Giudiziaria

In aula uno strascico del processo Adria

Condannato per truffa un uomo che in correità con altri ha causato danni alla banca WIR per 1,5 milioni
© CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
25.11.2024 18:17

«L’inganno astuto alla banca c’è stato, ed è pacifico che questa non avrebbe mai erogato un credito ipotecario di oltre 2 milioni». L’istituto in questione, menzionato dal presidente della Corte delle assise correzionali Marco Villa, è la banca WIR. E questa mattina in aula si è tenuto un dibattimento che è in buona sostanza un addentellato del caso Adria Costruzioni (il maxi processo si è concluso, in prima istanza, lo scorso ottobre, ma prossimamente faranno capolino in aula altri procedimenti «minori» collegati) e che ha portato alla condanna per truffa, in correità con altre persone, di un 68.enne a 8 mesi sospesi per due anni.

L’imputato, gerente di una struttura ricettiva del Sopraceneri che attualmente ospita una ventina di richiedenti l’asilo, nel 2015 si appoggia a una terza persona per richiedere un credito ipotecario utile per l’acquisto e la ristrutturazione della struttura ricettiva. Così, l’ex direttore della banca WIR (breve precisazione necessaria: durante il maxi processo non è stato ritenuto colpevole di questo episodio) fa figurare nella richiesta di credito una ristrutturazione di 9 appartamenti allegando tutta una serie di documentazione. Fittizia, però. Così come la ristrutturazione, che non era in realtà prevista. In seguito, viene allestito un contratto di prestito tra una società e l’imputato, facendo figurare l’apporto di mezzi propri da parte del 68.enne di oltre 600.000 franchi. Importo risultato in seguito inesistente, perché frutto proprio di un prestito della società. I funzionari di banca WIR erogano così un credito ipotecario di oltre 2 milioni, ma 1,5 vengono poi impiegati per scopi diversi. In altre parole, l’imputato non ha esplicitamente dichiarato alla banca la provenienza dei mezzi propri necessari per ottenere il credito.

«L’imputato non aveva questi mezzi propri e ha cercato un escamotage per ottenerli, visto che sapeva di aver bisogno di soldi per accedere al credito», ha detto la procuratrice pubblica Chiara Borelli prima di chiedere una condanna a 6 mesi sospesi. Pena ritenuta «blanda» dalla Corte che, come detto, l’ha corretta al rialzo. Il patrocinatore dell’uomo, l’avvocato Stefano Genetelli, si è invece battuto per il suo proscioglimento in quanto «la truffa presuppone un inganno astuto, ma per la difesa non è chiaro chi è stato ingannato con astuzia, oltre al fatto che il mio assistito non ha cagionato un danno alla banca». Danno, invece, che il giudice ha quantificato in 1,5 milioni. «Era a conoscenza di tutto quello che stava accadendo – ha detto Villa durante la lettura della sentenza –. L’imputato aveva bisogno della banca WIR perché le altre banche gli avevano chiesto il 40-50% del capitale, di cui lui non disponeva».

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