Gustizia

Imminente una decisione sulle dimissioni di Mauro Ermani

L’Ufficio presidenziale dovrebbe riunirsi domani per accettare l’uscita di scena immediata del giudice – Una parte della politica esprime dubbi sul fatto che il procedimento disciplinare sia caduto in maniera automatica
©Gabriele Putzu

Ancora niente da fare. Per buona parte della giornata, sembrava che una decisione dovesse arrivare entro sera. In realtà, con ogni probabilità (ma il condizionale è d’obbligo), l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio (UP) dovrebbe esprimersi solo domani in merito alle dimissioni del presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani. O meglio, sulla possibilità di accettare che le sue dimissioni – come da lui richiesto per motivi di salute – siano effettive da subito, senza dunque aspettare i sei mesi previsti per la disdetta del contratto. Ma come mai una decisione di questo tipo sta prendendo più tempo del previsto? Secondo quanto abbiamo potuto appurare l’oggetto del contendere riguarderebbe il fatto che, come spiegato nei giorni scorsi, dal momento in cui il giudice ha presentato le sue dimissioni anche il procedimento disciplinare aperto dal Consiglio della Magistratura nei suoi confronti è stato sospeso. A dirlo è il regolamento dell’organo di vigilanza, approvato di recente, all’articolo 31 capoverso 7, che recita: «La procedura (ndr. disciplinare) viene sospesa in caso di mancata rielezione o di dimissioni del magistrato che ne è oggetto. Essa è riattivata qualora l’interessato fosse eletto a una nuova carica in magistratura».

Ora, una parte della politica è quantomeno scettica su questo modo di procedere. In estrema sintesi: ad di là del caso concreto di Ermani, alcuni ritengono problematico che le dimissioni possano automaticamente rappresentare una via d’uscita rispetto a un procedimento disciplinare in corso. Il rischio, sarebbe quello di creare (e avallare con una decisione ufficiale del Parlamento) un precedente in questo senso.

A questo punto, va pure detto che questo scetticismo è portato avanti da una minoranza dei partiti. Sempre stando a nostre informazioni, i deputati della Commissione Giustizia e diritti in questi giorni si sarebbero «contati» al riguardo e sembrerebbe che la maggioranza di essi non ritenga così problematico concedere l’uscita anticipata di Ermani dal suo ruolo.

Ad ogni modo, la decisione spetta all’Ufficio presidenziale, il quale, appunto, ha deciso di prendersi qualche ora (o giorno) in più prima di determinarsi. Una decisione formale da parte dell’UP potrebbe arrivare domani.

«Noi siamo pronti»

In merito alla questione delle dimissioni di Ermani, il presidente della Giustizia e diritti, Fiorenzo Dadò, non ha voluto esprimersi poiché, come detto, è una decisione che spetta a un altro organo. Tuttavia, in merito alla situazione attuale al TPC il presidente del Centro è tornato a esprimere «forte preoccupazione» per il fatto che, al momento, non è ancora stato nominato alcun giudice straordinario per aiutare i due giudici rimasti: «La preoccupazione c’è ed è abbastanza forte – spiega Dadò –. Attendiamo in tempi molto celeri che il Dipartimento possa darci uno o due nominativi, poiché ci sono delle urgenze e il rischio che vogliamo scongiurare è che si creino importanti ritardi in seno al Tribunale. Da parte nostra siamo pronti: sia a preparare il preavviso per i giudici straordinari, sia per aprire il concorso per la sostituzione di Ermani, quando il Tribunale d’appello ci avrà comunicato l’eventuale diritto di opzione esercitato da parte dei giudici attualmente in attività».

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