Il passato riemerge a Giubiasco

In esposizione dal 21 dicembre i reperti archeologici della necropoli scoperta nel 2013 nella zona del Palasio
Un esperto all'opera nel 2013 sul luogo degli importanti ritrovamenti
Red. Online
19.12.2015 06:00

BELLINZONA - Portate alla luce nel 2013 durante gli scavi per la costruzione di due palazzine a Giubiasco, le testimonianze di una necropoli risalente all'Età del ferro sono ora state «consegnate» alla popolazione e agli appassionati. Grazie al lavoro del Servizio di archeologia del Cantone e in collaborazione con il Municipio, saranno in mostra da lunedì 21 dicembre fino all'11 marzo 2016 (dal lunedì al venerdì tra le 9 e le 17) nella sala del Consiglio comunale del Borgo. Si tratta di spade, vasi, anelli, spille, brocche, ceramiche e altri reperti sepolti insieme ai defunti componenti di spicco della comunità lepontina che abitò nella zona del Palasio tra il IV e il II secolo avanti Cristo. Il Borgo, a dimostrazione della sua centralità in epoche antiche, non è nuovo a scoperte analoghe. Numerosi i ritrovamenti archeologici di grande importanza  avvenuti nel corso dell'ultimo secolo, si pensi in particolare a quello nei terreni delle Ferriere Cattaneo, sede di una necropoli di oltre 500 sepolture datate tra l'Età del bronzo e la Romanità. Al Palasio, sotto montagna, sono una trentina le tombe che gli esperti hanno potuto analizzare - senza bisogno di fermare il cantiere edile - e da cui hanno poi asportato e restaurato ricchi corredi funerari in materiale fittile, bronzo e ferro. Grazie a un particolare concetto grafico appositamente studiato, i visitatori avranno la possibilità non solo di visionare il materiale recuperato bensì anche l'occasione di scoprire come gli argheologi hanno lavorato per compiere la missione, come sottolineato ieri in conferenza stampa da Rossana Cardani Vergani, responsabile del Servizio archeologia all'Ufficio cantonale dei beni culturali. La sala assume quindi le sembianze di un cantiere, con tanto di ampie riproduzioni fotografiche dei momenti di lavoro sul terreno. Nelle vetrine, poi, come detto si possono ammirare i reperti. Luisa Mosetti, attiva sul cantiere nel 2013 e co-curatrice della mostra, va particolarmente fiera di quello che considera un pezzo da novanta. Si tratta di una brocca a becco d'anatra, meglio nota agli esperti come «Schnabelkanne», caratteristico recipiente che durante il simposio veniva utilizzato per contenere il vino filtrato e pronto per essere bevuto. Un oggetto di questo valore viene trovato una volta ogni dieci anni, è stato evidenziato. La mostra si trasformerà anche in laboratorio didattico per classi di scuola elementare e media a partire dall'11 gennaio, come spiegato da Moira Morinini dell'Associazione archeologica ticinese. Prenotazioni allo 091/814.63.11.

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