Il tram-treno costerà 759 milioni: tutti i numeri della stangata

Franco più, franco meno, il tram-treno del Luganese costerà 759 milioni di franchi, IVA esclusa. La cifra è stata confermata dal direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali nel rispondere a due interpellanze che chiedevano lumi sui maggiori costi per la futura rete ferroviaria (e per la circonvallazione Agno-Bioggio). A conti fatti, il rincaro rispetto ai 490 milioni calcolati lo scorso autunno con lo stesso indice di riferimento è di circa 269 milioni di franchi. . Ciò significa, in soldoni, che il Consiglio di Stato dovrà chiedere al Parlamento un credito supplementare di circa 80 milioni a copertura della quota parte cantonale. Il relativo messaggio sarà sottoposto al Gran Consiglio entro l’estate. A incidere su questo «salasso», ha affermato Zali, sono state in particolare le modifiche a un progetto che risale al 2009, quando ancora si parlava «solo» di tram luganese. Il preventivo di allora stimava una spesa di 305 milioni di franchi, 90 dei quali a carico della Confederazione. La quota parte di cantone e Comuni, ha ricordato Zali, era stimata in 215 milioni. Ad oggi, questa voce di spesa è lievitata a 246 milioni. «Per quanto spiacevole, l’esborso complessivo non è troppo superiore alla spese ipotizzata allora», ha commentato il consigliere di Stato.
La chiave di riparto
Torniamo per un attimo al nuovo totale stimato, 759 milioni appunto. La chiave di riparto è assodata: la Confederazione copre il 58% dei costi totali (466,8 milioni) tramite il programma di sviluppo strategico (PROSSIF) e i contributi per il Programma di agglomerato (439,8 e, rispettivamente 27 milioni); il Cantone interviene per il 36% (246 milioni, il 58% a carico del Cantone e la parte restante dei Comuni della CRTL) mentre le Ferrovie luganesi partecipano con il restante 6%. Tolti i 63,2 milioni già approvati, per il Cantone ciò significa, come detto, un credito suppletorio di 80 milioni e per i Comuni della CRTL di poco meno di 60 milioni di franchi. Detto dell’imminente messaggio del Consiglio di Stato, Zali ha fornito rassicurazioni anche per quanto concerne i fondi federali. «Lo scorso 17 marzo c’è stato un incontro con l’Ufficio federale dei trasporti (autorità che aveva rilasciato la licenza edilizia per la nuova linea del tram-treno, ndr), il quale è orientato ad accettare l’aumento dei costi di pertinenza della Confederazione a condizione che il Ticino si assuma la propria quota parte». Manca ancora una conferma ufficiale ma, ha affermato il direttore del DT, «non dovrebbe essere necessario l’avallo delle Camere federali».
Esborsi (e ricorsi)
Ma che cosa ha portato a un rincaro di tale entità? A domandarlo erano stati (anche) due atti parlamentari, uno targato Verdi – prima firmataria Nara Valsangiacomo – e uno interpartitico – primo firmatario Alain Bühler –, sottoscritto anche da esponenti di HelvEthica, PC, PLR, Avanti con MTL, Centro e PS. A fare la parte del leone, ha affermato Zali in aula, è stata la voce delle uscite. Certo, qualcosa è costato di meno, oppure è stato tagliato, ma gli esborsi sono stati nettamente superiori. Parliamo del rincaro generale dei prezzi (60 milioni) e delle espropriazioni (2 milioni), le modifiche al progetto, dovute anche ai ricorsi (l’attraversamento sotterraneo di due incroci: +70 milioni; due parcheggi P&R interrati al posto di quello in superficie: +55 milioni; lo spostamento del portale di uscita a Lugano: +10 milioni; la modifica agli accessi della stazione sotterranea: +30 milioni); la modifica della governance (il passaggio di consegne dal Cantone alla RTTL SA: +73 milioni fra costi operativi e una voce «rischi» da 38 milioni) e il costo dell’officina di Manno (44 milioni). Totale: 344 milioni.
Il vecchio tratto? No
Archiviata la contabilità, Il direttore del DT si è concentrato su alcune proposte di modifica del tracciato avanzate dalle associazioni RailValley, ATA e Cittadini per il territorio e citate nell’interpellanza dei Verdi. Sono fattibili? – È in sintesi la domanda dell’atto parlamentare. Altrettanto in sintesi, la risposta è «no». Porta chiusa, dunque, all’ipotesi di posticipare la costruzione della galleria Bioggio-Lugano (il suo costo, come riferito dal CdT lo scorso 27 marzo, è lievitato di 100-150 milioni), al mantenimento della linea di collina e al prolungamento della linea fino a Taverne-Torricella, sfruttando la linea merci esistente. «Approfondire queste varianti (l’interpellanza ne cita sei, ndr) avrebbe un costo milionario e comporterebbe ritardi tra i 7 e i 10 anni, oltre a mettere a rischio i contributi federali», ha tagliato corto Zali.