva la demolizione della fontana), che aveva convinto il collegio di esperti e di conseguenza la Città, con il cosiddetto «Attrattore» e i suoi contenuti pubblici. In ogni caso, dopo la volontà espressa dal DT di tutelare la fontana, il progetto è stato «congelato», visto che il Cantone ha detto a chiare lettere che la nuova edificazione impedirebbe di fatto la conservazione della fontana. Stessa cosa per l’autosilo, dato che la costruzione sotterranea di edifici tutelati dev’essere di principio vietata. La soluzione a questo niet del DT, che ricordiamo riguarda solo piazza Molino Nuovo e non tutta la proposta pianificatoria, è arrivata dalla Divisione spazi urbani. La capodicastero ci aveva spiegato che «è a buon punto un progetto intermedio per riqualificare la piazza dandole un decoro, migliorare la fruibilità per la popolazione, combattere le isole di calore e mantenere ancora la fontana in un contesto di medio-lungo termine (15/20 anni)». Progetto intermedio in cui verranno coinvolte la Commissione di quartiere di Molino Nuovo e la Commissione urbanistica. «Siamo fiduciosi e speranzosi nel sapere che ci sono delle proposte in cui si chieda la nostra visione e si tenga conto dei nostri suggerimenti, validando la funzione della Commissione di quartiere quale "antenna" del territorio e soggetto da coinvolgere nei progetti importanti per il quartiere».
Tutto tace
Torniamo per un momento al "regalo" di Natale sotto l’albero di piazza della Riforma. Anche solo la possibilità di una tutela della fontana non è mai figurata in nessuna discussione politica, pubblica oppure tecnica. La Città sta comunque valutando, a titolo prudenziale, di opporsi alla misura. Oltre alla sorpresa, vi è da notare che lo stesso Cantone, nel suggerire ulteriori costruzioni degne di tutela alla Città in anni recenti, della fontana non aveva parlato. Perché, dunque, questo improvviso interesse per la fontana? Domande che abbiamo rivolto ancora una volta all’Ufficio dei beni culturali, senza però ricevere risposta. Di certo c’è che il "sombrero" è un unicum in Ticino: non esiste un’altra fontana del Moderno di queste dimensioni e tipologia. Ma questo si sapeva già.