Besso

La Città della Musica costerà 35 milioni in più

L’investimento per la costruzione del nuovo polo culturale è lievitato da 45 a 80 milioni – Le motivazioni sono da ricondurre a uno studio di fattibilità «lacunoso» che non ha considerato vari aspetti – Ma per Lugano cambia poco
Il vincitore del concorso è il progetto «Pussar» dello studio basilese Architecture Club. © Architecture Club
Valentina Coda
29.11.2024 06:00

«Al termine del concorso di progetto per la Città della Musica era apparso evidente che i costi per la realizzazione sarebbero stati nettamente superiori a quanto stimato». A leggere questa frase contenuta tra le righe di un recente messaggio governativo probabilmente più di una persona sarà balzata sulla sedia. Il costo per costruire il nuovo polo culturale a Besso è lievitato di ben 35 milioni, passando dai 45 preventivati dall’analisi di fattibilità agli 80 milioni ricalibrati dallo studio di massima. Di conseguenza, anche Bellinzona ha dovuto giocoforza aggiornare l’importo dei sussidi cantonali: il contributo a fondo perso ammonta ora a 13,4 milioni (contro i 12,4 di prima), mentre è stato concesso alla SUPSI un prestito cantonale di 18,6 milioni.

Al netto, la Città di Lugano è toccata marginalmente da questo aumento dei costi, visto che il Consiglio comunale ha già dato luce verde alle convenzioni necessarie per realizzare la Città della Musica, soprattutto a quella che regola il passaggio di proprietà dagli edifici di Besso della SSR a Lugano per 21,25 milioni (il diritto di compera da parte della Città dovrà essere esercitato entro il 31 marzo 2025). Bene, ma i motivi di questa impennata dei costi? Sostanzialmente uno studio di fattibilità che non ha preso in considerazione vari aspetti. Un po’ lacunoso, per intenderci.

«Rilevante sottostima»

Nel messaggio governativo, il Consiglio di Stato spiega che la ragione alla base dell’aumento della stima dei costi consiste nella «rilevante sottostima, nello studio di fattibilità, delle superfici secondarie e conseguentemente anche dei volumi delle nuove costruzioni». Non si parla tanto delle superfici delle aule, degli uffici e dei laboratori, quindi dei locali principali che ricalcano sostanzialmente quanto indicato dall’analisi di fattibilità, piuttosto di quelle che riguardano «la circolazione e i servizi necessari alla realizzazione del progetto». Dettagli mica da poco. E non è ancora tutto. Perché un altro importante balzo dei costi legato alle nuove costruzioni è dovuto «all’aumento delle altezze dei locali, poiché quelle successivamente richieste dallo studio acustico specializzato e incaricato durante il concorso di progetto sono risultate maggiori rispetto a quanto indicato nello studio di fattibilità».

Rincariamo la dose. La stima dei costi basata sullo studio di fattibilità «non considerava l’aumento dell’IVA dal 7,7% all’8,1%». Un fatto questo, che avrebbe di conseguenza portato – scrive sempre il Consiglio di Stato – all’aumento della stima dei costi da 45 milioni a 47, e la realizzazione di un’autorimessa per un costo stimato attualmente di 5,7 milioni (questa costruzione era stata considerata indispensabile al fine di rispettare i parametri pianificatori, in particolare la percentuale di area verde).

«Il Gran Consiglio dia una mano»

Lugano, come detto, è sostanzialmente fuori da questo discorso perché ha già approvato, a marzo dell’anno scorso, i 20 e passa milioni per comprarsi il terreno della SSR (l’altra convenzione è quella per cui gli stabili verranno dati in diritto di superficie per 99 anni al Conservatorio della Svizzera italiana e, separatamente, alla Fonoteca nazionale svizzera). In ogni caso, il vicesindaco Roberto Badaracco considera «lacunoso» lo studio di fattibilità. «Quando è stato presentato il progetto vincitore del concorso (ovvero il «Pussar» dello studio basilese Architecture Club), era chiaro che ci sarebbe stato un importante aumento di spesa. È vero che in fase di affinamento cambiano molte cose e i costi aumentano, ma più lo studio di fattibilità è congruo e meno ci sono sorprese». L’ecosistema culturale che si vorrebbe realizzare a Besso rappresenta comunque «un progetto importante per il Conservatorio della Svizzera italiana, ma più in generale per lo sviluppo della musica, con l’auditorio come fiore all’occhiello. Auspichiamo che il Gran Consiglio dia una mano». La Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana, lo ricordiamo, ha già messo più volte mano al portafoglio. Ha finanziato cioè i lavori preparatori, compreso lo studio di fattibilità, il concorso internazionale di progetto e la fase dello studio di massima. Inoltre, aveva attivato una campagna di raccolta fondi per poter contribuire alla copertura dei costi, in particolare della nuova sala concerti/sala prove, raccogliendo 15 milioni di promesse di donazioni, oltre a metterci fondi propri.

Alla luce dell’aumento del costo di costruzione del polo culturale, lo schema di finanziamento indica il 92% della quota relativa alla SUM, ovvero 73,6 milioni, così suddiviso: 22 sussidiati dalla Confederazione; 13,4 di contributo cantonale a fondo perso; 18,6 di prestito cantonale; 15 di sponsorizzazioni private a fondo perso e 4,5 di prestito da BancaStato. In aggiunta, la Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana spenderà 4,8 milioni per la quota della Scuola di musica e 1,6 milioni per la quota del pre college.
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