Ticino

Il paletto dell'UDC non va giù alla Lega: «Non possiamo accettare un accordo del genere»

Dopo le dichiarazioni di Claudio Zali e Piero Marchesi a La domenica del Corriere, il futuro dell'alleanza tra «cugini» appare incerto – Boris Bignasca: «Ci vuole rispetto per il consigliere di Stato» – Daniele Caverzasio: «Un diktat sui nomi è inaccettabile»
© CdT/Archivio

Le elezioni cantonali 2027, è vero, sono ancora parecchio lontane. In casa Lega e UDC, però, le trattative d’area sono (anche se solo ufficiosamente) già cominciate. A dare il là alle danze, infatti, ci ha pensato direttamente il consigliere di Stato leghista Claudio Zali che, presentatosi alla trasmissione La domenica del Corriere, ha voluto mettere subito le cose in chiaro, parlando di «matrimonio di interesse» e spiegando una volta ancora di non riconoscersi nei democentristi. Detto in parole povere: a questo giro la strada che porta a un’alleanza tra «cugini» sembra essere più in salita. Anche perché, va detto, la stessa UDC avrebbe posto come condizione per iniziare le trattative quella di non vedere più Claudio Zali nella lista congiunta nella corsa per il Governo.

Una sorta di «diktat» che non è andato giù a parecchi leghisti. «È una condizione inaccettabile», spiega da noi raggiunto il deputato Daniele Caverzasio. «Non sarebbe nemmeno logico dare un diktat simile, oltretutto per un consigliere di Stato uscente».

Anche il capogruppo Boris Bignasca, in questo senso, mette l’accento sulla necessità di rispettare quanto fatto nel corso degli anni dai consiglieri di Stato leghisti: «Ho ritrovato negli incarti di mio papà la scheda elettorale con cui Claudio Zali si è candidato ed è stato eletto come giudice nel 1992. Questo fa capire come Claudio si sia messo a disposizione della Lega e del Paese già tanti anni fa. E credo che meriti il rispetto dei leghisti e delle altre forze politiche».

Netto, su questo fronte, Caverzasio, secondo cui non spetta ai democentristi mettere paletti sui nomi: «Non sta né in cielo né in terra». In questo senso anche Bignasca fa notare, «da telespettatore», come sia stata «l’UDC a mettere condizioni sui nomi, in particolare quello di Zali. Mentre la Lega dal canto suo non ha fatto preclusioni alcune». Come dire: se le trattative partono in salita non è certo colpa di via Monte Boglia.

Ma come finirà, dunque, tra le due forze politiche? Bignasca, da questo punto di vista, non si sbilancia: «Ultimamente ho cattive doti divinatorie. Quindi mi astengo dall’esercizio». Anche secondo Caverzasio, in questa fase, è difficile fare previsioni. «È piuttosto complicato capire in questo momento da che parte sta il movimento: c’è chi ritiene che l’unione abbia senso, perché in maniera pragmatica rafforza l’area di destra; c’è chi invece predilige dire le cose in maniera chiara, senza parole non dette o dette solo nei corridoi e ritiene che a questo punto si possa anche combattere con le nostre gambe, senza l’aiuto di nessuno». A fronte di queste due sensibilità, dunque, per il deputato è essenzialmente «prematuro» dire come andrà a finire. Ma come la pensa – personalmente – Daniele Caverzasio? «Sono sempre stato pragmatico al riguardo: l’accordo si può cercare, ma non a tutti i costi. L’esempio del diktat sul nome di Zali è emblematico. Non possiamo accettare un accordo del genere, in cui si impongono i nomi. Detto ciò, se c’è margine si potrà fare l’accordo, altrimenti ognuno andrà per la propria strada e metterà in campo le proprie peculiarità, come quella più sociale per la Lega, che ultimamente è rimasta un po’ nascosta». Ad ogni modo, precisa il deputato, «nulla è ancora stato deciso. L’intesa ci può stare, ma come detto non a tutte le condizioni. A Mendrisio, ad esempio, per le scorse elezioni comunali l’accordo non c’è stato». E, il mondo non si è fermato. Anche perché, chiosa Caverzasio, «i matrimoni d’interesse non sempre portano a buoni risultati».