Politica

La riforma delle ARP presto alla prova delle urne

Le modifiche costituzionali necessarie per istituire le nuove Preture di protezione sono state approvate dalla commissione giustizia e diritti - Il Parlamento si esprimerà in giugno, mentre il voto popolare è atteso per l’autunno
©Benedetto Galli
Paolo Gianinazzi
24.05.2022 06:00

Con ogni probabilità il prossimo autunno i ticinesi saranno chiamati alle urne per approvare (o meno) la riforma delle Autorità regionali di protezione (ARP). Ieri, la Commissione giustizia e diritti ha infatti firmato il rapporto che propone al Parlamento di accettare le modifiche della Costituzione cantonale su cui poggerà la riforma. Ora, trattandosi di modifiche della Costituzione, dopo il probabile voto favorevole del Gran Consiglio in giugno, in autunno toccherà al popolo dare l’avallo al testo. Va detto, a questo punto, che si tratta “solo” di un primo passo: il popolo sarà chiamato a esprimersi sul principio generale della riforma, dopodiché il dossier tornerà al Legislativo per i “dettagli”.

Cosa cambia?
La riforma promossa dal Dipartimento delle istituzioni propone di dare un nuovo assetto organizzativo alle ARP. Innanzitutto, prevede il passaggio da un’autorità di tipo amministrativo a una giudiziaria. Inoltre, le ARP saranno «cantonalizzate»: la competenza passerà dai Comuni al Cantone. Oggi, infatti, le 16 ARP presenti sul territorio hanno un’organizzazione amministrativa di tipo comunale e intercomunale. La proposta del Governo, invece, è di istituire una nuova autorità giudiziaria specializzata nel diritto di protezione, ossia le Preture di protezione. E questo anche per evitare disparità di trattamento tra un’ARPe l’altra. Il sistema, dunque, verrebbe reso più omogeneo in tutto il cantone. Concretamente, verranno create quattro Preture di protezione (dirette da quattro Pretori) distribuite sul territorio cantonale tramite delle Sezioni dislocate. Le decisioni delle future Preture di protezione saranno prese tramite i collegi giudicanti, composti da tre persone: il Pretore di protezione (o il suo aggiunto) e due membri specialisti; uno in ambito psicologico/pedagogico e uno in ambito di lavoro sociale.

La firma di oggi è un primo fondamentale passo di questa storica riforma
Luca Pagani, PPD


«La firma di oggi - commenta da noi raggiunto il deputato Luca Pagani (PPD), tra i relatori del rapporto - è un primo fondamentale passo di questa storica riforma: da autorità amministrative eterogenee a livello comunale si passerà a un’autorità giudiziaria specializzata nella protezione». Una nuova autorità che, aggiunge Pagani, «potrà fornire tutte le garanzie a vantaggio sia della sua autorevolezza sia dell’accettazione delle misure da parte delle persone interessate, in un ambito particolarmente delicato come quello della protezione dei minori e degli adulti».

Ora, come detto in precedenza, il popolo si esprimerà sul principio della riforma, e non sul progetto finale, il quale andrà elaborato in un secondo momento dal Parlamento. A questo proposito, Pagani spiega che, siccome «la riforma comporta necessariamente una modifica della Costituzione cantonale, con l’introduzione delle Preture di protezione, si è ritenuto più opportuno sottoporre prima alla popolazione il principio dell’istituzione di questa nuova autorità giudiziaria, mentre in un secondo tempo si potranno valutare aspetti più puntuali, tenendo anche conto delle indicazioni che emergeranno nelle discussioni che precedono il voto». Inoltre, aggiunge il deputato popolare democratico, «se la popolazione dovesse condividere la riforma alle urne, il voto sarà un preciso mandato alla politica affinché la riforma venga effettivamente portata avanti in tempi celeri, per una migliore risposta dello Stato in un settore così importante».

A proposito di «tempi celeri», il rapporto sarà discusso dal Parlamento nella sessione di giugno, e la sua approvazione appare scontata: il rapporto commissionale è stato redatto, oltre che da Pagani, pure da Sabrina Aldi (Lega), Giorgio Galusero (PLR), Nicola Corti (PS), Roberta Soldati (UDC) e Marco Noi (Verdi). Insomma, l’impostazione di principio della riforma è condivisa da tutte la forze politiche. Dopodiché, conclude Pagani, «il nostro obiettivo è di andare davanti al popolo il più presto possibile, indicativamente già in autunno. E poi, acquisito questo primo stadio, si tratterà di allestire un secondo rapporto, più di dettaglio, con questioni più operative e puntuali».