I numeri

Il tonfo della Lega sorride all’UDC, PLR e PS indietro, festa per i «piccoli»

Nessuna delle formazioni di Governo ottiene un risultato migliore di 4 anni fa - Il Centro perde una frazione percentuale ma torna nuovamente a essere la seconda forza politica del Paese - Sono sempre di più i cittadini che scelgono di votare la scheda senza intestazione
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
03.04.2023 22:59

Forse non è stato un vero e proprio terremoto, ma sicuramente uno scossone.

Il Gran Consiglio uscito oggi dalle urne avrà un volto un po’ diverso. Certamente più frammentato, con ben dodici formazioni politiche rappresentate in seno al Legislativo cantonale, tre in più di quelle attuali. Ma non solo: anche i rapporti di forza tra i partiti sono in parte mutati.

A cominciare da quello tra la Lega dei ticinesi, che ha perso quattro seggi, e i «cugini» democentristi, che ne hanno guadagnati due. E pure in casa socialista, vista la perdita di un seggio, le riflessioni sul futuro non mancheranno. Così come non mancheranno tra i liberali radicali, in calo addirittura di due seggi.

Tutto ciò mentre il Centro festeggia per essere tornato seconda forza politica in Parlamento con sedici deputati, lo stesso numero del 2019. E soprattutto mentre i «partitini» si sono presi la scena: la loro forza in Gran Consiglio è infatti quasi raddoppiata, passando da 7 a 13 deputati, suddivisi in sei differenti formazioni politiche.

A destra felici e scontenti

Partiamo dal dato politicamente più rilevante: il tracollo della Lega dei ticinesi.

Una discesa iniziata già quattro anni fa, quando il movimento di via Monte Boglia perse quattro seggi nel plenum. E che, appunto, è poi proseguita anche in questa tornata elettorale, con una perdita di altri quattro seggi. A conti fatti, dunque, dal 2015 a oggi, la Lega dei ticinesi è passata da una rappresentanza di 22 deputati a una di 14. In termini di voti, la Lega ha lasciato per strada ben 4,92 punti percentuali, passando dal 19,9% del 2019 al 14,95% di oggi pomeriggio.

E se da una parte oggi in via Monte Boglia non ci sono stati festeggiamenti, dall’altra, ossia in casa UDC, i democentristi hanno avuto di che rallegrarsi. Il travaso di voti tra i due partiti, infatti, è stato parziale e, appunto, ha sorriso ai «cugini». Dei quattro seggi persi dalla Lega, due sono andati all’UDC, che è così passata da 7 a 9 deputati, diventando al contempo la quinta forza politica del Parlamento. In termini di voti, i democentristi sono infatti passati dal 6,8% del 2019 al 10,29% di oggi, con un sostanzioso incremento di 3,49 punti percentuali.

Assestamenti al centro

Un po’ meno sensibili, invece, i cambiamenti avvenuti al centro dello scacchiere politico cantonale.

Da una parte, il PLR ha registrato un importante calo dei consensi, passando da 23 a 21 deputati. In termini di voti, i liberali radicali rispetto al 2019 hanno lasciato per strada 1,57 punti percentuali, fermandosi a quota 23,76% dei voti.

Dall’altra, il Centro ha confermato la sua attuale deputazione, a quota 16 granconsiglieri. Un dato certamente positivo per il partito che, alla luce anche del risultato della Lega, è oggi la seconda forza politica del Parlamento, appena dietro al PLR. In termini di voti, il Centro è riuscito a mantenere le posizioni malgrado l’avanzata di diversi partiti più piccoli, registrando un 17,46% (contro il 17,6% del 2019).

Delusione a sinistra

Veniamo ora al fronte rossoverde, che già domenica, malgrado l’elezione di Marina Carobbio in Governo, ha subìto un’importante perdita di consensi. Anche per l’elezione del Gran Consiglio il risultato dell’area progressista è stato deludente. In particolare per il PS, che ha perso un seggio in Parlamento, passando da 13 a 12 deputati. Sensibile, per il PS, il calo in termini di voti: la lista socialista, che nel 2019 ottenne il 14,5% dei voti, oggi a spoglio terminato si è fermata a quota 13,27%. Ossia, poco davanti all’UDC.

Gli ecologisti, dal canto loro, hanno temuto per tutta la giornata di perdere anche il quinto seggio e, con esso, la possibilità di formare il gruppo in Parlamento ed entrare nelle Commissioni. Tuttavia, a fine giornata, i Verdi hanno potuto tirare un grosso sospiro di sollievo, perdendo un solo seggio (e salvando quindi il gruppo). Sensibile, anche in questo caso, il calo dei voti: in termini percentuali, gli ecologisti sono passati dal 6,6% del 2019 al 5,42% fatto registrare oggi.

Partiti minori in crescita

Un altro dato politico rilevante emerso dalla giornata di oggi riguarda, come detto, l’entrata in Parlamento di diversi «piccoli» partiti. Tra questi va sicuramente segnalato l’exploit di Avanti con Ticino&Lavoro, il movimento fondato da Amalia Mirante, che entra nel Legislativo prendendosi subito tre seggi e il 3,67% dei voti. A entrare per la prima volta in Gran Consiglio, entrambi con due seggi, sono stati anche HelvEthica Ticino (2,33% dei voti) e Verdi liberali (1,58% dei voti).

Tra i «partitini» già presenti in Gran Consiglio ci sono conferme e arretramenti. Sia Più Donne sia il Partito comunista-POP hanno mantenuto i propri due seggi. L’MPS, invece, non è riuscito a «bissare» il risultato del 2019 e ha perso un seggio, passando da tre a due deputati (con l’1,69% dei voti).

Gli unici due partiti a non essere riusciti nell’impresa di entrare in Parlamento sono invece stati MontagnaViva (0,84% dei voti) e il movimento «Dignità ai pensionati» (0,82).

Record senza intestazione

Detto dei risultati dei singoli partiti, il dato riguardante le schede senza intestazione (SSI) merita ovviamente un capitolo a parte. Come già avvenuto nella giornata di domenica, la SSI hanno fatto segnare un nuovo record, attestandosi a quota 22,77%.

In termini di schede, nuovamente, si tratta del dato più alto nei confronti con gli altri partiti. Detto altrimenti: le SSI sono ormai il «primo partito» del Ticino.

Da segnalare, infine, anche il dato sulla partecipazione al voto, ferma a quota 55,9%.

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